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Il Governo prepara finanziaria, riforme e revisione tariffe

da Daniele Bartolucci

“Le riforme sono prioritarie e vanno completate nei prossimi anni se vogliamo vederne gli effetti prima del 2024, anno in cui scadranno i Titoli di Stato emessi l’anno scorso”. Questo il mantra che il Governo ripete da mesi e che, dopo averne concordato principi e strategie anche con gli esperti del FMI (che hanno validato le scelte sammarinesi), ora deve trasformare in azioni concrete, ovvero costruire queste riforme. E in fretta. Lo sa bene Marco Gatti, Segretario di Stato alle Finanze, che in conferenza stampa ha anticipato le linee di indirizzo della Legge di Bilancio in arrivo (entro il 20 novembre, per legge, va depositato il testo), che sono, in estrema sintesi: “Occorre rendere sostenibile il debito pubblico e questo si farà agendo sullo sviluppo economico e le riforme”. Nel frattempo, però, c’è anche la questione tariffe energetiche, una vera spada di Damocle su imprese e cittadini, visto che l’AASS ha chiesto di aumentarle e non di poco per compensare i maggiori costi che arrivano dall’aumento dei prezzi sui mercati. “Non abbiamo ancora definito le percentuali, che comunque saranno molto più basse di quelle che stanno girando sui social e sui giornali”, ha spiegato Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato al Lavoro con la delega all’AASS, “ma stiamo ragionando su come revisionare le tariffe, che andranno sicuramente rimodulate perché sono almeno 12 anni che non vengono toccate, per riallinearle al mercato, in maniera progressiva, equa, premiando i virtuosi e probabilmente a scaglioni in base ai consumi. Ma in parallelo si dovrà attivare quella pianificazione e progettazione che non è stata ancora fatta per aumentare il livello di autonomia del nostro Paese, in particolare su energia elettrica, spingendo su tecnologie come il fotovoltaico e rinnovabili in generale, ma anche risorse idriche”.

VERSO LA FINANZIARIA E LE RIFORME

La Legge di Bilancio è in dirittura di arrivo, dunque, tanto che “sono già pervenuti i bilanci previsionali di tutti gli enti e aziende autonome, su cui faremo le valutazioni del caso chiedendo eventualmente correzioni e rettifiche. L’impianto, come da norma, dovrà essere pronto per il 20 novembre e poi inizieremo a lavorarci e confrontarci con tutte le parti sociali e politiche. Al di là dei numeri”, ha avvertito Gatti, “la finanziaria si muoverà su due macrotemi: la gestione del debito e l’aumento delle entrate. Il primo è un tema fondamentale, perché va reso sostenibile nel tempo, di certo non vogliamo aumentarlo ma al contrario vogliamo che diminuisca. La sfida è dunque come gestirlo, come rinnovarlo e a quali condizioni: in tal senso molto dipenderà dalle riforme, come sappiamo”. La road map prevede che almeno due delle grandi riforme vengano quindi completate nel 2022 per vedere gli effetti nel 2023: “Andremo avanti quindi con la riforma del mercato del lavoro e con la revisione dell’IGR, che a distanza di quasi dieci anni dall’ultima riforma fiscale, probabilmente è arrivato il momento di intervenire per migliorarla e lo vogliamo fare. L’altra grande riforma è quella delle pensioni, che anch’essa deve essere completata nell’anno che stiamo per affrontare”. Mancherebbe l’IVA, a quanto pare, ma anche nel Programma Economico depositato a fine estate, la strada è un po’ diversa, perché il 2022 dovrà servire a costruire l’impianto normativo perché entri in vigore nel 2023. Gli effetti di tale riforma, del resto, saranno subitanei. 

Poi c’è la spending review, o meglio, come la definisce Gatti, “la ristrutturazione e riorganizzazione della P.A. e delle Aziende Autonome, che non subiranno la semplice politica dei tagli – che vorrebbe dire togliere servizi –  in base a obiettivi in termini percentuali, ma saranno oggetto di una revisione per renderle più efficienti a livello economico e più efficaci in termini di servizi resi ai cittadini e soprattutto alle imprese”. Gatti non cita a caso l’economia, consapevole della spinta che questa potrebbe dare a tutto il Paese e anche al Bilancio stesso: “Dal 2009 circa, quando le banche versavano tasse nelle casse dello Stato, vediamo un sostanziale gap tra entrate e uscite che non è mai stato compensato con altre entrate. Quest’anno probabilmente alcune banche torneranno in utile, ma dovremo comunque fare affidamento su altre entrate per aumentare quel capitolo e questo può avvenire grazie allo sviluppo economico. Uno sviluppo che va assolutamente stimolato e accompagnato, per questo dobbiamo creare e recuperare delle risorse e vincolarle agli investimenti per l’ammodernamento del Paese”.

ENERGETICI: TRA TARIFFE E INVESTIMENTI

Ammodernare il Paese, oggi, significa anche e soprattutto transizione ecologica, sostenibilità e green economy. Non più semplici valori, ma asset economici su cui tutti i Paesi del mondo si stanno interrogando. “Anche San Marino lo sta facendo”, ha spiegato Lonfernini, “soprattutto ora che dovremo rivedere le tariffe dell’AASS per luce, acqua e gas, come detto. Al di là delle tariffe, l’impegno è quello di aumentare la nostra autonomia e questo si può fare solo con una strategia che preveda sia investimenti sia accordi dentro e fuori San Marino, come ad esempio quello sulle risorse idriche. Abbiamo aperto un canale di comunicazione con il territorio circostante in tal senso e anche all’estero, ad esempio con Israele che ci ha garantito la messa a disposizione della loro tecnologia innovativa: se hanno portato l’acqua nel deserto, forse possiamo portarne un po’ sul Monte Titano. La tecnologia”, ribadisce Lonfernini, “ha fatto passi da gigante in questi settori e abbiamo già dato mandato all’AASS di verificare quali possano essere gli strumenti e gli investimenti più utili a raggiungere i nostri obiettivi. Di certo, in mancanza di materie prime specifiche, dovremo sfruttare quelle disponibili, come il sole: sul fotovoltaico si può fare molto di più, ne sono certo”.

Nessun accenno, almeno per ora, a investimenti su impianti specifici la cui assenza, da anni, pesa sull’economia e anche sulle finanze pubbliche: manca ad esempio un depuratore per il riciclo delle acque o per lo meno per l’invio fuori confine a minori costi; mancano impianti di smaltimento per i rifiuti, che abbasserebbero i costi per Stato e imprese, oggi costretti a portare tutto fuori confine; mancano le norme per la cogenerazione industriale, che garantirebbero risparmi alle imprese ma anche minori costi di approvvigionamento esterni. Sono investimenti che costano, ma oggi, soprattutto dopo le decisione della Cop26 di Glasgow, potrebbero venire finanziati a interessi molto vantaggiosi. “Il problema non sono i soldi in questo caso”, ha convenuto Gatti, “semmai la sostenibilità di questi investimenti. Se c’è un vantaggio, i finanziatori si trovano. Ragioneremo su quali interventi e investimenti da fare, appunto in funzione della loro necessità, utilità e sostenibilità”.

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