Home Tempo LiberoEventi Visto per voi al Verucchio Music Festival 2021: il concerto dei The Zen Circus

Visto per voi al Verucchio Music Festival 2021: il concerto dei The Zen Circus

da Alessandro Carli

(È ovviamente una provocazione, però va scritta: dopo aver assistito a tre concerti del Verucchio Music Festival 2021 – Fresu e Di Bonavenura, Lucio Corsi e The Zen Circus – viene da pensare che il lockdown abbia fatto bene all’arte. In tutti e tre i live difatti gli artisti sono stati molto “generosi” sia per voce che per qualità della musica offerta. Tutti avevano voglia di esibirsi, e questa energia è arrivata, potente, sino all’ultima fila).

I The Zen Circus (foto Michele Giovannini) non dicono bugie: dopo averli ascoltati i il 29 luglio davanti alla Chiesa della Collegiata, “L’ultima casa accogliente” – questo il titolo della tournée – è la loro. Accogliente e densa di poesia. Il gruppo toscano mette subito in chiaro le cose: la partenza deve essere qualcosa che “Non” dimentichi. E quindi si va, con liriche assoluta – “Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare” canta Andrea Appino in “Non”, un brano che dovrebbe essere inserito nelle antologie di poesia – che diventano ancora più vere nel suo timbro di voce, bellissimo, poderoso, squassante. E il pubblico presente – sold out o quasi, i presenti avevano bisogno di condividere la musica dal vivo – lo segue, canta con lui, si lascia trasportare tra le stelle del cielo romagnolo. Poi arrivano “Non voglio ballare” e “Catene” (bellissimo quadro familiare, lucido, doloroso, amaro: “Da quando è morta nonna / sembra una cattiveria / mio padre è rinato / ha la faccia più serena. / Forse la catena / che li univa nel dolore / si è spezzata fra le onde / del loro temporale”) e via, in apnea, “Come se non fosse amore”, “L’egoista”, “Il fuoco in una stanza”, “Andate tutti affanculo” (la loro personale “Avvelenata” di Francesco Guccini), “Fino a spaccarti due o tre denti” e “Appesi alla luna”. Ricorda Rino Gaetano invece “Figlio di puttana”, pezzo carico e contagioso. Si torna nel passato con “Vent’anni” e poi si tocca Sanremo – hanno portato “L’amore è una dittatura”, pezzone densissimo e alto, verticale, da raccolta poetica (quello che a un certo punto dice “Esistere è giusto un momento / chi vive nel tempo muore contento”) – e “Canzone di Natale”. Si passa poi a “L’anima non conta” (con tante verità, una su tutte è che “Venezia non è mare / è solo un ideale che non puoi abbracciare”), da ascoltare chiudendo gli occhi per “pesare” le parole. La loro scaletta poi porta a “L’ultima casa accogliente” e a “Viva”, brano carico come una molla, con il pubblico in piedi che canta e balla.
“Viva” i The Zen Circus.

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