Home categorieCultura Visto per voi al teatro Novelli di Rimini: “Pueblo” di Ascanio Celestini

Visto per voi al teatro Novelli di Rimini: “Pueblo” di Ascanio Celestini

da Redazione

La pièce – un atto unico di 90 minuti – in alcuni passaggi tende a inciampare non tanto sul racconto ma dal punto di vista del ritmo.

 

di Alessandro Carli

 

RIMINI – Premessa doverosa: più della metà degli attori italiani che provano a fare questo mestiere, in tutta la loro vita, non riusciranno mai a portare in scena nemmeno uno dei magnifici testi che lui, AC, soprattutto nella prima fase della sua carriera (che per comodità fissiamo tra l’inizio e la metà degli anni Duemila) ha scritto e portato sulle assi di tantissimi teatri italiani. “Vita, morte e miracoli”, “Fabbrica”, “Radio clandestina”, “La pecora nera” e “Scemo di guerra” sono vertici che hanno fatto scuola e storia della drammaturgia italiana.

Cappello essenziale, questo, per spiegare e motivare “Pueblo”, secondo atto della trilogia iniziata con “Laika” e che indaga – alla sua maniera – il mondo nascosto (o che vediamo ma non vogliamo osservare) dei borderline. Lo spettacolo, passato al Novelli di Rimini il 30 novembre, contiene in nuce una serie di frammenti del “primo” Ascanio, quello delle storie “compatte” che aprono finestre tutte (e sempre) comunicanti.

Scenografia minimalista – una tendina trasparente che fa intravvedere al pubblico un tavolino – quanto basta per non “ingombrare” lo spazio vero del racconto, un supermercato probabilmente romano, dal quale escono – dall’uscita di sicurezza, quella posta sul retro – le vita di una cassiera, Violetta, e quelle di Domenica, una barbona, indurita dagli stenti ma ancora capace di innamorarsi di Said, ma anche quella di uno zingarello di soli otto anni, più grande dell’età che si porta addosso.

Flusso narrativo volutamente spezzato da qualche canzone e dai dialoghi senza risposta con Pietro (Gianluca Casadei, sul palco assieme alla sua fisarmonica), la pièce – un atto unico di 90 minuti – in alcuni passaggi tende a inciampare non tanto sul racconto ma dal punto di vista del ritmo. Il pubblico però non se n’è accorto e – dopo la chiusura “a panino” (lo spettacolo finisce come è iniziato, ovvero dietro alla tendina) – ha “chiamato” sul palco Ascanio Celestini più di cinque volte.

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