SAN MARINO – “Vogliamo i nostri soldi, i risparmi di una vita”. Non si placa il grido di giustizia delle 40 famiglie di risparmiatori truffati che da circa 7 anni si battono per riprendersi i 6,2 milioni di euro che gli spettano. Ma il silenzio che avvolge questa vicenda è ancora assordante e non può che lasciare spazio a rumorosissime domande che rivendicano una risposta: dov’era la Banca Centrale sammarinese, ente preposto alla vigilanza di SMI, quando sono state poste in essere le operazioni finanziarie volte a far sparire i soldi dei risparmiatori? Perché i commissari liquidatori sono stati reticenti e non hanno nemmeno suggerito alle vittime truffate alcuna azione legale per recuperare efficacemente i risparmi? Perché i componenti del Comitato di Sorveglianza di SMI che avrebbero dovuto collaborare con i commissari si sono invece dimessi in blocco? Perché, per una vicenda così delicata, il Tribunale ha disposto la segretazione delle indagini? Che razza di verminaio di interessi incrociati c’è alla base di questa decisione? E che fine ha fatto la denuncia penale presentata dai risparmiatori in Tribunale oltre due anni fa? Ora, qualcuno è in grado di spiegare come si concilia tutto questo con le “gloriose tradizioni di libertà e di democrazia della Repubblica”, di cui parla il Preambolo della Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese? E perché un Paese che siede dal 1988 al Consiglio d’Europa, il cui scopo è promuovere la democrazia e il riconoscimento dei diritti umani, si comporta come uno Stato assoluto, in barba a ogni principio di legalità e trasparenza? Possibile che la reputazione di questo Paese debba essere ulteriormente infangata, dopo anni di scandali finanziari di dimensione internazionale che lo hanno reso lo zimbello di tutto il mondo occidentale? Che cosa deve ancora succedere perché venga fatta chiarezza e giustizia su questo scempio che macchia indelebilmente la storia della Repubblica di San Marino?
Sono interrogativi ingombranti e scomodi, ai quali però, in una democrazia, le istituzioni devono degnarsi di rispondere. La politica sembra essersi decisa a muoversi in questo senso, con la recente approvazione del “decreto salva banche”, che tiene indenni i cittadini dalle perdite in caso di dissesto finanziario del proprio istituto bancario. Ora, se il principio secondo cui “la Repubblica assicura pari dignità sociale e uguale tutela dei diritti e delle libertà” (art. 4, comma 3, della summenzionata Dichiarazione) ha ancora un senso, contiamo che ai risparmiatori truffati delle società finanziarie venga accordato lo stesso trattamento.
Comitato Risparmiatori SMI