Home categorieCultura Santarcangelo Festival 2017: le recensioni degli spettacoli del secondo weekend

Santarcangelo Festival 2017: le recensioni degli spettacoli del secondo weekend

da Redazione

Visti per voi: “Stanza. Racconto per camera preparata”, “Spirit”, “Futuro perfetto”. Un problema tecnico ha fatto annullare “Cock, cock, … who’s there?”.

 

di Alessandro Carli

 

Non dev’essere stata propria una katzata (Oliviero Toscani docet), quella che ha impedito il 13 luglio a Samira Elagoz di andare in scena con “Cock, cock, … who’s there?” al Molari, lavoro sui “rapporti di potere, forme autonome di espressione sessuale, tentativi di relazione con gli uomini”: posticipato in prima battuta di 15 minuti (doveva iniziare alle 20.30) e poi di ulteriori 20, alla fine la replica è stata annullata a causa di un problema elettrico non risolvibile. Peccato…

Di certo il padrone di casa di Villa Torlonia, Giovanni Pascoli, qualche perplessità (più che condivisa) deve averla avuta davanti ai due spettacoli portati nella sua reggia, “Stanza. Racconto per camera preparata” di Orthographe e “Spirit” di Mara Oscar Cassiani.

Il primo, in estrema sintesi, è semplicemente un reading tratto da “The bells will sound forever” di Thomas Ligotti, letto, in maniera del tutto monocorde e soporifera da Massimiliano Rassu (e reso ancora meno brillante dalla pronuncia della “esse” zeppola) tra le bellissime arcate dei sotterranei della “Cavallina storna”.

Al di là della storia raccontata – comunque interessante – resta da chiedersi il valore, oggi, delle letture con un leggio e qualche luce.

Esempio di poca fedeltà tra descrizione e messa in scena è “Spirit” di Mara Oscar Cassiani. Presentato come “esito di una ricerca dell’artista multimediale sui riti e sulle culture identitarie, tradizionali e contemporanee, sviluppata attraverso il confronto tra gli archetipi e le maschere vernacolari dei carnevali sardi e le ritualità delle sottoculture legate agli ambienti rave, clubbing, e all’immaginario Anime”, la performance, eccezion fatta per la bella scritta “Spirit” in caratteri che ricordano i nomi delle band heavy metal, è semplicemente un’ora e mezza di esercizi aerobici (qui nemmeno sincronizzati) che si fanno in palestra, con l’aggiunta della “truzzata” delle due automobili che, porte aperte, sparano la musica.

“Let’s Revolution!”, il laboratorio di pratica teatrale Teatro Patalò sfociato nel lavoro “Futuro perfetto”, ha qualche difetto di gioventù (e ci sta, visto che gli oltre 20 attori hanno un’età compresa tra i 14 e i 20 anni) e qualche spunto interessante.

Un po’ penalizzato dall’eccessiva lunghezza, circa 80 minuti, regala comunque una mancata di quadri ad effetto, come il rito della battaglia, con i ragazzi disposti in cerchio che assistono agli scontri “danzati”, i duetti “parlati” (finalmente!) e l’ondeggiare dei corpi sul palco, tra onde invisibili di un mare di silenzio.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento