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ANIS: “Molte incertezze per le imprese, serve una strategia”

da Daniele Bartolucci

Dal “dossier energia” alle grandi riforme attese da anni, ma anche le sfide di oggi e di domani. Sono questi i temi principali su cui il Fondo Monetario Internazionale ha avuto modo di confrontarsi con ANIS in questi giorni: sia a livello di Associazione, in quanto rappresentativa di quei settori – industria, costruzioni e servizi – oggi vero volano dell’economia sammarinese, sia successivamente con una delegazione di singoli imprenditori dei diversi settori. Due appuntamenti importanti, inseriti nella fitta agenda di incontri che la missione del FMI, anche quest’anno guidata da Borja Gracia, ha tenuto con la politica, le parti sociali e il settore bancario e finanziario per monitorare lo stato di salute del Paese e proporre interventi e strategie che poi saranno resi noti nel report ufficiale.

IL QUADRO GENERALE: TRA RIPRESA E INCERTEZZE

I dati statistici degli ultimi mesi pongono, come noto, il settore manifatturiero al primo posto per quanto riguarda l’occupazione generata nel periodo post pandemico, contribuendo da una parte al quasi azzeramento della disoccupazione interna, e dall’altra a tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, con il rinnovo (e gli aumenti corrisposti) del contratto Industria. Questa ripresa, però – hanno spiegato i vertici di ANIS – inizia a dare segnali di rallentamento, a causa di diversi fattori esogeni comuni a tutti i Paesi dell’area europea: la guerra della Russia in Ucraina, il problema dei costi e dell’approvvigionamento degli energetici e l’inflazione che sta determinando un calo dei consumi. Ovviamente ANIS, anche grazie alle indagini del proprio Osservatorio, tiene alta l’attenzione su queste dinamiche ed ha potuto fornire alcune indicazioni al FMI sul fatto che già alcuni settori del manifatturiero stiano registrando un calo degli ordini in questo ultimo quadrimestre del 2022. Di fatto, hanno spiegato durante l’incontro, “il 2023 rappresenta una grossa incognita, con un primo quadrimestre in cui si prospetta un ulteriore rallentamento di nuovi ordini e tensioni sui prezzi, compressi tra le richieste di sconto della clientela e i costi di produzione che risentono degli aumenti delle materie prime, collegati alle dinamiche dei costi dell’energia”.

RIFORME IN RITARDO E DEBITO PIÙ COSTOSO

L’altro punto dolente, che gli esperti del FMI conoscono molto bene avendolo sollevato in tutte le precedenti occasioni, è il ritardo con cui si stanno completando le riforme. Interventi come l’IVA e un sistema previdenziale sostenibile – è convinta l’Associazione degli Industriali – darebbero infatti beneficio a tutto il sistema: nel primo caso principalmente per l’interscambio, nel secondo anche per il Bilancio dello Stato. Ma si procede molto lentamente, nonostante l’urgenza del momento: infatti, mentre la riforma delle pensioni è in dirittura d’arrivo (convocata la Commissione Sanità dal 10 ottobre per l’esame del provvedimento e il successivo invio al Consiglio Grande e Generale per la seconda lettura), per quanto riguarda le imposte indirette il progetto deve essere ancora avviato. Un’urgenza dettata non solo dalle dinamiche esterne, ma anche dalla consapevolezza che la Repubblica di San Marino, diversamente dell’Italia e degli altri Paesi europei, non può contare sul sostegno dei fondi comunitari per finanziare i vari PNRR e quindi nuovi investimenti sia privati che pubblici. Al contrario, San Marino è dovuto ricorrere all’indebitamento estero per far fronte alla crisi del settore bancario e per sostenere la spesa corrente. La preoccupazione generale è che domani, a causa del recente declassamento del rating da parte di Fitch, il necessario rifinanziamento del debito dovrà scontare un tasso di interesse superiore a quello già sostenuto.

ENERGETICI, UNA STRATEGIA CHE PORTI ALL’AUTONOMIA

Riguardo invece all’ impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, ANIS ha spiegato ai tecnici del FMI come anche le peculiarità del sistema sammarinese generino a loro volta delle grandi incertezze sul futuro, in particolare per le imprese, che hanno difficoltà a stabilire il costo di produzione dei loro prodotti e questo le espone a dei grandi rischi. A questa incertezza si somma poi il limite infrastrutturale, essendo San Marino privo di impianti per la produzione dell’energia elettrica di cui il sistema abbisogna, se non per una piccola quota di fotovoltaico. Da qui la posizione di ANIS, esplicitata pubblicamente nelle scorse settimane e ribadita anche durante l’incontro con il FMI: “Diventa sempre più urgente per il nostro Paese intraprendere un percorso verso una significativa indipendenza energetica attraverso lo sviluppo di una strategia di investimento nelle rinnovabili e nella sostenibilità”. Un piano declinato su due livelli di intervento, hanno proposto i vertici di ANIS: il primo è teso a pianificare al meglio una serie di interventi sia legislativi che infrastrutturali di immediata attuazione (dalla cogenerazione industriale per la quale manca ancora la norma, allo stesso fotovoltaico le cui procedure di installazione potrebbero essere velocizzate, in particolare per quanto riguarda i siti industriali e gli edifici pubblici); il secondo volto ad elaborare un progetto strutturale di sistema coinvolgendo tutti gli attori, guardando alle nuove tecnologie disponibili e alle migliori esperienze, con il supporto delle necessarie competenze tecniche.

Sullo stesso piano, hanno spiegato i rappresentanti di ANIS, c’è anche la gestione del ciclo dei rifiuti: si tratta uno degli asset strategici di molte Regioni italiane e di interi Paesi europei, utile anche per generare calore ed energia, grazie alle nuove tecnologie disponibili. Ma a San Marino non ha mai trovato spazio tant’è che non esistono impianti di smaltimento e ci si avvale di strutture esterne attraverso convenzioni (Emilia Romagna, Marche, Lombardia). In pratica, si spendono soldi per far gestire ad altri i propri rifiuti, consapevoli che con quegli stessi rifiuti – sempre gli altri – producono energia, che poi San Marino deve comprare dall’esterno.

BUROCRAZIA PIÙ SNELLA E MAGGIORE COMPETITIVITÀ

Se da una parte occorre quindi ridurre i costi (anche investendo e avviando nuovi business virtuosi in territorio), dall’altra si può aumentare anche le entrate, diventando più attrattivi e competitivi. La ricetta di ANIS si muove su questa duplice azione, come del resto ragionano le imprese industriali: al FMI è stato infatti spiegato come, invece di recepire quasi in toto le norme della vicina Italia, sarebbe più lungimirante guardare alle best practice adottate anche da altri Paesi, sfruttando appieno le caratteristiche di piccolo Stato, mantenendo e cercando di incrementare il differenziale attrattivo sull’operatività di impresa rispetto all’Italia. Evitando quindi, ha fatto capire ANIS, che l’unica leva resti quella dell’imposta sul reddito: una burocrazia più semplice ed efficiente, che rende servizi migliori alle imprese, potrebbe infatti essere un fattore ancora più efficace sia per quanti operano già a San Marino sia per quanti guardano a San Marino per insediare il proprio business.

Inoltre, in attesa della stipula dell’Accordo di Associazione con l’UE che porterebbe San Marino fuori dallo status di Paese terzo, le imprese sammarinesi subiscono la regolamentazione europea a cui devono sottostare per poter operare sul mercato unico, senza poter godere al contempo dei benefici che ne deriverebbero. “Quindi anche l’Accordo con l’UE, che auspichiamo possa essere concluso entro il 2023, fa parte di quel progetto strategico che sollecitiamo da tempo: un progetto che possa dare maggiore competitività e una prospettiva di crescita al Paese e che consenta altresì di recuperare credibilità e reputazione a livello internazionale”.

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