SAN MARINO – Questa mattina presso l’Ufficio del Lavoro si è svolta la penultima puntata della commedia tragicomica che ha interessato il One Gallery Outlet ed in particolare i 67 dipendenti che sono stati loro malgrado coinvolti in questa situazione drammatica. Nella tarda mattinata era convocata la CPC – Commissione Permanente Conciliativa che ha sancito il mancato pagamento di due mensilità – gennaio e febbraio – che assieme al Trattamento di Fine Rapporto già maturato, ma che contrattualmente dovrà essere liquidato a giugno prossimo, corrispondono ai crediti maturati dai lavoratori. L’ultima puntata di questa tragedia lavorativa è già fissata per lunedì mattino presso la Segreteria di Stato al Lavoro dove – alle 8,30 – si formalizzerà l’accordo di mobilità e l’uscita definitiva dei dipendenti da questa azienda.
Durante la seduta della Commissione Conciliativa, alla presenza dell’Amministratore Unico di One Gallery Outlet Massimiliano Ricci e del legale dell’azienda Avv. Luca Della Balda, abbiamo assistito all’ennesimo colpo di teatro di questa rappresentazione: il 21 Marzo scorso One Gallery ha depositato una istanza di ammissione alla moratoria/amministrazione controllata prevista dalla Legge 47/2006.
Di fatto, accedendo a questo percorso che deve essere autorizzato dal Commissario della Legge, i dipendenti si potrebbero trovare nella condizione di vedere sia decurtati che differiti i loro crediti, nonostante le ripetute e, in qualche caso persino imbarazzanti, rassicurazioni fatte dai Responsabili dell’Azienda riguardo alla garanzia da parte della stessa di saldare ogni spettanza ai lavoratori, richiamando ripetutamente quale “garante” della affidabilità delle rassicurazioni date l’onnipresente – anche se mai fisicamente – Jarno Trulli.
Un capitolo a parte, degno di essere sottolineato, riguarda l’imbarazzante latitanza della Segreteria di Stato al Lavoro rispetto alla assoluta necessità – peraltro richiesta delle organizzazioni sindacali in più occasioni – di convocare i rappresentanti di One Gallery Outlet. Come già evidenziato il sindacato già dal mese di gennaio scorso aveva avanzato al Segretario al Lavoro Andrea Zafferani la richiesta formale di convocare i rappresentanti e la proprietà del One Gallery. Lo scorso 13 marzo in uno scambio di messaggi lo stesso Segretario Zafferani, previe verifiche sulla consistenza dei debiti verso lo Stato, confermava il fatto di avere intenzione di convocare l’Azienda subito. Ad oggi ancora nulla, da parte della Segreteria al Lavoro rileviamo un immobilismo imbarazzante che i lavoratori del One Gallery Outlet anche nell’incontro odierno con le organizzazioni sindacali hanno fortemente criticato e stigmatizzato.
In situazioni così delicate e preoccupanti, la mancanza di interventi diretti sull’azienda assume contorni imbarazzanti. Lo stesso decreto, recentemente emanato dal Governo per affrontare in maniera più incisiva situazioni come quella del One Gallery Outlet, impone di convocare le aziende inadempienti in un incontro ufficiale che consenta di chiarire la situazione e trovare possibili vie d’uscita: nonostante tutto e incuranti delle richieste dei lavoratori, da parte della Segreteria al Lavoro si rileva un silenzio assordante.
Dopo mesi di battaglie sindacali, di iniziative, di assemblee drammatiche e dopo aver vissuto assieme ai 67 lavoratori e lavoratrici del One Gallery Outlet tantissimi momenti di rabbia e sconforto, ci rammarica constatare che il Governo si sia dimostrato lontano dalle richieste che provenivano dai dipendenti e che non sia stato in grado di riunire attorno ad un tavolo la proprietà dell’immobile, le parti sociali ed i responsabili di questo scempio sociale.
Nonostante la sovraesposizione del Governo, che vede la convocazione quasi settimanale di sedute pubbliche per magnificare i buoni propositi ed un iper-attivismo del Segretario – onnipresente sui social network – dobbiamo rilevare che a fronte della richiesta di interventi concreti e della necessità di metterci la faccia, la risposta è stata simile a quella di una vecchia canzone: “parole, parole, parole…”.
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