La Cop26 di Glasgow, seppur con tutti i suoi limiti e i suoi compromessi, ha avuto se non altro il merito di menzionare nel testo approvato dai negoziatori, un riferimento ai combustibili fossili. E’ una conquista, visto che è la prima volta che tutti sono concordi nell’evidenziare il tema. Di certo è che il successo di questo accordo sarebbe stato determinato in base agli obiettivi numerici, che invece non sono stati fissati. Basterà il “bazooka” miliardario messo sul piatto dalla finanza globale, per dirla alla Mario Draghi che l’ha pungolata a dovere, per raggiungere comunque certi livelli di sostenibilità grazie agli investimenti tecnologici che verranno finalmente finanziati? La risposta non è scontata, ma c’è chi dubita fortemente, a partire dai milioni di giovani che, al di là delle facili etichette ambientaliste, sono stanchi per davvero del “bla bla bla” dei politici – per dirla invece alla Greta Thunberg – che non arrivano mai a concretizzare nulla. Nemmeno stavolta hanno concretizzato molto per la sostenibilità del pianeta. Ma nemmeno per la sostenibilità dei conti pubblici, visto che l’ondata inflattiva che si sta riversando sull’occidente a causa dei prezzi delle materie prime colpirà le economie di tutti i Paesi, in particolare quelli che sono obbligati a ricorrere al mercato per comprare gli energetici. Come San Marino, che non ha risorse proprie e nemmeno europee, “per cui deve fare con le sue forze” – parole di Marco Gatti – ma che fatica, anche di fronte all’evidenza, a fare le cose che vanno fatte e si perde purtroppo in un “bla bla bla” infinito. Le riforme, anche quest’anno, le faremo l’anno prossimo.
Editoriale: la scelta tra il coraggio e i “bla bla bla”
Articolo precedente