In un certo senso, Fixing l’aveva anticipato: il legame tra i frontalieri (sia italiani che sammarinesi) e lo Stato è un bene prezioso. “Dai momenti difficili si esce o rafforzandosi o impoverendosi. Dire via gli italiani è un impoverimento culturale. Mi sembra una questione senza senso. I dipendenti sono tutti uguali, non vedo differenze” aveva detto il Presidente della Camera di Commercio Simona Michelotti al nostro giornale. Adesso però si apre una nuova frontiera: quella dei sammarinesi che "scendono" in Italia.
Ma adesso si sta aprendo una nuova frontiera: quella del frontalierato da San Marino verso l’Italia. “Occorre tenere sempre alta l’attenzione sulle problematiche dei 6mila lavoratori frontalieri occupati a San Marino, e iniziare ad affrontare il fenomeno del frontalierato alla rovescia, ossia dei sammarinesi che andranno a lavorare in Italia” hanno affermato CSdL e CGIL nella conferenza stampa di questa mattina. Le gravi difficoltà nei rapporti italo – sammarinesi, oltre agli effetti della crisi economica, rischiano di ripercuotersi negativamente sui circa 6mila lavoratori frontalieri occupati a San Marino. Sui frontalieri già grava da anni il problema fiscale. Ancora infatti non si è raggiunta quella legge ordinaria del Parlamento italiano, rivendicato con forza dai sindacati riuniti nel CSIR San Marino-Emilia Romagna-Marche, che deve fissare con equità e certezza il trattamento fiscale dei frontalieri, sottraendolo alla discrezionalità delle annuali leggi finanziarie, provvedendo anche ad alzare la franchigia, ancora ferma al 2003. Sul diritto alla stabilizzazione, è stato ricordato nella conferenza stampa che negli ultimi anni a San Marino si sono fatti importanti progressi a livello contrattuale, realizzando il passaggio al tempo indeterminato dopo sette anni di lavoro continuativo. A tutt’oggi sono circa 3.500 i lavoratori frontalieri stabilizzati, 7-800 lo saranno nel corso dell’anno, mentre gli altri (assunti dopo il 2003) matureranno progressivamente il diritto alla stabilizzazione. L’intenzione di alcune aziende sammarinesi di trasferirsi in Italia per effetto del Decreto incentivi, potrebbe creare – come detto – un fenomeno di frontalierato “alla rovescia”. Un fenomeno sostanzialmente inedito, che pone problematiche su cui grava la massima incertezza. “Non sappiamo a quali condizioni e con quali diritti verranno assunti, anche tenendo conto che i sammarinesi, fatte salve le convenzioni e gli accordi bilaterali tra San Marino e Italia, potrebbero essere soggetti alle condizioni e anche alle ‘quote’ numeriche previste per i cittadini extracomunitari – ha affermato la CSdL -. Il Governo sammarinese non ha dato nessuna risposta alle richiese del sindacato di interessarsi alla problematica per cercare le necessarie soluzioni”.