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Visto per voi: il concerto di Joan as Police Woman a Rimini

da Redazione

L’artista statunitense si è presentata sul palco con un gruppo molto ben affiatato che ha saputo sostenere l’intensità di una performance dalle forti emozioni.

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di Augusto Betiula

 

RIMINI – Joan as Police Woman perché Joan Wasser diversi anni fa si tinse i capelli di biondo e una sua amica le disse che sembrava Angie Dickinson della serie televisiva anni ’70 Police Woman e da allora diventò il suo nome d’arte.

Joan dopo aver fatto studi classici di pianoforte e violino si sposta dal Connecticut a New York dove inizia la sua blillante carriera di musicista polistrumentista, vantando collaborazioni con Antony and the Johnsons, Rufus Waiwright, Lou Reed, Beck, Toshi Reagon, David Sylvian, Sparklehorse, Laurie Anderson, Damon Albarn, Sufjan Stevens, John Cale, Aldous Harding, Woodkid, Justin Vivian Bond, RZA, Norah Jones, Daniel Johnston, Elton John, Nick Cave, Rufus Wainwright, Afterhours e Franco Battiato.

Venerdì sera è stata ospite della rassegna musicale Percuotere la Mente alla Corte degli Agostiniani per presentare il suo quinto album “Damned Devotion” del quale recentemente ha detto: “Posso dire tranquillamente che la musica ha salvato e continua a salvare la mia vita. Io sono devota, non è qualcosa che si può scegliere, è semplicemente così”.

L’artista statunitense si è presentata sul palco con un gruppo molto ben affiatato che ha saputo sostenere l’intensità di una performance dalle forti emozioni, è innegabile che la forza interiore di Joan si è potuta ascoltare per l’intero concerto con esecuzioni dei pezzi di grande impatto emotivo ed eseguite con lo stile particolare dell’artista fatto di poche note e una voce di grande intensità.

Ancora una volta il palco della rassegna musicale ha sfoggiato eleganza nelle luci e nei suoni e il pubblico ha potuto letteralmente godere di tutte le sfumature vocali e i transienti musicali al meglio.

Il suono di questo album è più intenso dei precedenti e anche il concerto ha messo in evidenza sonorità più soul e funky, con acuti emotivi quando le canzoni erano dedicate a particolari persone care all’artista come ad esempio il Padre.

Infine una piccola nota per quella sedia lasciata sul palco un po’ di lato senza essere mai utilizzata, forse una semplice dimenticanza ma piace pensare che qualcuno sia riuscito ad immaginare Jeff Buckley seduto ad ascoltare estasiato l’intero concerto e canticchiare a bassa voce “Oh, that was so real”.

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