Home Tempo LiberoEventi Visto per voi a teatro: il recital “Sopra il cielo delle contrade”

Visto per voi a teatro: il recital “Sopra il cielo delle contrade”

da Alessandro Carli

Memorie che diventano voce. Per restare legati al passato, un’ombra fondamentale per capire chi siamo. Storie da raccontare, pescate nei pozzi di Santarcangelo, bagnate e attinte dal libro “La notte delle bandierine rosse” , scritto a due mani da Gianni Fucci, Serino Baldazzi. Ci ha affondato gli occhi Liana Mussoni, e lo ha plasmato, rimodellato per costruirci un recital poetico assieme a Fabrizio Flisi (pianoforte) e Tiziano Paganelli (fisarmonica e flauti): un’ora abbondante di parole, note e canzoni impreziosite dalle foto d’archivio di Ivana Manenti (forse, va detto, scenicamente un po’ penalizzate: potevano essere “ingrandite”).    

Realizzato nell’ambito del progetto partecipato “Sprigionati! Le ex Carceri che vorresti” (a cura dall’Associazione il Palloncino Rosso per conto dell’Amministrazione comunale), “Sopra il cielo delle contrade” – questo il titolo dello spettacolo andato in scena il 24 luglio allo Sferisterio – è un viaggio in una “Spoon river” romagnola che della Romagna ha i caratteri principali: la determinazione, la forza, l’audacia, la capacità di rimboccarsi le maniche e una certa “fellinianità” (come non avvicinare il venditore di lupini a Biscein, il personaggio di “Amarcord”, o l’uomo che faceva i mattoni al babbo di “Titta” Benzi?). Liana Mussoni sfoglia gli “Annales” della sua Santarcangelo per riportare in vita persone e soprattutto storie, aneddoti, che stanno aggrappati come muschi ai mattoni: donne che non si fermano davanti a nulla – è il caso di quella che si era travestita da uomo per andare a lavorare in Francia -, lavandaie, pescivendole, musicisti come Guido Morelli o Giulio Faini, quest’ultimo cornista per Arturo Toscanini alla Scala di Milano. E uomini, ragazzi, personaggi verrebbe da dire, che giocavano con la fionda a pigliare le lucertole o a far volare gli aquiloni o a “sporcare” di liquido nero la “santiera” della Collegiata. E Pidio, un calzolaio famoso per i suoi detti, e Carlo Carlini, Maestro d’api. E la nascita dell’attuale ristorante “Lazaroun”, un tempo covo di sovversivi.

Parole e canzoni che si intrecciano come i capelli di una bimba – “Povera patria” di Battiato, “Khorakhanè (A forza di essere vento)” di Fabrizio De André e altri brani francesi – che si chiudono in un nastrino nero, quello del Ventennio, con le due visite del Duce (15 agosto 1936 e 22 giugno 1938) e la Resistenza dei cittadini, mossa da un cuore socialista.        

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