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Speciale cultura: le “pulsAzioni” dei cuori artistici

da Alessandro Carli

“Amate l’arte in sé, e tutte le cose che vi occorreranno vi saranno concesse” ha detto Oscar Wilde: un invito che gli Istituti Culturali e lo SMIAF hanno colto in pieno, pensando e realizzando un cartellone estivo di eventi che “abbraccia”, trasversalmente, le diverse modalità espressive e performative, anche generazionali. Teatro quindi, ma anche cinema e musica, con nomi dal pedigree cristallino: all’interno di “pulsAzioni” si incontreranno (e ovviamente incontreranno il pubblico) Stefano Massini, Natalino Balasso, Laura Morante e i Marlene Kuntz.

I “bugiardini” non lo dicono espressamente – loro si preoccupano di curare il corpo, mai così “spossato” dopo le due ondate pandemiche che hanno toccato anche la Repubblica – ma per guarire completamente e ritrovare il sorriso occorre, quando si può, darsi una carezza al cuore.

“Una mini rassegna all’aperto, offerta gratuitamente alla popolazione sammarinese” racconta Marilia Reffi (Istituti Culturali), anticipando di poco Andrea Mularoni: il Responsabile della comunicazione dell’Associazione Marciamela (il gruppo che porta avanti lo SMIAF Project) difatti svela un “particolare” curioso. Il nome “Marciamela”, spiega Andrea, “deriva proprio dall’incipit di un brano dei Marlene Kuntz, ‘Mala mela’ (che fa così: ‘Staccala tu la marcia mela / Staccala tu la mala mela / Lei non sarà mai stolta così da cadere giù’, ndr). Essere riusciti a portarli a San Marino, per noi, ha un significato profondo”.

IL PROGRAMMA

Forse non esiste un termine preciso che indica chi “rompe il ghiaccio” ma “pulsAzioni” – che si svolgerà nel campo Bruno Reffi – fa di più, trovando un nome (Stefano) e un cognome (Massini, nella foto di Marco Borrelli). Sarà lui, definito da Repubblica “il più popolare raccontastorie del momento” (anche grazie a una robusta gavetta che lo ha visto assistente di Luca Ronconi al “Piccolo Teatro” di Milano e vincitore del Premio Tondelli con “L’odore assordante del bianco”) ad aprire la rassegna il 27 luglio con lo spettacolo “l’Alfabeto delle emozioni”, un monologo poderoso e ironico nel labirinto del nostro sentire e sentirci. In un immaginario alfabeto in cui ogni lettera è un’emozione, gli spettatori attraversano (e toccano), tra gli altri, anche Arthur Conan Doyle, Chagall, Al Capone e la moglie di Giosuè Carducci.

“Pater noster qui es in caelis/ santificetur nomen tuum/ adveniat regnum tuum/ fiat voluntas tua/ sicut in caelo et in terra/ panem nostrum quotidianum da nobis hodie/ et dimitte nobis debita nostra/ sicut et nos dimittimus debitoribus nostris/ et ne nos inducas in tentationem/ sed libera nos a malo”.

Lì dove finisce la preghiera in latino inizia la storia. L’invito non è sfuggito all’acume veneto-british-veneto di Luigi Meneghello, nato in provincia di Vicenza e poi professore all’Università di Reading. Colpevolmente l’intellighenzia italiana e la sua cricca di critici si è dimenticata di lui. Molto colpevolmente: se non fosse stato per l’illuminato Daniele Luchetti, il regista che nel 1998 ha girato I piccoli maestri, se non fosse stato per due attori veneti eccezionali, Natalino Balasso e Marco Paolini, e un altrettanto illuminato regista piemontese, Gabriele Vacis che insieme – era il 2005 – hanno portato in tournée teatrale “Libera nos”, spettacolo creato dai testi di Meneghello, il velo dell’oblio sarebbe calato (ancora colpevolmente) sulla sua scrittura terrigna e dialettale, sulla sua capacità straordinaria di raccontare un paesino de màgnagàti, aggrappato inconsapevolmente alla coda del Pater noster. 

Natalino Balasso, che il 28 luglio sarà sul Titano con il suo “Dizionario Balasso”: c’è un grande libro al centro del palco, al suo interno troviamo oltre duecentocinquanta lemmi incolonnati come in un dizionario. “È un libro – scrive lo stesso artista veneto – che consulteremo col pubblico, pieno di parole in cerca di definizione. Ma non cercheremo le parole, saranno le parole a trovare noi”. A seconda della parola casualmente trovata, Balasso improvviserà monologhi a partire dalla definizione del lemma.

Già modella di Giorgio Armani, nipote di una celebre scrittrice, attrice che ha lavorato con alcuni Maestri straordinari (dopo aver debuttato con Carmelo Bene a teatro, il suo talento è stato “diretto” da Giuseppe e Bernardo Bertolucci e da Gabriele Salvatores), Laura Morante (foto: Fabio Lovino) presenterà il 29 luglio il suo film “Assolo”. Prima della proiezione, Sergio Barducci dialogherà con lei.

Dal 30 luglio al 1 agosto, come conferma Andrea Mularoni, si terrà la 14 esima edizione dello SMIAF – Festival dei Giovani Saperi, “la manifestazione più longeva della Repubblica” che sin dall’inizio (2008) “indaga le diverse forme espressive”. E l’edizione di quest’anno proseguirà, in parte, quella “grande spinta” vista nel 2020: programmazione più “classica” e una di “sport estremo” (indimenticabile la performance del 2020 quando fu “legata” una corda fra prima e seconda Torre – oltre 300 metri di lunghezza – per una camminata da brivido). 

L’anello che unirà “pulsAzioni” allo SMIAF è, come detto, il 1 agosto quando i Marlene Kuntz (unica data in Emilia-Romagna) porteranno sul Monte Titano una tappa del loro “Post-pandemic Tour”.

Un live che gli stessi MK descrivono così: “Canzoni sottilmente inquiete e mediamente adatte a interpretare lo stato confusionale in cui è piombata l’umanità, con una dose magnifica di propellente implosivo pronto a tramutarsi in esplosivo”.

IL ROCK “ALTERNATIVO” DEI MARLENE KUNTZ

I Marlene Kuntz – in concerto a San Marino, Campo Bruno Reffi, il 1 agosto – sono un gruppo alternative rock italiano formatosi nel 1989 e originario della provincia di Cuneo. Emersi sulla scena rock italiana verso la metà degli anni Novanta, sono stilisticamente avvicinabili alla fusione tra rumore e forma canzone operata dai Sonic Youth e alle sonorità dei gruppi di noise rock in generale, pur mantenendo una forte vena cantautoriale.

Il 13 maggio 1994 uscì l’album di debutto, “Catartica”. Una cover di “Lieve”, brano contenuto nell’album, venne suonata dal vivo negli studi dell’emittente televisiva Videomusic dal Consorzio Suonatori Indipendenti ed inserita nell’album “In quiete”. La cover, fortemente voluta da Giovanni Lindo Ferretti, che la ascoltava in continuazione durante un periodo di convalescenza, contribuì a far conoscere al pubblico i Marlene Kuntz.

“Il Vile”, il successore di “Catartica”, esce invece ad aprile 1996. L’album conferma la qualità e l’originalità della proposta della band e canzoni come “3 di 3”, “Come stavamo ieri” o “Ape Regina” segnano un modo nuovo di fare Rock in Italia.

All’inizio del 1999 esce “Ho ucciso Paranoia”. I Marlene Kuntz e il mondo cinematografico si sono toccati più volte: Guido Chiesa ha scelto la loro musica per la colonna sonora del lungometraggio “Babylon”, un paio di loro brani compaiono in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e, insieme agli altri gruppi del Consorzio Produttori Indipendenti, hanno preso parte al progetto “Materiale Resistente”. Con il disco è stato realizzato un film-documentario da Guido Chiesa e Davide Ferrario. Nel 1997 è la volta di “Tutti giù per terra”, film tratto dal romanzo di Giuseppe Culicchia, girato da Davide Ferrario. Il 13 ottobre 2000 esce “Che cosa vedi”, loro quarto album di studio contenente il famoso duetto con Skin, “La canzone che scrivo per te”. Il disco supera la soglia delle 50.000 copie vendute, raggiungendo il traguardo del disco d’oro.

“Negli anni 90 i Marlene Kuntz sono stati fra i più bravi a incarnare le ansie e le sofferenze della nuova generazione alternativa, che li elesse propri guru, un po’ come successe qualche anno prima ai Cccp. Un ruolo nel quale il gruppo non sembrò mai trovarsi a proprio agio, cercando continuamente nuove vie espressive e una costante spinta evolutiva tuttora in corso” hanno scritto Claudio Lancia e Claudio Fabretti sulla rivista “Ondarock”.

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