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Le stagioni dell’orto con il Presidente della CAPA Gian Luca Giardi

da Alessandro Carli

“A marzo inizia il lavoro: si trapianta, si curano le piante e le essenze seminate prima dell’inverno, quindi tra ottobre e novembre. Questo è il mese delle patate, dell’insalata, delle bietole e dei fagioli. Un mese importante perché si prepara la terra, ma senza fretta perché l’aria è ancora fredda”.

“Nel fiato di marzo la neve/ diventa ruscello che ha fretta/ e tutta la terra ne beve/ per fare più fresca l’erbetta/ che trema per nulla, stupita/ che sia così bella la vita” scrive Renzo Pezzani. Superata la coltre bianca, in questo mese che porta con sé l’avvio della primavera si risveglia “ufficialmente” anche l’orto. “Ufficialmente” perché in realtà, come racconta Gian Luca Giardi, Presidente della Cooperativa Ammasso Prodotti Agricoli (CAPA), “non si addormenta e non si riposa mai. Volendo, anche nei mesi più freddi si può lavorare e raccogliere”.   

Orti che, anche grazie al boom di quelli urbani, stanno registrando un’autentica evoluzione sociale e sociologica. A spiegarlo è Alberto Locatelli che in un articolo racconta nei dettagli come siano passati da “forma di sussistenza” per le civiltà contadine a “fonte di benessere psicofisico”, diventando non più un luogo solitario dove raccogliere le verdure ma uno spazio di incontro, di condivisione e di “sfogo” dallo stress accumulato a lavoro, soprattutto quelli che vengono svolti al chiuso e da seduti. Quasi uno sport quindi che però porta risultati anche in cucina e di conseguenza sulla tavola.

Le parole di Gian Luca ci riportano subito, ed è il caso di dirlo, sulla terra. “A marzo inizia il lavoro: si trapianta, si curano le piante e le essenze seminate prima dell’inverno, quindi tra ottobre e novembre. Questo è il mese delle patate, dell’insalata, delle bietole e dei fagioli. Un mese importante perché si prepara la terra, ma senza fretta perché l’aria è ancora fredda. In fondo, dobbiamo sempre ricordarlo, siamo ancora in inverno e quindi se a metà giornata il sole è caldo, la mattina spesso si incontra la brina. In questi casi si coprono le piante per evitare che soffrano e poi si aspetta che le temperature siano più gentili”.

Gli orari di chi lavora l’orto, e lo sanno bene i circa 200 soci della CAPA, variano da stagione a stagione. “In questo periodo si ‘scende’ nelle ore più calde, dalle 11 alle 16: il sole ha asciugato la rugiada e si può lavorare bene. In estate ci si sveglia presto e si sta nell’orto sino alle 9.30-10 per poi staccare e tornare attorno alle 17 e poi si prosegue sino a che è notte”.

Chiediamo al Presidente della Cooperativa Ammasso Prodotti Agricoli  se la patata è l’ortaggio più facile da lavorare.

La risposta non è così scontata, anzi: “Apparentemente sì ma non sempre – spiega con un sorriso -. Fare l’orto è un’interazione tra terra, aria, meteo, tipologia della patata e predatori naturali. E poi ci sono le singole predisposizioni: alcuni soci della Cooperativa sono più portati per una verdura rispetto a un’altra. Faccio un esempio: alcune persone riescono a coltivare senza problemi i peperoni colorati. Io non ce l’ho mai fatta. Oltre alle singole capacità e vocazioni, sottolinea Gian Luca Giardi, “va considerata anche l’ubicazione dell’orto. La sua esposizione al sole, l’inclinatura e l’altitudine incidono notevolmente sulle produzioni”.

Tra le mani ci rimane qualche filo d’erba. Qualche dubbio. Qualche domanda. Davvero in inverno l’orto è vivo? “Nei mesi più freddi si possono raccogliere i cavoli e le cipolle ma anche i finocchi, purché protetti: quando si scende sotto lo zero, come si dice in gergo, ‘cuociono’. Basta coprirli bene”.

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