Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “La vita ha un dente d’oro” con Pennacchia e Stetur

Visto per voi a teatro: “La vita ha un dente d’oro” con Pennacchia e Stetur

da Alessandro Carli

Beckettianissimo (è figlio legittimo di “Aspettando Godot”), ritmatissimo (già nell’ouverture la velocità di gesti e successivamente di parola accompagnano immediatamente il pubblico dentro lo spettacolo) e davvero piacevole, gradevole, divertente. È una piccola ma preziosa gemma “La vita ha un dente d’oro”, lavoro passato nel corridoio che collega il foyer alla sala dell’ex Cinema Astoria di Rimini il 2 settembre all’interno del cartellone 2023 del festival “Le Città Visibili”.

Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur (foto: Dorin Mihai), in 55 minuti senza intervallo, non “interpretano” ma “sono” due nuovi Vladimiro e Estragone del poderoso dialogo per la platea: attorno a un tavolo di un bar impreziosito da due sedie, parlano e sognano qualcosa, e poco importa che sia un cane immaginario, invisibile, un futuro qualsiasi, un faro o quel Godot. I due “avventori” (in lontananza si può avvertire il Pirandello de “L’uomo dal fiore in bocca”, perlomeno in alcuni passaggi dialogici e del luogo dell’azione) giocano a carte, bevono un liquore, comunicano attraverso un pastiche di dialetti – da quelli meridionali al gramelot di un Paese dell’Est, forse la Bulgaria (il titolo della pièce attinge da un detto bulgaro), forse l’ex Jugoslavia – e aspettano che accada qualcosa. E qualcosa, molto in realtà, accade, nell’attesa del compimento: si parlano senza realmente comunicare, si vedono senza guardarsi o osservarsi, provano a far trascorrere un tempo che vorrebbero in divenire ma che si dimostra, alla fine, circolare. Una critica sottile alla società – hic et nunc, come nell’opera di Beckett – che cerca la verbosità per sedare, per riempire i vuoti e soprattutto i silenzi.    

Bravi, bravissimi e convincenti Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur che, toccando i diversi registri del cuore (si ride e ci si commuove anche grazie alla loro mimica facciale e alle loro voci), vivono e fanno vivere uno spettacolo metateatrale di grande impatto (anche se non tutti gli spettatori se ne sono accorti che quella “cosa” portata in scena è anche la vita che vivono quando non si vedono vivere).
Sipario (anche se non c’era).

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