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In 80 mila a San Siro per Italia-All Blacks

da Redazione

Grande rugby a San Siro. Ottantamila spettatori per il match tra l’Italia e gli All Blacks, i ‘tutti neri’, il mito della palla ovale. E poco conta se hanno vinto una sola Coppa del Mondo (che poi era ad inviti, anno 1987, quasi preistoria). Poco conta che dei 15 in campo solo 3 avevano giocato 7 giorni fa. Nulla conta invece che questa sia una semplice amichevole: quando si tratta di rugby si parla al massimo di test match. E anche questo non rende.

Il grande rugby, anzi, il grandissimo rugby, sbarca nella Scala del calcio. A San Siro sabato pomeriggio va in scena Italia – All Blacks di rugby, ovvero il match più suggestivo che ci si possa immaginare a queste latitudini. È la prima volta a Milano e l’attesa è enorme: non a caso sono stati venduti – con ampio anticipo – la bellezza di 80 mila biglietti. È per questo che Sky e La7 si sfregano le mani in vista di ascolti alti per la fascia pomeridiana malgrado – lo ricordiamo subito – si tratti di un’amichevole.
Ma anche il termine “amichevole” è un po’ troppo calcistico. Il rugby preferisce test match. Perché se in campo la cavalleria non manca, il gioco è sempre duro e i contrasti sono al cento per cento. Tanto per usare una metafora calcistica, nessuno è pronto a tirare indietro la gamba. Anche se qui non si tratta di gambe ma di teste, e di robusti spalloni.
Italia – Nuova Zelanda è la prima partita di un trittico per la nazionale azzurra che toccherà poi Udine (per il match con i campioni del mondo del Sudafrica, la settimana prossima) e Ascoli Piceno (contro Samoa, avversario con cui l’Italia può giocarsela ad armi pari). Qui le prevendite vanno più a rilento, per dire la verità: l’entusiasmo può crescere con una bella figura contro il mito della palla ovale.

Italia e Nuova Zelanda si sono affrontate 11 volte nella storia. Inutile dire che si tratta di 11 successi kiwi. Da quelle parti, in fondo, il rugby è una religione. Si pensi poi che l’onore di vestire la maglia tutta nera spetta di diritto soltanto ai giocatori che giocano in patria: oggi il rugby è anche un business (purtroppo, pensa qualcuno) e gli ingaggi tintinnanti di Inghilterra e Francia tentano molti assi neozelandesi, che si precludono così la maglia della nazionale. Tutti tranne uno per la verità, Dan Carter (assente oggi per squalifica), il capitano, che in Francia ha vinto lo scudetto col Perpignan con un contratto di appena 6 mesi (e cioè quando i rugbisti degli antipodi fanno la siesta tra una pomata e una sudata in palestra).
Qualcuno ha definito la scelta di Graham Henry di schierare gli All Blacks senza punte un "atto di arroganza o snobismo verso l’Italia". In realtà, il selezionatore neozelandese aveva oggettivamente poche soluzioni: stante le regole di accesso alla maglia nera, il match contro l’Italia (oggettivamente la più debole fra i vari XV da incontrare nel Tour Europeo) è l’unico dove Henry possa operare delle sperimentazioni. Anche perché mancano due soli anni alla Coppa del Mondo in Nuova Zelanda. Malgrado il mito All Blacks, i neozelandesi hanno vinto il titolo iridato solo una volta, nel 1987, quando però la Coppa era ad inviti. E per un tale appuntamento il lavoro da fare è tanto, e richiede anche sperimentazioni.
Dove l’Italia può fare male agli All Blacks? Sicuramente in fase di touche, con gli azzurri che schierano diverse torri. Qualche vantaggio in più potremmo averlo anche nelle mischie ordinate: conquistare più palloni significa più possesso (potenziale) di palla, quindi meno spazio per le folate degli oceanici. E se la difesa resta dura e attenta, senza sbavature, si possono limitare i danni.
Almeno sulla carta.

 

CAPITAN PARISSE: NOI SIAMO PRONTI
Così almeno sulla carta può fare la differenza il pubblico: 80 mila voci urlanti possono essere un aiuto.
Sergio Parisse carica i compagni: ”Siamo pronti, e ho detto ai ragazzi di dare tutto in campo, con il cuore e la voglia. Tecnicamente – ha sottolineato Parisse – siamo migliorati molto e fisicamente e stiamo meglio che mai”. Per il capitano dell’Italia ”saranno fondamentali i primi venti minuti: la Nuova Zelanda proverà a partire fortissima, ma se eviteremo di incassare punti all’inizio poi la gara sarà più gestibile. E comunque – ha osservato – dobbiamo restare concentrati fino alla fine, perché sono avversari che puniscono ogni minimo errore”. Per Parisse e compagni è la prima volta a San Siro. “Giocare davanti a 80 mila persone sarà anche una grande responsabilità, per i tifosi e per il rugby italiano, ma l’Italia ha un grandissimo cuore e domani daremo più del 110% in campo”.
“Nemmeno in Sudafrica ho visto uno stadio del genere pieno, solo un paio di volte in Francia”, ha spiegato il ct Nick Mallett che giudicherà la partita non tanto in base al risultato, ma “per la voglia, il coraggio e l’aggressività della squadra”.

IL CAPITANO DEGLI ALL BLACKS: FAREMO SUL SERIO
Hanno inaugurato il manto di San Siro con la tradizionale Haka, quindi hanno iniziato l’allenamento confrontandosi (ma non è la prima volta) con quella curiosa palla rotonda che da queste parti va tanto di moda. Rodney So’oialo, capitano al posto di Dan Carter, squalificato per un brutto placcaggio alto così commenta: “I ragazzi si sono divertiti a giocare un po’ a calcio, ma domani scenderemo in campo per vincere e giocare il nostro miglior rugby”.
Fra i tutti neri ci saranno solo tre dei 15 giocatori che la settimana scorsa a Cardiff hanno battuto il Galles, e altri tre saranno all’esordio assoluto. “Ma non penso affatto che siamo una squadra debole: siamo motivati e ben preparati”, risponde So’oialo ai dubbi dei giornalisti suoi connazionali, sottolineando che come sempre “i ragazzi all’esordio ci terranno molto a fare bella figura, perché essere un All Black è un orgoglio per tutte le persone che ci stanno accanto. E poi sarà davvero emozionante giocare davanti a 80 mila tifosi”. A giugno, in Nuova Zelanda, gli azzurri persero ‘solo’ di 21 punti. “Siamo molto preoccupati dall’Italia – conclude il capitano neozelandese – L’ultima volta fecero un’ottima partita, speriamo che stavolta il distacco sia più ampio”.

COSI’ GLI AZZURRI IN CAMPO
San Siro sold out, tribune affollate di vip e occhi incollati alla tv per chi resta a casa. Alle 15 inizierà la sfida delle sfide per gli azzurri. Sconfitta con onore a giugno 27-6, l’Italia tenta l’impresa storica, schierando nella linea dei trequarti la mediana Gower-Tebaldi e la terza linea con capitan Parisse, alla sua 20ma partita con i gradi di Capitano della Nazionale; al suo fianco i flanker Mauro Bergamasco e Alessandro Zanni; in seconda linea Carlo Antonio Del Fava in sostituzione dell’infortunato Bortolami e, in prima linea, Martin Castrogiovanni con la maglia numero tre di pilone destro; Ignacio Rouyet trova posto tra i rimpiazzi. Cinquantesima presenza per Gonzago Canale, mentre Mauro Bergamasco tocca quota 77. Se l’Italia è concentrata sulla sfida, gli All Blacks si sono dati alla mondanità: a Milano hanno firmato autografi, partecipato agli eventi organizzati dagli sponsor e persino sfidato ai fornelli una ”squadra” di fotomodelle. Molte le personalità che affolleranno l’area vip: politici, imprenditori e persone dello spettacolo.

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