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San Marino, Pamela Mele, a Villa Manzoni, ti prende il cuore

da Redazione

Il racconto di una storia di vita vera, per combattere l’anoressia; la spiegazione medica dello psicologo Maurizio Ceccoli, hanno incantato il pubblico di un salotto letterario molto speciale.

 

SAN MARINO – Il racconto di una storia di vita vera, per combattere l’anoressia; la spiegazione medica dello psicologo Maurizio Ceccoli, hanno incantato il pubblico di un salotto letterario molto speciale.

L’anoressia è una malattia che distrugge il corpo e la mente. Che porta alla morte, in una percentuale altissima di casi. Pamela Mele, una dolcissima signora romana, logopedista, un marito, due figli, racconta il suo viaggio all’inferno. E ritorno. Di fronte ad un pubblico più che mai attento e sensibile, apre il suo cuore, ripercorre il suo dramma, fatto di regole ferree per costruirsi un’apparente normalità, l’ossessione del peso, il conteggio maniacale delle calorie, i sacrifici inauditi, il cibo sminuzzato e mai mangiato. Il digiuno perenne. La solitudine. Una bolla impenetrabile per chiunque, costruita apposta per “gestire” il rapporto con gli altri. O meglio, per evitare di gestirlo.

Quando è riuscita a risalire la china, a guardare in faccia “la bestia” che la stava divorando dentro e a combatterla, Pamela decide di scrivere un libro, che serva da monito a tante altre ragazze, che possa portare un aiuto a chi l’aiuto lo rifugge. “In felicità #34” lo ha titolato, ma originariamente era “infelicità”. È rimasto il 34 con il cancelletto, oggi si direbbe hashtag, ma per Pamela è lo sbarramento dei 34 chili, il peso sotto il quale non dovrà più andare.

Accanto lei, ospite del Salotto letterario promosso da Ente Cassa Faetano, il dottor Maurizio Ceccoli, che conosce molto bene questa patologia dal punto di vista dello psicologo e che ne parla come di una vera e propria malattia psichiatrica. Poi il discorso si allarga ai disturbi alimentari che descrivono un vero e proprio disagio sociale, alle devianze giovanili, al fenomeno delle dipendenze, al recentissima, terribile, moda del Blue Whale.

In sala c’è un pubblico di professionisti, di famiglie, di persone nei cui occhi si legge la luce della sofferenza e della speranza, della voglia di capire perché tanti ragazzi “si fanno male” e fanno star male.

Pamela è un caso speciale, ce l’ha fatta. E adesso sta girando le scuole, i quartieri e le piazze di Roma, per raccontare la sua esperienza e, in qualche maniera, fare prevenzione. La “bestia” di può sconfiggere, ma lascia segni indelebili. Lei stessa soffre di disturbi gastrici e intestinali difficilmente guaribili, osteoporosi grave, menopausa precoce.

Ma ha tanta voglia di vivere, l’ha riscoperta, grazie al sostegno della sua famiglia, all’amore di suo marito e dei suoi figli, grazie a medici e analisti che hanno saputo seguirla, alle sue amiche, che non l’hanno mai abbandonata.

Grazie anche alle note del Liga, una passione musicale nata quando era ragazzina e che, nella disperazione del dolore e della solitudine, sono diventate una specie di ancora di comprensione e di salvezza.

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