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San Marino, CSU: Banca CIS, si va verso l’ipotesi di “risoluzione”

da Redazione

SAN MARINO – Per Banca CIS sta arrivando l’ora della verità. Gli ultimi cruciali e delicatissimi sviluppi della crisi di questa banca, ad una manciata di giorni dalla scadenza della proroga del blocco dei pagamenti (21 luglio), sono stati al centro della riunione di questa mattina dell’Attivo dei Quadri CSU presso la sala Montelupo di Domagnano, dopo che ieri sera si era riunito d’urgenza il Consiglio Direttivo Unitario.

I Segretari Generali Giuliano Tamagnini (CSdL) e Gianluca Montanari (CDLS) hanno illustrato l’ipotesi di soluzione che è stata delineata negli ultimi giorni attraverso proposte elaborate da Banca Centrale, presentate e discusse in una serie fittissima e quasi ininterrotta di incontri, a cui gli stessi Segretari CSU hanno partecipato, dalla Commissione Finanze, riunita in seduta segreta, al CCR e al Consiglio per la Previdenza.

Questa ipotesi è conseguente alla bocciatura, da parte di Banca Centrale, della proposta di acquisto di Banca CIS da parte di una società francese, la quale aveva messo sul piatto un investimento del tutto insufficiente, e in ogni caso ben lontano dai circa 100 milioni necessari per ricapitalizzare la banca in dissesto.

Quella su cui si sta lavorando è una ipotesi che scongiura la liquidazione coatta amministrativa della banca – lo scenario in assoluto peggiore che si potesse verificare – e che affossa definitivamente la soluzione in precedenza avanzata dal Commissario Straordinario di Banca CIS, che prevedeva il vero e proprio esproprio dei 103 milioni di Fondi Pensione allocati nella stessa banca e la loro collocazione nella bad bank, insieme agli NPL. La CSU aveva ottenuto in maniera univoca da tutta la politica un pronunciamento contrario a questa ipotesi, attraverso un comunicato congiunto sottoscritto dalla stessa CSU e da tutti i partiti dell’arco consiliare.

Vista l’impossibilità di cedere ad acquirenti esterni il pacchetto azionario della Banca, BCSM ha deciso di utilizzare uno degli strumenti previsti dalla legge 102/2019, la cosiddetta salvabanche, approvata all’unanimità nel giugno scorso, e in particolare lo strumento della “risoluzione”.

Tale strumento parte dal presupposto che i proprietari della banca, non essendo stati in grado di ripristinare l’equilibrio patrimoniale e rispettare i requisiti previsti dalle norme vigenti, perdono la proprietà dell’istituto creditizio e il suo capitale, e saranno chiamati a rispondere “in solido”, qualora le denuncie presentate dovessero accertare le loro responsabilità nel dissesto.

I depositi dei correntisti presenti in Banca CIS saranno gestiti nel seguente modo: gli 87 milioni di depositi sotto i 100mila euro, attraverso una operazione di “spacchettamento”, verranno distribuiti alle altre banche sammarinesi, ad eccezione di Cassa di Risparmio. La parte eccedente dei depositi sopra i 100mila euro resteranno all’interno della banca, per un totale di 232 milioni di euro, i quali verranno presumibilmente trasformati in titoli, che verranno restituiti nel corso dei prossimi anni.

Nella vicenda sono emersi i numeri del dissesto di Banca CIS, numeri che fanno accapponare la pelle: a fronte di 437 milioni di raccolta bancaria, gli NPL accertati da BCSM e dal Commissario Straordinario sono 288 milioni, mentre quelli stimati dalla dirigenza di Banca CIS erano solo 164 milioni. Di questi 288 milioni di crediti non performanti ben 91 milioni sono sofferenze, ovvero crediti verosimilmente irrecuperabili. Dei restanti 200 milioni circa, Banca Centrale stima che se ne possano recuperare circa il 30%.

Un punto molto delicato, su cui l’Attivo e il Direttivo CSU hanno particolarmente messo l’attenzione, è quello relativo ai Fondi pensione, 87 milioni del primo pilastro più 16 milioni di Fondiss. In tal senso, partendo dal presupposto che l’articolo 9 della legge “salvabanche” stabilisce che tutti i crediti sono protetti, e assodato che lo Stato non è in grado di indebitarsi tout court per coprire il passivo, Banca Centrale ha proposto, quale soluzione, la costituzione di una società di diritto pubblico, interamente detenuta dallo Stato, alla quale saranno conferiti i Fondi pensionistici, i quali saranno controbilanciati da altrettanti 103 milioni di NPL di Banca CIS, la cui recuperabilità, come prima detto, dovrebbe aggirarsi attorno al 30%, pari a circa 30 milioni.

Viene previsto un piano pluriennale di rientro dei Fondi pensione, che prevede anche una rendita, attraverso una o due cedole all’anno, che comprendono sia la quota capitale che la stessa rendita. Se la società di gestione recupererà solo una parte degli NPL, lo Stato metterà la differenza nelle modalità prima indicate. Per realizzare ciò è necessario approvare una norma ad hoc e prevedere i relativi stanziamenti nel bilancio dello Stato.

La società di diritto pubblico verrà gestita da organismi nominati direttamente da Banca Centrale, che nulla hanno a che vedere con la vecchia dirigenza di Banca CIS.

In tutta questa vicenda, l’Attivo e il Direttivo CSU hanno particolarmente insistito sull’accertamento delle responsabilità di chi ha portato Banca CIS al dissesto. Banca Centrale ha informato che sono state inoltrate alla Magistratura cinque specifiche denuncie, così come è stato reso noto il Magistrato a cui è stata assegnata l’indagine relativa all'”esposto narrativo” presentato dal Consiglio per la Previdenza, circa la sorte dei 62 milioni di Fondi pensioni investiti da Banca CIS in PCT. I titoli sottostanti, posti a suo tempo a garanzia dei Fondi pensionistici, pare si siano volatilizzati… A tal proposito Attivo e Direttivo hanno affermato con forza: “vogliamo sapere al più presto la verità!”

La CSU rivendica una azione rapida ed efficace della Magistratura che porti al più presto alle notifiche degli eventuali reati commessi, ai rinvii a giudizio ed alla celebrazione dei processi in tutti i gradi di giudizio per l’accertamento civile e penale e la punizione delle responsabilità, evitando lungaggini o il rischio della caduta in prescrizione. Tutto il Paese deve sapere chi è stato autore di questo scempio, così come al contempo è giusto far conoscere alla cittadinanza i nomi di coloro che non hanno restituito i prestiti ricevuti, cui ora lo Stato deve far fronte per garantire i risparmiatori e i Fondi Pensione.

Per quanto riguarda i circa 80 dipendenti della Banca, al momento l’ipotesi presentata prevede la riassunzione di 15 lavoratori dalle tre banche sammarinesi che avranno in gestione i risparmi sotto i 100mila euro. Un’altra parte di dipendenti dovrà essere impiegata nella operatività di quel che resterà di Banca CIS, mentre per tutti gli altri si dovranno aprire dei tavoli di confronto urgenti con le parti politiche ed economiche per consentire la loro ricollocazione, con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione come già avvenuto in altre situazione simili.

L’Attivo di questa mattina e il Direttivo di ieri hanno convenuto che quella presentata, alla luce della realtà dei fatti, è la soluzione realisticamente più opportuna e più coerente per fare fronte a questa difficilissima crisi: a questa ipotesi si è arrivati grazie al ruolo centrale svolto dalla CSU, in particolare dai suoi Segretari Generali, che nelle diverse sedi di confronto hanno posto tra i capisaldi assoluti e irrinunciabili la tutela dei fondi pensione, e la necessità di una soluzione di sistema che vedesse unite tute le parti politiche, sociali ed economiche, proseguendo in quello spirito di collaborazione e coesione raggiunto attraverso la legge “salvabanche”, e dimostrato nei giorni scorsi anche nel comunicato congiunto, del tutto inedito, tra CSU e forze politiche.

L’auspicio è che la condivisione di questo percorso, che deve essere ancora definito nei dettagli, sia unanime, in quanto è necessario ricostituire un clima di fiducia nel sistema San Marino.

 

CSU

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