Home Notizie del Giorno “Triangle factory”, Patrizia Bollini: “Temi di grande attualità come l’emigrazione”

“Triangle factory”, Patrizia Bollini: “Temi di grande attualità come l’emigrazione”

da Alessandro Carli

Ieri come oggi, e, speriamo, non come domani. Grande Mela, New York, quella magia, quella fatamorgana che si affaccia al di là dell’Oceano Atlantico. Siamo nel 1911, gli anni dei viaggi della speranza: lasciare la propria “matria”, la patria madre, per cercare fortuna e inventarsi una vita.

È un sabato, esattamente il 25 marzo, ore 16 e 40: manca un quarto d’ora alla chiusura della fabbrica Triangle Waistshirt Company, produttrice di camicette.

Sono al lavoro circa 500 persone, per lo più donne giovanissime. La maggior parte sa a malapena l’inglese: sono immigrate italiane o dall’Europa dell’Est e rappresentano il principale sostegno economico per le loro famiglie.

Una scintilla. Forse è scaturita da una delle fioche lampade a gas che illuminano le file di cucitrici, chine sulle loro macchine. In un attimo, all’ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo. Non esiste un’adeguata protezione antincendio. Il fuoco impedisce di fuggire. C’è solo una scala d’emergenza, che subito crolla sotto il peso delle operaie. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito. La tragedia si svolge in 18 minuti: 146 morti, quasi tutte ragazze.

Un dramma che approderà a teatro: il 22 marzo Ute Zimmermann, Patrizia Bollini e Antonio Fazzini porteranno sulle assi del Titano “Triangle factory – quando la fabbrica bruciò”, un’ora circa di atto unico. “Lo spettacolo – racconta Patrizia Bollini – doveva andare in scena circa due anni fa. Poi, a causa della pandemia, è slittato”. Ieri come oggi. “La pièce, nonostante siano trascorsi oltre 110 anni dai fatti, tocca temi di grande attualità: l’emigrazione, la sicurezza sul lavoro, la disparità salariale. Affronto, assieme a Ute e Antonio, un teatro di narrazione: tre attori in scena che interagiscono, che si raccontano. Accanto a noi, foto e videoproiezioni dell’epoca aiutano lo spettatore a calarsi in quell’epoca storica e a rivivere quella tragica giornata. C’è il tema del lavoro in fabbrica, come detto, un lavoro duro ma non per questo non privo di momenti di leggerezza. Gli operai erano orgogliosi di lavorare in una grande fabbrica e si sentivano parte di una grande famiglia”.

Giovani, spesso giovanissime. “In quella fabbrica c’erano ragazzine di 14 o 16 anni che hanno attraversato il mare per cercare fortuna. In scena interpreto una siciliana che parla con una lieve flessione dialettale”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento