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Consiglio Grande e Generale: “Modalità paritaria di trasmissione del cognome”

da Redazione

Il Progetto di Legge è stato approvato con 42 voti a favore, 2 contrari e un astenuto. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – I lavori consiliari nel pomeriggio del 23 novembre sono ripartiti con la conclusione dell’esame del Progetto di legge di iniziativa popolare “Modalità paritaria di trasmissione del cognome” che viene infine approvato con 42 voti a favore, 2 contrari e un astenuto.

Si è proseguito con il comma 15, progetto di legge “Trattamento economico e normativo relativo al personale incaricato per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole della Repubblica di San Marino”, presentato in seconda lettura dal segretario di Stato per l’Istruzione, Giuseppe Maria Morganti, su cui si apre un acceso dibattito. “L’esigenza di uniformare il trattamento normativo ed economico degli insegnanti di religione- spiega Mariella Mularoni, Pdcs, relatore di maggioranza- che prestano servizio presso le scuole della Repubblica di San Marino a quello degli altri insegnanti, ha reso indispensabile il presente progetto di legge”. Per Franco Santi, C10, relatore di minoranza, invece “il vero nodo è, e continua ad essere, il privilegio, concesso alla Curia, di decidere chi può e chi non può accedere all’insegnamento della religione in deroga alle norme generali che regolamentano le assunzioni e gli incarichi presso le nostre scuole”. Il progetto di legge viene esaminato e infine approvato con 26 a favore, 21 contrari.

L’Aula affronta quindi il comma 16, il Progetto di legge in seconda lettura “Cooperazione fiscale internazionale”, presentato dal segretario di Stato per le Finanze, Gian Carlo Capicchioni. “E’ una legge prettamente tecnica, in ambito economico e finanziario- spiega all’Aula il segretario di Stato- discende dalla scelta fatta da San Marino per essere tra quei Paesi che adottano lo scambio di informazioni”. Conferma quindi la scelta del Titano di “essere un Paese collaborativo e trasparente- prosegue il segretario di Stato- inserito a pieno titolo nella comunità internazionale”. Concluso il dibattito, inizia l’esame dei 54 articoli del provvedimento. I lavori si interrompono con l’approvazione dell’articolo 17 e riprenderanno in seduta notturna.

Di seguito un estratto dei lavori.

Comma 15. Progetto di legge “Trattamento economico e normativo relativo al personale incaricato per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole della Repubblica di San Marino”/approvata con 26 a favore, 21 contrari.

Mariella Mularoni, Pdcs, relatore di maggioranza: “L’esigenza di uniformare il trattamento normativo ed economico degli insegnanti di religione che prestano servizio presso le scuole della Repubblica di San Marino a quello degli altri insegnanti, ha reso indispensabile il presente progetto di legge. Gli insegnanti di religione, essendo inseriti nell’allegato F alla legge organica numero 41 del 1972, non sono titolari di contratti di lavoro a tempo indeterminato bensì di incarichi conferiti loro annualmente previo benestare della curia vescovile feretrana. Ciò impedisce di riconoscere loro istituti quali l’anzianità di servizio e conseguentemente gli scatti d’anzianità e le indennità di funzione proprie dei colleghi insegnanti di altre discipline. Il personale in oggetto beneficia già degli stessi istituti previsti per gli insegnanti incaricati a tempo indeterminato compresi quelli previsti dall’accordo citato: aspettativa post partum e i permessi annuali retribuii. Difficile è invece introdurre per legge l’aspettativa per malattia di un familiare poiché nel pubblico impiego non è prevista. La legge infine non prevede una norma specifica che impegna il Governo nella definizione di un nuovo accordo con la Santa Sede, così come previsto nell’atto sottoscritto il 16 maggio 2013, ma ciò continua a rappresentare un impegno di valore politico”.

Franco Santi, C10, relatore di minoranza: “Preannunciata con un incontro formale è arrivata una proposta di legge che punta alla stabilizzazione degli insegnanti laici di religione, riconoscendo un trattamento economico e alcune tutele sindacali di cui oggi gli stessi sono sprovvisti avvicinando di fatto la loro condizione contrattuale a quella degli altri insegnanti di ruolo. Non ci sarebbe nulla di cui obiettare se non fosse per un aspetto assolutamente non secondario: gli insegnanti di religione, chiamati da una graduatoria pubblica riservata, pagati e messi sotto contratto dalla P.A. vengono ancora oggi scelti e potenzialmente licenziati dalla Curia. La trattativa che il Segretario Morganti pare abbia portato avanti con il vescovo non è riuscita ad ottenere, sempre che vi sia stata questa richiesta, l’estromissione dell’avvallo da parte del Vescovo dei requisiti necessari per iscriversi alla graduatoria specifica. Quello che si è ottenuto è solamente l’eliminazione della riconferma annuale di idoneità. In parole povere, gli insegnanti, il cui diritto ad essere iscritti alla specifica graduatoria doveva sottostare ogni anno al vaglio del Vescovo, oggi dovranno ottenere l’idoneità all’insegnamento dalla Diocesi solamente al momento della loro prima iscrizione in graduatoria, fatta salva la facoltà, rimasta in capo allo stesso vescovo, di revocare la loro idoneità in ogni momenti. (quindi di provocarne a tutti gli effetti il licenziamento). La Curia mantiene ferreo il proprio controllo sul personale che viene assunto nelle scuole pubbliche da pubblica graduatoria con contratto pubblico e con stipendio pagato dalla collettività. E’ evidente che quindi continuare a proporre di parificare la loro condizione a quella degli altri insegnanti nascondendosi dietro il principio della parità dei lavoratori e della lotta al precariato significa semplicemente mistificare la realtà. Oggi ci troviamo a certificare una vera e propria forzatura da parte del Governo, resa ancora più odiosa dal fatto che criticarla può facilmente passare per insensibilità nei confronti delle condizioni lavorative di una categoria precaria e sottomessa nel proprio lavoro al vaglio della Curia. Il vero nodo è, e continua ad essere, il privilegio, concesso alla Curia, di decidere chi può e chi non può accedere all’insegnamento della religione in deroga alle norme generali che regolamentano le assunzioni e gli incarichi presso le nostre scuole. Tutti siamo concordi sulla necessità di porre rimedio ad una situazione che da troppi anni ci trasciniamo e che determina situazioni di sperequazione tra lavoratori, ma nessuno vuole dire chiaramente che questa realtà è la diretta conseguenza dell’incapacità della politica di emanciparsi da anacronistiche interferenze. Non possiamo più sopportare soluzioni che favoriscono qualcuno senza dare una risposta generale equa e giusta. Questo progetto di legge va a sanare infatti la situazione di coloro che insegnano da almeno 7 anni alla data del primo gennaio 2015 ma non introduce meccanismi di lotta al precariato o procedure che possano determinare il superamento delle discriminazioni denunciate dai lavoratori. Si vogliono eliminare le discriminazioni? Allora si elimini l’avvallo del Vescovo come requisito per l’iscrizione alla graduatoria pubblica degli insegnanti di religione. Questa è l’unica strada seria da percorrere. La nostra cultura non può e non deve esimersi dal confronto e dalla conoscenza della religione cattolica ma questo deve avvenire con modalità e regole che non possono comprendere egemonie o forzature di nessun tipo. Questo è il terreno giusto sul quale fare nascere le soluzioni ai nodi rimasti irrisolti e non certo l’approccio utilizzato dal Governo che raggiunge un solo obiettivo e cioè accontentare chi lavora da più di 7 anni in quel ruolo nella più lineare continuità politica delle stabilizzazioni ad hoc o ad personam, già viste e riviste.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione: “Dispiace che il Consiglio, ovvero la minoranza, non colga l’occasione di avanzare sulle terreno delle riforme, su un terreno delicatissimo in cui si inserisce una cultura profonda del nostro Stato che esiste da secoli e ha determinato l’equilibrio tra potere temporale e spirituale. Non sono colte le innovazioni del Pdl e ci si scaglia contro una situazione di precarietà assoluta di lavoratori che hanno tutti i diritti di essere tutelati come gli altri. Fino ad oggi l’autorizzazione annuale da parte della Curia determinava il beneplacito per svolgere questa funzione, oggi la nuova legge fa un salto da gigante su questo aspetto e parifica le possibilità di accesso all’insegnamento della religione nelle scuole per tutti, in modo che resti solo come ultima spiaggia una possibile revoca, l’unico fattore di diversità. Revoca che comunque nel nostro Stato non è mai stata esercitata verso nessuno in passato.

Saranno poi i consigli di classe a definire strategia di insegnamento, anche nell’ottica di superamento delle divisioni tra discipline così come pensate fra oggi e aprendo alla possibilità della loro contaminazione. Queste sono due innovazioni che non sono sottolineate nella relazione di minoranza e si mette invece in discussione il governo, sottolineando il fatto che il Consiglio si sia espresso bocciando l’accordo con la Curia. Però questo accordo non riguardava i diritti degli insegnanti ma prevedeva un’evoluzione dei rapporti su cui il Consiglio non si è sentito di esprimersi. Questo Pdl invece riguarda esclusivamente i diritti di lavoro di un gruppo di insegnanti. Il mondo va avantim il pensiero progredisce, c’è qualcuno che lo segue e ne dovrebbe prendere atto anche il Consiglio Grande e Generale”.

Michele Muratori, Psd: “Il presente Pdl intende normare una situazione poco chiara e poco dignitosa per gli insegnanti di religione. Offrire la discrezionalità alla Curia sulla bontà dell’insegnante però non lo ritengo necessaria, va riconosciuto che la discrezionalità non avrà più cadenza annuale come prima, ma varrà solo all’inizio della carriera. Si va a limitare l’annoso problema del precariato. Il mio voto sarà favorevole perché riconosco il deciso miglioramento, con l’auspicio di vedere un ulteriore miglioramento nei prossimi anni”.

Luca Santolini,C10: “Non mi è piaciuto per niente l’intervento del segretario di Stato Morganti. Si è stupito dell’insensibilità di una parte dell’Aula sulla situazione discriminatoria che vivono gli insegnanti da oltre dieci anni, èuna bugia odiosa. La relazione letta da Santi è perfetta sulla ricostruzione dei passaggi dei temi affrontati in Consiglio, sia sulla situazione degli insegnanti. Si dice, come giustificazione, che non insegnano solo la religione cattolica, lo sappiamo ma non c’entrano nulla con questo Pdl. Rispetto l’accordo bocciato in Aula: la problematica della discriminazione e precarietà degli insegnanti di religione dovevano essere trattati diversamente, non mantenendo l’avvallo della Curia. E’ una discriminazione che non è stata superata”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Questo Pdl viene presentato come un intervento volto a limitare la precarietà per gli insegnanti di religione e si dice che si devono parificare le condizioni con gli altri insegnanti. Credo non sia così. Intanto, per poter mirare agli stessi benefici e condizioni, ci devono essere le medesime condizioni di accesso. E non credo il provvedimento riguardi la precarietà, piuttosto ha a che fare con la laicità dell’insegnamento. Le figure possono essere assunte solo con il nulla osta del Vescovo e in più permane il diritto di revoca da parte della Curia. E’ un problema di laicità. Quando si parlava di questo progetto di legge all’inizio ero rincuorato che alla segreteria di Stato ci fosse un Segretario dalla provenienza politica di un certo tipo, ma oggi invece di citare Gramsci o Brecth si cita Don Milani. L’accordo inerente a queste tematiche, segretario, è stato bocciato e si fa finta di niente. Le chiedo Segretario, visto che è ancora in tempo, di riprendere in mano l’argomento confrontandolo anche con gli altri insegnanti”.

Mimma Zavoli, C10: “La segreteria di Stato lascia questi insegnanti su un piano diverso, con un riconoscimento giuridico diverso. Non è contro i lavoratori che si leva la nostra protesta, ma per reinserirli nell’alveo delle condizioni degli altri lavoratori. Qui è lo spirito dei nostri emendamenti soppressivi. La sua scuola pubblica non dovrebbe essere pulpito per una sola religione, ma una sorta di agorà, di incontro tra religioni. Ci voleva più coraggio e da lei segretario me lo attendevo. Con questo anacronistico Pdl ha invece codificato un modus operandum non degno di una scuola laica e di un Paese moderno”.

Elena Tonnini, Rete: “Si parte da un accordo che di fatto è stato bocciato il 25 ottobre 2013 per regolamentare l’accordo normativo sulla retribuzione degli insegnanti di religione. Dispiace come il segretario Morganti si sia prestato a riportare una decisione già presa dall’Aula. Sarebbe il caso di valutare come vengono considerati gli interventi che di fatto sono stati bocciati dal Consiglio Grande e Generale. E’ una forzatura”.

Mariella Mularoni, Pdcs : “Non è mero insegnamento catechistico come indicato dalla relazione di minoranza. Non si può sminuire la rilevanza dell’insegnamento della religione cattolica nella nostra identità e storia. A San Marino gli insegnanti sono inseriti nella pubblica graduatoria del personale docente e sono assunti non certo a discrezione del Vescovo. Ciò che conta é la graduatoria. Questa legge va a sanare la condizione di insegnanti laici, quasi tutte donne, che si trovano in una situazione di precariato anche da più di 20 anni”.

Francesca Michelotti, Su: “Questi lavoratori non possono essere considerati dipendenti pubblici come gli altri in funzione di una clausola di idoneità che è rilasciata da un’autorità religiosa e non da un’autorità di tipo pubblico o statale. Resta in vigore il problema di revoca del Vescovo. Lasciate queste persone in condizioni di subalternità. Non sono dipendenti pubblici e li lasciate alla mercé di un Vescovo che ha una facoltà di veto. Le accuse di insensibilità rivolte all’opposizione dovete rimangiarvele perché voi non avete mosso un dito per togliere questa situazione di precarietà in cui vive questo personale. Io mi batto per l’affermazione del concetto di laicità. La relazione è fatta benissimo perché esprime contenuti altissimi sui valori della scuola. Noi voteremo contro questo provvedimento di legge”.

Franco Santi, C10: “Se c’è una cosa veramente sbagliata e odiosa è mettere in contrapposizione dei diritti dei lavoratori legittimi con dei principi di laicità, eguaglianza e pari trattamento. Odioso e scorretto. Chi ha voluto portare queste argomentazioni se le deve rimangiare. Chi sta perpetrando un atteggiamento sbagliato nei confronti di questi dipendenti sono proprio i consiglieri della maggioranza perché non andate a fare un’opera di verità e uguaglianza. Lasciate come era prima il nodo da sciogliere. Volevo rispondere alla critica del consigliere Mularoni quando si è parlato di catechismo: io sono d’accordo sul fatto che la scuola non deve dare questo genere di insegnamento ma occorre verificare. Questo è un approfondimento o un’analisi che deve avvenire con tutti i crismi e gli approfondimenti che riguardano la scuola. Ci serve una connotazione e un’identità molto precisa e al passo con i tempi. La scuola non deve seguire i paradigmi dell’economia, dei centri commerciali, del consumismo o dei bisogni. La scuola deve seguire il profilo culturale delle persone capaci di costruire un futuro nuovo con cui l’uomo è al centro. Serve un contesto normativo e di regole laiche. Se questo provvedimento verrà approvato avremo perso un’occasione importante”.

Matteo Zeppa, Rete: “Io credo che qui si debba andare oltre la questione degli insegnanti di religione. Strano che ci si accorga delle disuguaglianze di genere quando in altri contesti queste discriminazioni non si vogliono vedere. E’ perfettamente comprensibile il gioco delle parti. Il discorso sugli insegnanti precari dovrebbe essere molto più ampio. Sarebbe molto bello in un paese laico che già dalle elementari si insegnasse la storia delle religioni”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Mi sembra un po’ stretto il richiamarsi al principio di laicità in questo dibattito. Ve lo dice una che ha sempre puntato su questo aspetto. Credo che intanto la nostra cultura e lo stesso umanesimo europeo siano permeati di cristianesimo. Qualunque faziosità non è adatta ad accettare la diversità che deve invece trovare spazio. Dire che l’insegnamento della religione cattolica sia al di fuori della laicità è quindi sbagliato, significa negare la nostra stessa identità di Stato e di comunità.

Sotto profilo normativo il gap era già stato riempito, gli insegnanti di religione sono trattati uguali per la maternità e rispetto gli istituti riconosciuti ad altri dipendenti, qui la differenza è sotto il profilo retributivo. Non è vergogna rivendicare stipendi uguali, ma si devono dire le cose come stanno. E’ giusto che costoro che non entrano con le regole di tutti gli altri insegnanti paghino il prezzo per queste condizioni diverse? Io credo di no, se è un corso con dignità pari a quella degli altri corsi di studio. Santi dice se si poteva ribaltare le situazione e inserirli nel modulo del pubblico impiego, in modo che accedano attraverso il concorso alle cattedre. Bisogna sistemare certe cose a monte, concordo, così il segretario avrebbe dato un ottimo servizio all’ordinamento e all’uguaglianza formale, oltre che sostanziale”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Ad oggi c’era differenza di trattamento tra insegnanti di religione e altri insegnanti e questo provvedimento mette fine alle disparità. L’affidamento dell’incarico, bisogna ricordarlo, non avviene in assenza di criteri, tutt’altro. Chi ricopre l’incarico di insegnante di religione deve aver compiuto un certo percorso formativo. La nostra lista vede con favore questo Pdl”.

Giuseppe Maria Morganti, replica: “Il dibattito mostra come sia difficile trovarsi in mezzo a diverse opinioni, tutte valide, ma che devono essere conciliate. Il ruolo di conciliatore spesso è difficilissimo perché non trova consensi da nessuna parte. Nessuno è disposto a rinunciare al proprio portato, pur di non fare i famosi passi avanti. Fino ad oggi la situazione quale era? Prima di me autorevoli persone hanno potuto ricoprire il mio ruolo e hanno gestito una situazione che noi vogliamo migliorare un tantino. Non capisco perché si dica che vogliamo fare chissà quali rivoluzioni negative. La laicità dei miei predecessori era confermata dalla loro posizione politica. Vogliamo nascondere che viviamo in una società fortemente vincolata a questi rapporti e che ogni passo avanti è importantissimo? E che domani mattina, se il provvedimento verrà approvato, la situazione sarà migliore? Vi chiedo come facciamo ad uscire dall’allegato F, é impossibile e abbiamo così proceduto su una strada che consentisse la parificazione dei diritti da un lato, di lavoratori precari da decenni, e insieme una situazione che entri in sintonia con una situazione anomala a questo tipo di professioni. E lo sappiamo benissimo che è anomala”.

Dichiarazione di voto

Roberto Ciavatta, Rete: “Confermo il nostro voto contrario a questa legge. Faccio solo una citazione per il segretario, di Gramsci:’Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, la libertà è possibile solo con una scuola indipendente, noi dobbiamo creare la nostra scuola libera'”.

Comma 16. Progetto di Legge “Cooperazione Fiscale Internazionale”, 2nda lettura

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato: “E’ una legge prettamente tecnica, in ambito economico e finanziario, discende dalle scelte fatte da San Marino per essere tra quei Paesi che adottano lo scambio di informazioni. La scelta quindi di essere un Paese collaborativo e trasparente, inserito a pieno titolo nella comunità internazionale. Dal G20 del 2009 fu adottata la risoluzione dove i grandi Paesi indicavano, rispetto ai Paesi off shore, di porre in essere tutti gli strumenti necessari per fronteggiare l’evasione e l’elusione internazionale. Da questo summit scaturisce il modello Ocse di scambio di informazioni automatico, per rendere trasparente i sistemi di ogni Paese aderente e che abbia necessità di ricevere o dare informazioni su transazioni e oggetti di interscambio multilaterale. Da questo primo passo del 2009 si è progressivamente arrivati a Jakarta 2013, con l’adozione di standard internazionali. San Marino ha fatto poi un’altra scelta importantissima l’anno scorso ad ottobre. Abbiamo deciso di essere tra i paesi più virtuosi che scambieranno i dati dal 2017, insieme ad altri 50 Paesi. San Marino ad ottobre ha infine firmato un altro accordo, il Fatca. Sono scelte irreversibili per San Marino e ha fatto bene. Non farle avrebbe portato a provvedimenti da parte della comunità internazionale. Ci ricordiamo bene la black list italiana ai tempi di Tremonti. Noi abbiamo scelto la trasparenza e la collaborazione e su questo andiamo avanti. I riconoscimenti degli organismi internazionali ci confortano sul fatto che siamo sulla strada giusta”.

Massimo Andrea Ugolini, Pdcs: “E’ stato messo in atto un ragionamento fortemente politico. Con questo progetto di legge si vuole arrivare a una trasparenza e a una comunicazione fra Stati che possa permettere di mettere San Marino al massimo delle condizioni. Scambio su richiesta, scambio automatico che dal 2017 diventerà attuale e di norma per i 28 Paesi dell’Ue. Ufficio centrale di collegamento (Clo) sarà quel collettore che dovrà fare da trade union con le amministrazioni fiscali degli altri Stati. Serve un potenziamento della struttura. Credo che vada evidenziato il fatto che il rilancio economico debba basarsi sulla trasparenza. Fondamentale per chi vorrà venire a investire a San Marino l’aspetto della residenza. Forte sostegno a questo progetto di legge che ha una valenza politica molto forte su come San Marino è cambiato e vuole cambiare nei prossimi anni.”

Marco Podeschi, Upr: “Questo provvedimento di legge è un provvedimento molto specifico. Iniziamo ad avere tante Autorità ed istituzioni. Aif, Banca Centrale e a questo punto l’ufficio centrale di collegamento. In prospettiva la Repubblica di San Marino deve uniformare quello che fanno queste istituzioni rispetto ai soggetti vigilanti. Nella legge si fa riferimento più volte alla possibilità di avere una sorta di polo di competenze in materia di fiscalità internazionale. Nella mia idea però Segretario andrebbe creato un dipartimento per le politiche fiscali internazionali all’interno del dipartimento Finanze”.

Luca Beccari, Pdcs: “Io credo che come abbiamo avuto modo di discutere nel corso della presentazione in prima lettura siamo di fronte a un passaggio importante verso l’adeguamento agli standard internazionali in materia di cooperazione fiscale internazionale. La genesi di queste normative si ritrova nel G20 del 2009 a Londra. Tutti gli Stati rinunciano a prerogative e peculiarità legate a regimi favorevoli per andare a abbracciare un modello condiviso dove si possono sviluppare le relazioni economiche fra Stati. San Marino oggi ha sicuramente un ruolo diverso rispetto a quello di 4/5 anni fa per il recepimento delle direttive internazionali. Non ci limitiamo più solo a recepire ma forniamo anche il nostro contributo. Questo è un provvedimento strutturato: un bene per il nostro Paese al di là di quelle che possono essere le difficoltà per l’implementazione. Essere oggi in una black list di qualunque tipo significa scoraggiare gli imprenditori perché significa avere problematiche nella divisione dei dividendi, nella deducibilità dei costi e dunque sicuramente non favorisce chi vuole avviare attività economiche nel pieno rispetto delle leggi e della trasparenza. Non fermiamoci qui. Non è con la conformità agli standard che si fa economia. Ma sarebbe stato difficile parlare di sviluppo se le basi da cui parliamo non fossero quelle della conformità agli standard internazionali”.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato, replica: “Con la nostra riforma fiscale abbiamo cambiato modo di pensare nel prelievo fiscale. Eventuali nostri concittadini che detengono risorse o capitali all’estero, ancorché non dichiarati o dichiarati in parte, oggi potrebbero vedersi chiedere informazioni da San Marino. Un ulteriore strumento che permetterà all’amministrazione finanziaria di eseguire ulteriori accertamenti in merito. Norma molto importante. Non solo un aspetto tecnico ma un aspetto politico di grande importanza”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Questa normativa è il recepimento di un modello standard internazionale. Ma volevo rimarcare il compiacimento del Psd perché siamo convinti che il futuro del nostro Paese passa per la cooperazione internazionale. Su questo ci siamo sforzati con grandi costi per adeguarci alle migliori normative internazionali. E’ giunto però il momento di alzare il ditino nelle sedi opportune e cominciare a chiedere che siano anche gli altri Paesi ad adeguarsi alle nostre richieste e a soddisfare le nostre richieste, nei termini previsti dagli standard. Oggi non siamo più soggetti passivi di molti procedimenti ma siamo soggetti attivi. Noi lo sforzo l’abbiamo fatto ed ora pretendiamo lo facciano anche gli altri. Dal recupero dei crediti in Italia fino alle rogatorie e agli scambi di informazioni”.

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Avremo possibilità anche noi di chiedere informazioni ai nostri cittadini che hanno investito. Dato che ora abbiamo gli strumenti non è escluso che in futuro potremmo essere noi a presentare una volontay disclosure. Così da richiamare in Repubblica quei capitali illeciti portati fuori dal nostro territorio. L’approvazione di questo provvedimento per l’adeguamento agli standard internazionali in materia di cooperazione fiscale è un passo in avanti per tutti”.

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