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ANIS: “Ridare stabilità e sostenibilità, ma servono le riforme”

da Daniele Bartolucci

“Stabilità e sostenibilità per favorire lo sviluppo e trasformare l’attuale rimbalzo economico in una ripresa strutturata. Per questo servono le riforme, ma servono obiettivi e tempi chiari, altrimenti rischiamo di perdere ancora altro tempo che non abbiamo e risorse che verranno spese solo per tamponare le falle e non per gli investimenti”. Questa la posizione di ANIS, esplicitata dalla Presidente Neni Rossini durante l’incontro con il Governo svoltosi nei giorni scorsi, convocato per aggiornare e coordinare al meglio i lavori sui “cantieri” più importanti, dalle riforme (pensioni e lavoro in primis) agli interventi strutturali come l’introduzione dell’IVA, o strategici come l’Accordo con l’Unione Europea. In tal senso, gli Industriali hanno rinnovato l’invito alla politica e alle altre parti economiche e sociali di focalizzarsi su cinque priorità – settore bancario, sicurezza dei conti pubblici, riforma delle pensioni, IVA e UE – per risolvere le principali criticità del sistema sammarinese che oggi frenano lo sviluppo economico e sociale del Paese. Su alcune di esse si sono aperti i tavoli di confronto e alcune questioni sono già state affrontate (ad esempio le cartolarizzazioni degli NPL e i primi provvedimenti per velocizzare le assunzioni), mentre su altre la discussione non è ancora partita.

Presidente, ci sono stati passi avanti sulle priorità che avevate indicato mesi fa?

“Alcuni interventi sono stati concretizzati e di questo ne abbiamo dato atto, ad esempio sulle semplificazioni per le assunzioni, così come comprendiamo che la pandemia abbia rallentato certe dinamiche. Questo non significa, però, che tali provvedimenti siano sufficienti a risolvere le problematiche evidenziate da tempo. Occorre andare avanti e velocemente, sciogliendo tutti i nodi politici che ancora bloccano certe riforme, senza veti, ma anche senza alibi. Ci è stato garantito che i cantieri aperti andranno avanti e altri, soprattutto quelli collegati tra loro, ne verranno aperti a breve, mentre attendiamo l’aggiornamento sul nuovo PRG: ANIS, come sempre, è pronta a portare a questi tavoli il proprio contributo costruttivo e propositivo, con l’obiettivo di rendere il Paese più moderno, efficiente e competitivo”.

Quando parla di interventi fatti, si riferisce al settore bancario?

“A quello e al mercato del lavoro, su cui attendiamo il completamento della riforma. Per quanto riguarda le banche, invece le due nuove leggi in materia di cartolarizzazioni e di procedure civili sono due tasselli importanti per la messa in sicurezza di questo settore, che è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di San Marino. La nostra posizione in tal senso è sempre stata chiara e frutto di una visione sistemica virtuosa: le banche devono poter sostenere questo sviluppo, erogando credito alle aziende così come alle famiglie. Senza questa capacità non c’è sviluppo. Gli NPL sono uno dei problemi di questo settore, ma ce ne sono tanti altri irrisolti, che la stessa ABS ha palesato più volte. C’è l’esigenza di avviare delle ristrutturazioni più o meno importanti, così come di aggiornare i contratti di lavoro allineandoli ad un contesto profondamente mutato. D’altro canto se non verranno tempestivamente attuati cambiamenti strutturali è difficile pensare che i risultati possano essere diversi da quelli registrati finora. Il settore bancario resta dunque una priorità per questi due motivi principali: il primo, come detto, è la capacità di esprimere appieno il proprio ‘naturale’ ruolo di sostegno all’economia, imprese e famiglie, il secondo è evitare che le difficoltà in cui versa continuino a ricadere sul Bilancio dello Stato”.

I conti pubblici, altro tema di importanza vitale.

“La stabilità del Bilancio dello Stato è un obiettivo prioritario, per questo chiediamo di rendere sostenibile tutto ciò che viene inserito all’interno dello stesso. Purtroppo, la tanto attesa spending review volta a ottimizzare i costi ed efficientare la Pubblica Amministrazione non è stata ancora attuata e, anzi, sembra quasi uscita dal dibattito politico. Guardando i conti è però palese che non ci possiamo più permettere una spesa corrente così impattante, che non lascia margini per gli investimenti e, anzi, necessita di ulteriori risorse che abbiamo dovuto ricercare sul mercato internazionale”.

Quei Titoli di Stato non avrebbero dovuto essere usati per lo sviluppo economico?

“Abbiamo chiesto conto di questi 340 milioni di euro e ci è stato riferito che una parte consistente degli stessi non sarebbero ancora stati usati o comunque sarebbe ancora disponibile. È stata avviata una ristrutturazione del debito pregresso, come noto, ma al momento non ci sono elementi su interventi per lo sviluppo economico, come tutti invece ci aspetteremmo. Questo debito andrà ripagato con gli interessi, va ricordato, e solo investimenti lungimiranti e con un ritorno in termini di sviluppo economico potranno garantirne la sostenibilità. Altrimenti rischiamo di incamminarci in una spirale molto pericolosa di nuovi debiti per ripagare vecchi debiti. Dobbiamo evitarlo”.

Serve un rilancio dell’economia, che comunque sembra già in ripresa?

“Le aziende associate ANIS operano in diversi mercati internazionali e la sensazione è quella di una dinamica positiva a livello globale, confortata da numeri e dati in crescita. Ma attenzione a parlare di ripresa economica vera e propria. Come già molti economisti hanno avuto modo di spiegare, si tratta invero di un rimbalzo tecnico, conseguente alla riapertura quasi totale delle attività economiche e c’è molta incertezza per il futuro. I danni della pandemia, purtroppo non sono ancora stimabili per intero, e oggi molti settori nell’intero continente europeo stanno affrontando una crisi delle materie prime mai vista prima. È dall’inizio dell’anno che si stanno registrando progressivi aumenti dei prezzi, spesso con velocità esponenziali, e una crescente difficoltà di reperimento di materie prime e prodotti. Questo significa che, come ha avvertito lo stesso premier italiano Mario Draghi, si deve sfruttare questa fase positiva per concretizzare quei cambiamenti e realizzare quelle riforme che permetteranno di trasformare un rimbalzo che è temporaneo per sua natura in una ripresa strutturata e durevole nel tempo. Non basterà, infatti, tornare ai livelli pre-pandemia, anche perché nel 2019 non eravamo certo in una fase positiva e anzi avevamo già diversi problemi. Tutti i Paesi oggi stanno riprogettando il proprio modello di sviluppo, dobbiamo farlo assolutamente anche noi, con ancor più coraggio e velocità”.

Un nuovo modello che non può prescindere da IVA e Unione Europea?

“Per le imprese che rappresentiamo sono due i passaggi fondamentali per poter competere sui mercati esteri alla pari con le altre. L’IVA non è solo il linguaggio comune su questi mercati – quindi propedeutica a superare molti ostacoli e oneri burocratici che oggi subiamo quotidianamente – ma è anche il giusto completamento della riforma fiscale di quasi un decennio fa, che potrà portare più equità a livello impositivo. È arrivato il momento di sciogliere questo nodo: o si introduce l’IVA sammarinese o si decide di restare con la monofase con tutte le sue conseguenze e dinamiche, e sarebbe un grave errore perché significherebbe chiuderci ancora di più. Su questo punto non ci pare sia stata ancora fatta chiarezza, per cui anche le tempistiche sono sconosciute. In settimana sarà a San Marino il Fondo Monetario Internazionale e, come ogni anno da anni, chiederà conto anche di questo. Così come chiederà aggiornamenti sulla trattativa con l’Unione Europea, come abbiamo fatto noi. L’Unione Europea è oggi il nostro primo mercato di riferimento e come Paese terzo perdiamo punti di competitività importanti a livello di imprese. Ma anche come Stato, come è diventato palese durante la pandemia: siamo convinti che San Marino abbia reagito ottimamente all’urgenza, compresa la necessità di dotarsi di una fornitura vaccinale per salvaguardare la salute pubblica, ma non possiamo non evidenziare le conseguenze di avere agito o aver dovuto agire da soli, senza le garanzie economiche e sanitarie offerte dall’Unione Europea. Quell’Accordo di Associazione risulta quindi sempre più strategico per San Marino a tutti i livelli, per cui vanno velocemente chiariti gli obiettivi che si intendono raggiungere e condividere con il Paese questo passaggio, che riguarda il futuro delle nostre imprese e della nostra comunità. Anche per questo, su tutti questi temi, invitiamo la politica a ricercare la massima condivisione e a tenere unite le parti sociali ed economiche del Paese: solo così potremo costruire e percorrere, assieme, le soluzioni migliori”.

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