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Alitalia, Calenda a Radio 24: “Non possiamo più mettere soldi pubblici”

da Redazione

“Non possiamo più mettere soldi pubblici in Alitalia”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico intervenuto a 24Mattino su Radio 24 spiegando che “spendere meno soldi pubblici possibili” su questo tema “è la priorità”. “Abbiamo un ordine di priorità – ha detto ancora parlando a Radio24 – la prima è che si spendano meno soldi pubblici possibile e contemporaneamente che i cittadini abbiamo le rotte e i servizi, questa è la cosa importante e decisiva. Se si può fare mantenendo l’azienda tutta insieme sono molto contento. Se si può fare cedendo l’azienda a un operatore internazionale, e penso che questa sia la strada giusta, bene. La prospettiva è questa. Non possiamo mettere più soldi pubblici in Alitalia, questo è il mio punto di partenza”. Calenda ha affermato che i commissari stanno depositando il bilancio 2016 e rivedendo i bilanci degli anni passati con varie riclassificazioni. “E’ il loro dovere – ha detto – come fa parte del loro dovere promuovere eventualmente azioni di responsabilità”.

 

“Concorrenza, non riesco a spiegarmi il blocco della legge”


Il ministro dello Sviluppo economico ha chiesto di ritirare i quattro emendamenti di esponenti del Pd sul provvedimento sulla concorrenza in modo da approvare il testo e evitare il ritorno in Senato in quarta lettura. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda parlando a Radio 24 di “calvario” del provvedimento. “Sono emendamenti del Pd chiarificatori – ha detto a 24Mattino – e non sostanziali, ho dato l’impegno del Governo a risolvere queste questioni in vario modo e ho chiesto di ritirare gli emendamenti, spero che si faccia e che si approvi il testo. Tornare al Senato in quarta lettura sarebbe una pessima immagine. Daremmo l’idea che non riteniamo la concorrenza un grande elemento di equità sociale. Spero che il Pd non si trasformi dal partito che voleva rottamare le rendite e le caste al partito che rottama la concorrenza, sarebbe un’immagine pessima”. Massimo rispetto per il Parlamento – ha concluso rispondendo a alcuni commenti sul fatto che deve essere il Parlamento a fare le leggi e non i ministri – il Parlamento fa le leggi, facessero la legge”.

 

“Tlc, sulla fibra non si possono cambiare le regole in corsa”


“Quello che non si può fare, perché dobbiamo fare il paese serio, è cambiare le regole in corsa”. Così, intervenendo a 24Mattino su Radio 24, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, torna sulla posizione di Tim nei confronti delle gare per la banda ultra larga. “Chiamerò Telecom – spiega il ministro a Radio 24 – e rivedremo insieme il processo in maniera trasparente e chiara: se ha il diritto di investire deve poter investire senza nessun ostacolo, ma piuttosto con tutti gli incoraggiamenti. Viceversa, se c’è un equilibrio della concessione che viene messo in difficoltà” dal cambiamento di posizione di Tim “allora sono sicuro che Telecom lo riconoscerà”. Secondo Calenda, l’interesse del gruppo sul 10% delle aree a fallimento di mercato “un po’ inficia il bando, perché per esempio se sono le aree più remunerative, quelle un po’ meno bianche” si potrebbe creare un disequilibrio nel processo competitivo.

 

“Governo, non ho piani e progetti politici”


“Io mi occupo del mio lavoro non ho piani e progetti politici di nessun genere”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda parlando a 24Mattino su Radio 24 e prosegue: “Interloquisco con molta gente – ha detto rispondendo a una domanda su eventuali progetti in politica – mi vedo con Prodi da tanto tempo, è una delle poche persone in Italia che gira il mondo. Non ho un appuntamento in agenda con Berlusconi”. Calenda ha detto a Radio 24 che sarebbe “felicissimo di incontrarlo, è un grande imprenditore e una persona molto interessante” ma ha anche sottolineato che il suo lavoro “è di finire le tante cose” che ci sono da fare al ministero. “Verdini – ha aggiunto Calenda a Radio 24 – ha detto una poche cose sulle quali sono d’accordo con lui, ha detto che non prenderei neanche il voto di mia madre perché vota a sinistra. Poi faccio il mio lavoro politico, dico le cose come le penso, faccio le cose nell’ambito di una visone d’insieme che è politica”.

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