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San Marino, l’istinto plastico del Maestro Venanzo Crocetti

da Alessandro Carli

Con la chiusura dei teatri assume ancora più valore la bellissima “Grande Allieva di Danza”, opera in bronzo del maestro Venanzo Crocetti e ubicata presso la Cava dei Balestrieri di San Marino dal 22 ottobre 1979. Di questo esemplare esistono altre due fusioni: una prima, sul Monte Titano appunto e datata 1975, leggermente diversa nell’acconciatura meno evidente e raccolta; una seconda, datata invece 1981, identica all’esemplare nel Museo Crocetti, collocata nel Parco Comunale di Tsurumai, nel comune di Nagoya in Giappone.

LA DANZATRICE

Dalla danza, Venanzo Crocetti trasse ispirazione più volte durante la sua lunga attività: come osservato da Enzo di Martino, le soluzioni compositive che lo scultore abruzzese seppe inventare dall’arte di Euterpe non furono mai ripetitive; al contrario, anche gli esemplari tardi hanno il potere di evocare suggestioni completamente nuove, pose e movimenti che né egli, né altri autori avevano precedentemente esplorato. Per questo motivo, prima ancora che per la grazia che esprime, la scultura suggella il paradigma stilistico per il quale Crocetti fu lo scultore dell’eleganza: mirabile è lo studio dell’equilibrio attraverso il quale la fanciulla alza la gamba sinistra per allacciare la scarpetta con la mano opposta, formando una struttura a doppio triangolo: l’uno delineato, appunto, dalla gamba sinistra piegata, la coscia che trova il suo prolungamento nel busto e il braccio destro; l’altro, ma per vederlo è necessario guardare la scultura di lato, non frontalmente, è creato dalla gamba destra su cui poggia l’intera figura e il busto piegato in avanti. I riferimenti all’iconografia classica non mancano: il modello sembra essere colto dalla tradizione della “Venere ferita” dalla spina di rose, in particolare si confronti con l’incisione a bulino che, nel 1564, Gaspare Oselli tradusse da un soggetto di Luca Penni, probabilmente ignota a Crocetti ma facente parte di un repertorio tradizionale sicuramente conosciuto dall’artista abruzzese.

LE PAROLE DI GIUSEPPE ROSSI

Con Giuseppe Rossi, consulente artistico dell’Ufficio Numismatico Statale della Repubblica di San Marino, Crocetti aveva spesso collaborato in occasione della realizzazione nel 1976 della Moneta d’argento da 500 lire dedicata al ventennale della istituzione del sistema di sicurezza sociale; in occasione della realizzazione della Monetazione aurea, sempre nel 1976 (1 scudo, 5 e 10 scudi) e in occasione della realizzazione, nel 1980, della monetazione ordinaria dedicata o ispirata alla XXII Olimpiade.

Giuseppe Rossi scrisse: “Venanzo Crocetti possiede un profondo istinto plastico. Arriva alla scultura nel modo più semplice e diretto poiché fa coincidere la realtà palpitante dei suoi modelli con l’astrazione dei prototipi antichi. È quindi la classicità che rivive in lui, ma una classicità alla quale Crocetti porta un lavoro industre ed assiduo di semplificazione, di scavo e di sintesi”. Ma è in una lettera, sempre firmata da Giuseppe Rossi, che emerge qualche particolare in più: “Caro Professore, la sua ballerina, direi meglio la sua figliola, d’ora in poi resta con noi. Resterà qui nell’inverno quando i geli e la neve la ricopriranno; resterà qui nella stagione estiva quando i turisti invadono la nostra Repubblica e quando il sole riscalderà la sua statua”.

Rossi firmò un articolo pubblicato nella rivista “La Voce Pretuziana” (anno VIII, n. 3, 1979, pp. 14-17) in cui ha “raccontato” l’inaugurazione alla quale partecipò anche il Maestro Crocetti (foto per gentile concessione della Fondazione Museo Crocetti). “Lo scoprimento è avvenuto il giorno 22 Ottobre. In una atmosfera alterna di splendido sole e di insidiosa nebbia la bella statua di Venanzo Crocetti ha visto la luce emergendo, su un piedistallo di pietra viva dal verde tappeto del Museo all’aperto.”

Crocetti, prosegue il professor Rossi nel suo articolo, “possiede un profondo istinto plastico. Arriva alla scultura nel modo più semplice e diretto poiché fa coincidere la realtà palpitante dei suoi modelli con l’astrazione dei prototipi antichi. È quindi la classicità che rivive in lui, ma una classicità alla quale Crocetti porta un lavoro industre ed assiduo di semplificazione, di scavo e di sintesi. Dalla vastissima bibliografia che riguarda il Prof. Venanzo Crocetti mi piace di estrarre il giudizio di Marcello Venturoli il quale giudica l’opera del Crocetti nei due gerundi, ‘conservando e mediando’, intendendo con questo che al di là di ogni sospetto di imitazione l’autore perviene alla sua maniera come in un confronto di umanità”.

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