Chi ha un cane lo sa. Si vorrebbe tanto sapere a cosa sta pensando mentre ti osserva con occhi adoranti.
Chissà cosa direbbero – se potessero parlare – queste creature, che entrano a far parte del nucleo familiare a pieno titolo appena li accogli in casa.
Più raramente si pensa al fatto che – con ogni probabilità – uomini e cani vanno così d’accordo proprio perché gli animali non hanno il dono della parola e gli umani possono interpretare i loro salti e i loro sguardi come preferiscono.
Perché se davvero potessimo capirli, le loro verità potrebbero essere molto diverse da ciò che ci aspettiamo, come racconta Sarah Savioli nel suo “Gli insospettabili” (Feltrinelli). Il romanzo svela proprio cosa accadrebbe se – per un caso fortuito – un essere umano fosse in grado di comprendere il linguaggio degli animali. Di tutti gli animali. Non solo di un cane e un gatto ma anche due tartarughe d’acqua, qualche equino e una miriade di uccellini sospesi sui rami.
E non si ferma qui la dote della protagonista Anna Melissari: madre di un bambino di quattro anni e moglie innamorata, tiene anche amabili conversazioni con ficus, platani e piantine in vaso. Sono a conoscenza del suo segreto solo il marito, il figlio, l’investigatore privato Cantoni, il suo collaboratore Tonino, e – naturalmente – la sua analista. Non se la sente proprio di confidarlo al padre o alla sorella Lavinia. E nemmeno alle amiche, per quanto care. Ma l’importante è che lo condivida con noi lettori, facendoci vivere un’avventura in cui il giallo che la caratterizza è solo un pretesto. Con tanta ironia e un tocco di poesia, l’autrice ci svela un mondo che ci osserva e ci studia ogni giorno, cogliendo sfumature e colori che emergono solo quando le persone si muovono convinte di non essere osservate.
Così scopriamo che il ficus di casa finge di dormire pur di non sentire le riflessioni della protagonista. Ci sono piccioni che tentano il suicidio sotto i carrelli elevatori dei magazzini, perché stanchi della stupidità dei loro simili. Criceti che avvertono profumo di mandorle quando le persone stanno per andarsene. E asini dall’intelligenza raffinata pronti a fare la rivoluzione, intanto che cavalli sciocchi pensano solo a farsi belli.
E mentre l’alano Otto canta “Caruso” rotolando nell’erba, felice di un momento libero dal guinzaglio, Anna spiega che stare tutto il giorno, tutti i giorni, in mezzo ad animali e piantine che parlano non è poi così fastidioso: “una volta che ci fai l’abitudine, è una confusione molto più godibile di quella che c’è in un supermercato, fra il brusio della musica e delle persone. A differenza di quel frastuono, nei rumori della natura c’è sempre e comunque un qualche tipo di grazia”.
La storia di Anna e della sua favolosa facoltà si snoda tra momenti esilaranti e riflessioni toccanti, tra alberi che si inchinano per offrire un po’ di ombra, passerotti comici loro malgrado, e cani più saggi e commoventi degli esseri umani.
E in tutto questo poco importa che ci sia un delitto da risolvere.