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San Marino, Consiglio Grande e Generale: il dibattito sul segretario Claudio Felici (3)

da Redazione

Il primo a prendere parola all’inizio dei lavori odierni è il segretario del Pdcs, Marco Gatti che affronta il tema della questione morale legata al finanziamento ai partiti. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Nella terza giornata di Consiglio Grande e Generale prosegue il dibattito sulle dimissioni del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, in cui gli iscritti ad intervenire sono 58.

Il primo a prendere parola all’inizio dei lavori odierni è il segretario del Pdcs, Marco Gatti che affronta il tema della questione morale legata al finanziamento ai partiti:”Ho sentito parlare di responsabilità del passato- spiega- e sarà una riflessione che dovremo fare, le regole erano diverse da oggi, però erano comuni e un discorso era un finanziamento al partito che era una cosa lecita, un’altra sono i finanziamenti illeciti”. Su questo, “sono convinto- aggiunge- che la magistratura potrà spiegarci molte cose anche del passato e si farà autocritica”.

Andrea Belluzzi, Psd, lancia un suggerimento per come chiudere il dibattito a tutte le forze in Aula: “Scrivere e condividere un’agenda di interventi per la trasparenza, ciascun partito ha sicuramente un tema e può dare un contributo che tutta l’Aula può perseguire”.

Rilancia “un rinnovato dialogo con le forze di opposizioni disponibili, con cui si può fare molto”, Fabio Berardi, Pdcs: “Non servono altre macerie- aggiunge- elezioni anticipate, personalismi e giochi di partito che avranno solo gambe corte”. Per Denise Bronzetti, Ind., è valida la proposta di Alleanza popolare e necessaria una verifica di governo immediata: “La Finanziaria-spiega- può rappresentare un segnale netto di cambiamento”.

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “Sarebbe bene- ammonisce- che non ci fosse nessuno, nei ruoli politici di primo piano, circondato dal minimo sospetto e dalla minima ombra”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro introduce il tema dell’immunità parlamentare e richiama il bisogno di “regole che garantiscono il buon funzionamento del Consiglio Grande e generale”, rispetto in particolare “all’entrata, l’uscita e la permanenza all’interno dei ruoli che si stanno ricoprendo”. Per il segretario infatti: “Ci sono degli elementi da analizzare per non interrompere i percorsi importanti che i Governi stanno portando avanti”.

Punta il dito contro un’opposizione che in Aula “porta avanti un giudizio sommario e le calunnie”, Maria Luisa Berti, Ns.

Mentre Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per il Turismo, lancia un appello per compiere “un passaggio di forte chiarezza, fermezza e prontezza per fugare ogni forma di sospetto ed imbarazzo tra colleghi, anche all’interno di quest’Aula”. E’ di fatto “un invito- ribadisce- a fare tutti un gesto molto forte per non giustificare più attacchi, che se perpetuati nel tempo possono solo danneggiare in maniera indelebile questo quadro politico-istituzionale, che ha e deve avere solo il compito di mettere in protezione il Paese”.

Luca Lazzari, Ind.: “Con le dimissioni di Felici saltano gli equilibri di maggioranza- sottolinea- la legge elettorale porta a uno stallo, sarebbe da modificare”.

Roberto Ciavatta, Rete, lancia una proposta al governo:”Certifichi lo stato dei fatti e dichiari la crisi con l’impegno a rimettere ogni delega alla prima seduta del 2015″.

Mimma Zavoli, C10 bacchetta alcuni consiglieri di Bene comune: “Ci sono tentativi bizzarri di alcuni esponenti di maggioranza di differenziare il piano politico e giudiziario- manda a dire- tutto ciò che attiene la sfera giudiziaria siamo tenuti a lasciarlo fuori”.

Tende la mano invece Francesca Michelotti, Su: “Vorrei che tutte le forze politiche per bene si mettano insieme per garantire l’alternanza democratica, la pretesa di qualcuno che gli onesti siano solo da una parte è velleitaria oltre che ingenerosa”.

Nicola Renzi, Ap, rigetta “il clima da caccia alle streghe” sulla questione morale: “Quando ci troviamo di fronte ad attacchi indistinti che tendono a fare di tutta l’erba un fascio- spiega- siamo dinanzi a utilizzo strumentale della questione morale”.

Marco Podeschi, Upr, fa gli auguri al prossimo segretario di Stato per le Finanze chiamato a “una missione impossibile” ma annuncia che il suo partito non lo voterà.

Paride Andreoli, Ps, chiarisce la posizione del suo partito rispetto le aperture della maggioranza: “Mi auguro che non siano come quelle, un po’ false, ascoltate fino a oggi- commenta- no ci sarà nessuna stampella da parte nostra, ma ci pare facile chiedere le elezioni senza pensare alle conseguenze per il Paese”.

Vladimiro Selva, Psd, ritiene che questa legislatura debba andare avanti “per donare alla prossima una situazione diversa ovvero con una questione morale superata”.

Gian Nicola Berti, Ns, chiude gli interventi del dibattito: “Nessuno è legittimato in Aula a sollevare sospetti, a mettere in discussione moralità e onestà delle persone- ammonisce- se lo facciamo veniamo meno ai doveri istituzionali tra cui c’è il rispetto dell’indipendenza della magistratura”.

Conclusi gli interventi dei 58 iscritti, iniziano le repliche.

Di seguito la sintesi degli interventi della prima parte dei lavori odierni:

Marco Gatti, Pdcs: “Felici aveva una responsabilità importante, come le Finanze, abbiamo portato provvedimenti non semplici come la riforma tributaria e i bilanci, certo come tutti avrebbe potuto fare meglio alcune cose, ma l’emergenza continua ci ha spinto a prendere spesso decisioni senza il confronto tra le parti che provvedimenti importanti richiederebbero.

Il governo ha fino ad oggi il merito della continuità del precedente, quello del Patto, che si era data l’impostazione di cambiare il metodo. Sicuramente è un punto che voglio difendere: un metodo nuovo di approccio delle problematiche, di confronto con la cittadinanza, che ha tagliato nettamente con il clientelismo e che significa rispetto delle leggi.

La questione morale è legata al finanziamento ai partiti e per prima cosa ci siamo dati delle regole. Si è partiti con il fare le leggi che hanno dato alla magistratura la possibilità di lavorare autonomamente e oggi è possibile andare fino in fondo proprio perché la classe politica gli ha dato gli strumenti. Ho sentito parlare di responsabilità del passato e sarà una riflessione che dovremo fare per molti aspetti, le regole erano diverse, però erano comuni. Fino al 2006 i bilanci dei partiti erano casalinghi, prima non avevano neanche un conto corrente, ma un discorso era un finanziamento al partito che era una cosa lecita, un’altra sono i finanziamenti illeciti. Se i soldi sono stati usati per comprare il voto non era ammissibile neanche allora, sono convinto che la magistratura potrà spiegarci molte cose anche del passato e si farà autocritica.

La discontinuità di quel governo è stata con il passato, nelle norme ma anche nella volontà. Nelle scorse due elezioni, 2008 e 2012 non mi risulta ci sia stata voto di scambio.

La sfida vera è quella di un grande impulso al confronto al di là dei ruoli, di un’azione più decisa nel governo e legislativa. Se vogliamo posti di lavoro dobbiamo essere efficienti e veloci per dare risposte concrete a chi si interessa a investire nel nostro Paese. Avere un segno ‘più’ nella crescita di imprese dopo anni di ‘segno meno’ è un dato da leggere positivamente. Non è sufficiente sotto il profilo occupazionale perché sono piccole imprese che devono crescere, ma ci sono aziende importanti che stanno valutando di insediarsi in Repubblica. Una trasparenza ci vuole da parte di governo e maggioranza ma ci vuole anche confronto vero e sincero”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Le dimissioni di Felici non sono per motivazioni personali ma politiche. Ha scelto le dimissioni anziché aggrapparsi ai propri meriti per contrastare le accuse circolate solo a mezzo stampa. Un conto è il diritto di cronaca, un conto è prestarsi a martellanti accuse prima che arrivino nei luoghi deputati e costruite anche con interventi di persone che hanno inquinato la costruzione dell’accusa. Non c’è tutela alle strumentalizzazioni che partano dalla giustizia.

Quella di Celli è un’importante apertura, ‘più politica e riforme’. Il Psd non si tira indietro di fronte alla questione morale, se nel proseguo della legislatura si vuole una volta per tutte andare fino in fondo alle questioni morali, tutte, per dare poi al Paese effettivo ricambio, noi ci siamo.

Il nostro capogruppo l’ha già detto che dobbiamo completare un percorso e cercare condivisione anche fuori da maggioranza, perché non sia un cambiamento di parte.

Felici, e con lui tutto il Psd, ha compiuto un sacrificio importante ribadendo che l’importanza del progetto sta al di sopra di ogni persona. Ha rimesso l’incarico per frenare ogni eventuale polemica.

Si vuole gettare la spugna o portare avanti risultati? Io voglio raccogliere la sfida.

Molto lavoro sulla trasparenza è stato fatto e si dovrà fare, sta a noi decidere se proseguire.

La strada giusta per uscire dal dibattito è quella di scrivere e condividere un’agenda di interventi per la trasparenza. Ciascun partito ha sicuramente un tema e può dare un contributo che tutta l’Aula può perseguire”.

Fabio Berardi, Pdcs: “La penso come Gian Nicola Berti, tutti in quest’Aula hanno il diritto di portare il proprio contributo finché la vicende giudiziarie non vanno a compimento nelle sedi proprie, non si può calpestare lo stato di diritto per convenienza politica ed emettere condanne, le valutazioni politiche sono possibili quando si basano sulla verità.

Governo e maggioranza sono impegnato in processo di riforme avviato dal 2008, mi è ancora chiara e presente la difficile situazione che ho vissuto personalmente, e non solo per il ruolo che ricoprivo, per la mancata firma con il ministro Fini. Quest’Aula e alcuni gruppi politici non hanno permesso di compierla con tutte le conseguenze che ci sono state. San Marino oggi è ritenuto al pari di tutta la comunità internazionale e oggi il rapporto con l’Italia è riagganciato, su questi elementi poggiano il rilancio e la rinascita del Paese e i primi indicatori, seppur timidi, si stanno registrando, con oltre 360 nuove attività economiche che hanno aperto, i dati positivi della monofase nel 2013, ma tutto questo non basta. Anche il nostro Paese è afflitto dalla piaga della disoccupazione e di uno sviluppo lento, su questo ci sarà molto da lavorare. Con un rinnovato dialogo con le forze di opposizione disponibili penso si possa fare molto. Non servono altre macerie, elezioni anticipate, personalismi e giochi di partito che avranno solo gambe corte. Chiedo agli amici di Ap di portare pazienza, voi primi di altri avete avuto la sensibilità di farvi paladini di trasparenza e legalità, a volte diventando alleati scomodi o spigolosi, ma sempre pungolando gli alleati di procedere a spasso deciso verso il cambiamento, anche oggi anteponete l’interesse del Paese a quello di partito. Ben venga una verifica programmatica, mettere in sicurezza bilancio e conti pubblici, ben venga un governo pragmatico anche a tempo determinato per permettere l’avvio di seri progetti imprenditoriali, affrontare gli impegni internazionali e criticità che si presentano. Ci chiedete chiarezza e assunzione di responsabilità in riferimento al finanziamento partiti. Quel modo di concepirli era del passato, il 2008 ha segnato la svolta, sulla questione morale i partiti tradizionali non possono avere tentennamenti, il tribunale deve andare avanti, se qualche singolo individuo per interesse personale ha intrapreso percorsi diversi dalla legalità sarà giudicato dal tribunale o dalle commissioni d’inchiesta”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “In apertura di dibattito sono rimasta colpita dal tono non troppo coerente con quanto emerge in questo Paese. Non sono così ingenua da pensare che non ci siano anche a San Marino poteri forti in grado di determinare alcune situazioni. Parlando di complotto però non si rende giustizia al lavoro che la Magistratura faticosamente sta compiendo. E’ inutile che porgiamo nostra solidarietà alla Magistratura quando poi si dice che la questione morale esiste anche se non è preponderante rispetto ai fatti che accadono. La situazione è straordinaria: per essere risolta necessita di interventi non ordinari. Le dimissioni di Felici sono un gesto apprezzabile ma anche necessario e dovuto. Non risolvono però il problema del rilancio dell’azione di governo e dell’autorevolezza dell’esecutivo. Fino a quando non verranno annientate le relazioni mortali tra politica e affari e fino a quando non si saranno chiariti i rapporti di forza all’interno dei partiti più coinvolti dalla questione morale, difficilmente noi potremo pensare che ci possa essere un’azione di governo libera e determinata. Serve una verifica di Governo immediata e siamo a stretto giro di boa: la Finanziaria può rappresentare un segnale netto di cambiamento. Le emergenze sono: stabilità bilancio dello Stato, occupazione e sviluppo. Ritengo valida la proposta di Ap. Ora occorre abbandonare i progetti che non sono prioritari per il Paese e concentrarsi sulle emergenze. Fatto questo, si può andare dai cittadini a chiedere la fiducia.

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs : “Il momento politico ed istituzionale che sta attraversando la Repubblica è tra i più difficili e complessi di questi ultimi anni. Siamo in un momento d’emergenza e di grande difficoltà. Servono risposte e i dati forniti dal Segretario Arzilli dimostrano che il trend delle imprese sammarinesi è in controtendenza, ovvero in crescita. Serve progettualità accompagnata dalla giusta modalità per centrare gli obiettivi in poco tempo. Mi fa piacere che il collega Beccari abbia aperto al contributo dell’opposizione. Deve esserci la possibilità, pur mantenendo il rispetto dei ruoli, di lavorare insieme ad alcuni progetti di legge. Apprezzo il gesto del segretario Felici. Sarebbe bene che non ci fosse nessuno, nei ruoli politici di primo piano, circondato dal minimo sospetto e dalla minima ombra. Bisogna superare questa emergenza politica, scongiurare le elezioni che sarebbero deleterie per il nostro paese, lavorare per la riduzione del deficit, rendere più efficace la spending review, dare una prospettiva di rilancio economico al paese e mettere i conti in sicurezza. Le elezioni anticipate non sono una soluzione.

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro: “La scelta di Felici è opportuna però sicuramente la giustizia con i suoi tempi restituirà la verità e Claudio potrà riaffermarsi con tutta la propria capacità ed esperienza. Devono essere scritte delle regole che garantiscono il buon funzionamento del Consiglio Grande e generale. Servono regole che determinano l’entrata, l’uscita e la permanenza all’interno dei ruoli che si stanno ricoprendo. Consideriamo la vicina Italia: in una democrazia compiuta anche nel caso in cui fosse arrivato un avviso di garanzia, l’Aula decide se si può procedere con le indagini. Sicuramente non è il momento opportuno e non è quello che vogliamo, ma ci sono degli elementi da analizzare per non interrompere i percorsi importanti che i Governi stanno portando avanti. Ognuno si faccia carico della propria storia e della propria responsabilità. Io credo che occorra un’analisi interna ai partiti storici che nel bene o nel male hanno governato la nostra Repubblica. La politica deve assumere nuovamente, anche in funzione del momento che ci troviamo ad affrontare, autorevolezza. Occorre poi ridare prospettive al paese: è l’etica del fare e del costruire. Faccio mie le preoccupazioni e le posizioni espresse dall’Anis. La politica in maniera forte deve accelerare. D’accordo dunque su una verifica di Governo”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Le dimissioni di Felici meritano un onorevole rispetto per il grande valore e umiltà che l’atto in sé dimostra verso le istituzioni e il Paese. Quel rispetto che i calunniatori e falsi moralizzatori non possono capire, assumendo sempre più una deriva anarchica, se non dittatoriale. Quella cui stiamo assistendo in aula consiliare da inizio legislatura non è politica, ma civico scontro tra chi cerca di responsabilmente affrontare la questione morale e la crisi economica e coloro che cercano di demolire il sistema democratico millenario della Repubblica e antepongono gli interessi di partito al Paese, alimentando lo scontro civile. Scontro tra chi vuole portare avanti la facoltà legislativa in Aula e coloro chi in Aula porta avanti un giudizio sommario e le calunnie. Il tutto senza neanche quelle garanzie di difesa e contraddittorio che il tribunale riconosce anche al peggior delinquente, ditemi voi se questo è fare politica. Quello che sta avvenendo non può aiutare lo Stato, siamo in una guerra fra poveri.

Le dimissioni potevano portare a un immobilismo di sei mesi e lasciare il campo a chi oggi ci definisce incapaci e finti laureati. Ma credo sia nostro compito restare, governare, affrontare la questione morale nel contesto politico, della Pa e istituzionale, risolvere le emergenze economiche, di bilancio e occupazionale e gli impegni assunti negli organismi internazionali. In questa situazione drammatica spero che dall’opposizione ci sia chi vuole mettersi a disposizioni, la maggioranza è disponibile, ma basta con le insinuazioni, la politica del fango e della barbarie. Vi ricordo che la calunnia è reato. In Consiglio grande e generale ci sono tante persone per bene ma per questa politica del fango sono per la popolazione dei delinquenti al pari di quelli veri. O si cambia marcia per il bene comune o si fallisce tutti. Sarebbe un’inesorabile sconfitta e un grande passo indietro. Sarebbe più comodo farlo e andare alle elezioni ma il Paese si fermerebbe, meglio un rilancio vero del governo, analizzando i propri errori”.

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per il Turismo: “Da tempo, da troppo tempo, l’opinione pubblica è costretta a subire una offensiva di carattere mediatico tutta concentrata e rivolta al passato, contribuendo a generare una ostilità nei confronti di una classe politica che si è assunta, responsabilmente, la volontà di governare il Paese. Si mira, ed i dibattiti anche in quest’aula ne sono la prova, a screditare tutto e tutti indistintamente con il solo scopo di limitare l’attività di governo prima e l’onorabilità di chi lo rappresenta poi. In questi anni si sono verificati fatti di conduzione generale del Paese che avevano a che fare con un mal costume che si era consolidato nel tempo nel nostro piccolo sistema, ma era solo la politica a generare tutto questo, a far entrare nel nostro sistema soggetti e situazioni che ci avrebbero compromesso completamente? Sono sicuro di no, in quanto il principale filtro di questo Paese non doveva essere solamente la politica ma anche tutti coloro (cittadini, liberi professionisti, imprenditori, commercianti, pubblici dipendenti ecc.) che si muovevano all’interno di questo sistema. In questi ultimi anni, c’è stato un radicale mutamento nella conduzione della cosa pubblica, sono state messe in atto una serie di azioni per contrastare il malcostume, nonostante questo, nonostante i riconoscimenti internazionali, abbiamo una opinione pubblica che manifesta apertamente la propria insoddisfazione, alimentata in gran parte dalle organizzazioni politiche per puri fini di interesse politico di parte, nonché dalle organizzazioni sindacali e di categoria.

Le vicende giudiziarie, di questi ultimi tempi, hanno messo in luce un sistema politico, esercitato per decenni, che ha degradato in maniera grave l’immagine del Paese, e che ha portato non solo discredito alla politica in generale, ma continua a dare a pseudo-politici di prima o seconda linea, vecchi o nuovi, l’opportunità di svolgere un ruolo di moralizzatori pensando addirittura alcuni di essersi rifatta una verginità politica senza ritegno e senza minimamente vergognarsi di esser stati, direttamente o indirettamente, i portatori di una politica in cui la corruzione aveva esercitato un potere assoluto. Questo è un gioco al massacro ed io non voglio partecipare.

Con questo non dobbiamo e non voglio io per primo sottrarmi alle mie responsabilità di uomo di governo, ma chiedo che ciascuno di noi si confronti con quella realtà che sta emergendo da atti che non provengono dal mondo politico-sociale ma da un Organismo al quale è affidata, come non era mai avvenuto in precedenza, il compito di “risanare” un ambiente che ha dato l’impressione di esser stato nei migliori dei casi “la terra dei fuochi”.

Alla luce di tutto quello che avremo di fronte in termini di responsabilità politica, ritengo sia necessario un passaggio di forte chiarezza, fermezza e prontezza per fugare ogni forma di sospetto ed imbarazzo tra colleghi, anche all’interno di questa aula, in quanto proprio per la delicatezza del momento politico, sociale ed economico del Paese non voglio rappresentare la “politica transitoria” ma bensì quella del “cambiamento vero” come dicevo in precedenza.

Vi prego di fare molta attenzione al fatto che, da parte mia non è un fuggire, anzi, non vado proprio in alcun posto e soprattutto non sono io a lasciare il mio posto, ma semmai è un invito a fare tutti un gesto molto forte per non giustificare più attacchi, che se perpetuati nel tempo possono solo danneggiare in maniera indelebile questo quadro politico-istituzionale, che ha e deve avere solo il compito di mettere in protezione il Paese. Sono molto d’accordo con l’espressione usata dal Consigliere Berti Gian Nicola, non è una questione di quanti di noi possono fare un passo indietro, anche se necessario per opportunità in alcune circostanze, ma quanti di noi sono e saranno in grado di far fare un passo avanti al Paese”.

Luca Lazzari, Indipendente: “Governo e maggioranza possono rallegrarsi per la rimozione della procedura rafforzata Moneyval e per l’uscita dalla black list, quel che non possono fare è compiacersene. Non possono per una ragione molto precisa: la responsabilità degli ammonimenti che hanno leso così gravemente la dignità della Repubblica ricade sulla stessa generazione politica ancora al comando.

Chiunque abbia un minimo di conoscenza della materia sa che le finanze pubbliche fanno acqua da tutte le parti, che il debito reale supera il mezzo miliardo di euro, che le riserve valutarie sono esaurite e che presto la scarna consolazione elargita il 27 d’ogni mese potrebbe essere messa in forse. Sullo stato sociale poi pende la spada di un ulteriore scudo fiscale da parte dell’Italia, che potrebbe mettere in serissima difficoltà gli istituti bancari sammarinesi-

La narrazione eroica di Bene Comune su Bene Comune è contraffatta. Sulle dimissioni di Felici mi attengo al giudizio politico. Fra i democristiani si è insistito molto sulle gesta passate di Felici. I suoi provvedimenti si traducono in tagli alla spesa pubblica e inasprimento fiscale. Sembra che in maggioranza dicano che è lui l’autore dei provvedimenti per cui i cittadini sono scesi in piazza, e sembra che la coalizione dica che se ne sta liberando, prendendone le distanze. Il mio giudizio su Felici è negativo. Gli riconosco però di essere un uomo del fare, che interviene per trasformare la realtà. Ma lui ha ormai smesso di guardare alla politica come una missione: la sua gestione verrà vista come una sfida personale, come un esercizio tecnico.

Con le dimissioni di Felici saltano gli equilibri di maggioranza: la legge elettorale porta a uno stallo. Penso che sarebbe da modificare.

Il Congresso di Stato è un’istituzione antiquata e principesca che tutto può sulle vite dei sammarinesi. È il congresso di stato che ha innescato il clientelismo, è il congresso di stato che ha attuato la spoliazione della collettività, è il congresso di stato che ha esercitato il ricatto sugli elettori, è il congresso di stato, in definitiva, che ha impedito l’affermarsi dello stato di diritto. E che cos’è lo stato di diritto? È la risposta a un bisogno data a tutti indistintamente, nello stesso modo”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Ci si perde in dibattiti infiniti. Il governo troverà sempre il modo di dire che non è tempo per decretare la sua crisi. Ma è in crisi, e ognuno si studia a vicenda come fanno i ciclisti prima di una volata, che in questo caso sono le elezioni. I problemi dei sammarinesi rimangono sullo sfondo, mentre Rete è considerato un elemento da delegittimare.

Se critichiamo il governo siamo populisti e demagoghi, se seguiamo le indicazioni di alcuni partiti di governo siamo opportunisti. Rappresentiamo un elemento di fastidio nei calcoli di Palazzo. A chi parla di macchina del fango, chiedo perché non riescano a vedere in Rete l’opportunità per un riavvicinamento della politica con la cittadinanza. Siamo visti come il male assoluto.

Rispetto alla posizione di Ap, dico che la condividiamo, e se loro si offendono, sono affari loro

Sulle dimissioni di Felici dico che se il suo è un atto dovuto, perché non lo è per altri colleghi nelle stesse condizioni? E se una persona si dimette da segretario di Stato, perché non si dimette da consigliere? Pensavo che Stefano Macina presentasse le sue dimissioni, ma mi ha deluso. In caso di indagini su accuse così infamanti si deve essere costretti a lasciare l’aula.

Avanzo una proposta: il governo certifichi lo stato dei fatti e dichiari la crisi con l’impegno a rimettere ogni delega alla prima seduta del 2015. Serve un accordo per eliminare il raddoppiamento dei contributi ai partiti in caso di elezioni. Se andassimo adesso al voto costeremmo un milione di euro in più. Traghettate il governo fino a gennaio, poi aprite la crisi e fate decidere ai cittadini chi deve governare”.

Mimma Zavoli, C10: “Le dimissioni sono un atto necessario ma che è benvenuto. E’ profondo il baratro in cui questo Paese è stato gettato. L’aspetto più avvilente è quello legato agli aspetti educativi che trasmette l’operato di chi assume ruoli istituzionali. Le persone tirate in ballo, a vario titolo, nelle inchieste giudiziarie a cui stiamo assistendo indeboliscono l’aspetto istituzionale e umano di chi viene coinvolto. ‘Con i soldi fai tutto’: questo è il messaggio insalubre che questa generazione e quella precedente ha inviato a quelle nuove. Ci sono tentativi bizzarri di alcuni esponenti di maggioranza di differenziare il piano politico e giudiziario: tutto ciò che attiene la sfera giudiziaria siamo tenuti a lasciarlo fuori. Dobbiamo avere cura di essere coerenti con quanto abbiamo giurato. Vogliamo conferire a tutta questa vicenda il clima di massima trasparenza. Quindi la vicenda politica non deve sconfinare in quella giudiziaria. Sorprende sempre ascoltare il segretario Mussoni che dal suo banco lancia ponti verso la collaborazione, per poi prendere atto che lui la sua attività di governo la porta avanti da solo. Io sono sicura che questo Paese ce la farà perché i suoi cittadini hanno grande forza: impariamo da loro e andiamo avanti con coerenza”.

Francesca Michelotti, Su: “Il faccendiere Roberti è molto interessato a dare le sue interessate verità piuttosto che verità senza aggettivi. Il Governo sta minimizzando le ricadute della questione morale. Ma il nuovo corso potrà iniziare solo dopo operazione di bonifica della nuova classe dirigente politica e amministrativa. Le forze politiche devono portare a termine le missioni che hanno intrapreso. I partiti che hanno fallito avendo aderito manifestamente alla prassi dell’illegalità per accrescere il proprio consenso, devono sciogliersi e ammettere le proprie responsabilità oppure buttare fuori a calci nel sedere i malfattori e i disonesti. Il Governo plaude alle dimissioni di Felici ma io ho l’impressione che sia solo un capro espiatorio per poi ripartire come nulla fosse. No, non ci stiamo. Tutte le persone di cui stiamo parlando sono innocenti fino a prova contraria. Ma con che credibilità riparte il Governo quando le maggiori committenze pubbliche risultano inquinate dal rapporto politico-affaristico? Con che credibilità il Governo va a chiedere sacrifici ai cittadini? Questo Governo è alla fine e non basterà la testa di Felici per risolvere le cose. Fuori i coinvolti e chi ha sbagliato paghi. Non è giustizialismo ma solo buon senso. Vorrei che tutte le forze politiche per bene si mettano insieme per garantire l’alternanza democratica. La pretesa di qualcuno che gli onesti siano solo da una parte è velleitaria oltre che ingenerosa. Il mio sogno è che i corrotti restituiscano il loro patrimonio allo Stato e facciano ammenda. Questo potrebbe essere l’inizio di una pax collettiva che ora sembra molto lontana. A dicembre pagati stipendi e tredicesime nelle casse dello Stato resteranno poco più di 400 mila euro: molto grave. Significa richiedere altri sacrifici alle famiglie. Serve bilancio condiviso e poi all’inizio del nuovo anno rimettere nelle mani degli elettori la scelta di un nuovo Consiglio”.

Nicola Renzi, Ap: “Va dato merito e rispetto per la scelta del segretario Felici. Ap ha detto che questo non bastava per affrontare la delicatezza degli eventi che dobbiamo affrontare. La questione morale oscilla sempre tra due estremi: chi la vorrebbe sottacere e chi invece la vorrebbe blandire come una clava. Esempi: quando ci troviamo di fronte ad attacchi indistinti che tendono a fare di tutta l’erba un fascio siamo dinanzi a utilizzo strumentale della questione morale. Rigettiamo clima da caccia alle streghe. E’ chiaro: chi non fa non può sporcarsi e non avverte neppure il peso di scelte difficilissime, delle quali occorre pagare lo scotto in termini di consenso e popolarità. C’è poi un altro modo di affrontare la questione morale quello per cui ci si chiede come San Marino sia arrivato a questo punto? Ora è necessario rimettere al centro un metodo etico nella politica. E in questo Ap non rinnega affatto il grande impegno che ha pagato al costo di molti consensi. Un impegno che ha permesso al paese di uscire dalla black list. Se qualcuno vuole creare una crisi di Governo basta che ritiri la delegazione. Io invece penso ci attendano due mesi di intenso lavoro: verifica di Governo significa dare input forte all’Esecutivo. Alla fine dei due mesi faremo una valutazione su quanto è stato fatto e poi prenderemo le nostre decisioni. Ap segue una strada: quella che ha come faro principale l’interesse del Paese. E’ il momento di tracciare lo sviluppo del nostro futuro”.

Marco Podeschi, Upr: “Anche oggi dopo ore di discussione giungeremo alla solita conclusione che oggi c’è una questione morale. Ma delle altre emergenze, disoccupazione, problema della sicurezza e ordine pubblico, liquidità di bilancio, quando si parlerà? E il resto può attendere? E così ritornano in voga le formule all’insegna dell’espressione “per il bene del Paese”, della “responsabilità” per nascondere l’evidenza di una classe politica ostaggio delle proprie paure e sotto il rischio delle elezioni politiche anticipate. In questo cade l’oggetto del dibattito consiliare, le dimissioni di Claudio Felici, argomento molto marginale nella discussione, a giudicare dal tenore degli interventi, su cui invece vorrei spendere alcune parole. Non voglio peccare di ipocrisia dicendo che dal punto di vista umano sono vicino a Claudio Felici. Il dispiacere non offusca il mio giudizio dal punto di vista politico. Dal giuramento come Segretario di Stato per le Finanze dal dicembre 2012, non ha mantenuto le aspettative di cambiamento riposte in lui e nel Partito dei Socialisti e Democratici.

In breve sono stati completamente assorbiti dall’impianto politico ex Patto per San Marino.

Qualche esponente di maggioranza ha elencato i successi di questi mesi, tralasciando il lato oscuro della medaglia. I tanti insuccessi, le gaffe, i dietrofront rimediati dal Governo in cui Felici aveva un ruolo rilevante. Chi ha sancito la nascita di una fase politica viene spazzato via dagli stessi compagni di viaggio. Quale l’esito: un rimpasto di governo, un governo di emergenza, di scopo, della Reggenza oppure elezioni anticipate? Siamo in una fase i cui esiti sono molto interessanti e ai quali come sempre, in ragione della legge elettorale, l’opposizione assiste solo come semplice spettatore. A Giancarlo Capicchioni vanno i nostri auguri, prescindendo dalla “missione impossibile” che sta per intraprendere. Dovrà fare immediatamente con la crisi di liquidità, con il bilancio 2015 da scrivere sotto osservazione dei falchi della spending review, con il sistema finanziario in crisi di credibilità ai suoi vertici e in cerca di una nuova identità, con la nuova riforma fiscale e soprattutto con il peso e le insidie di un incarico, che nelle migliori condizioni non vedrà cadere le foglie nel prossimo autunno. Upr non voterà il nuovo Segretario di Stato, noi siamo fedeli al ruolo che chi è all’opposizione non vota membri di governo, nemmeno a titolo personale per simpatia o stima. Detto questo non esprimiamo alcun tipo di chiusura preconcetta se, e quando, intenderà aprirsi al confronto”.

Paride Andreoli, Ps: “Questo esecutivo è andato avanti grazie a una legge elettorale che non garantisce governabilità e nemmeno stabilità. E’ indubbio che il ruolo di Felici in questo governo è stato primario, da leader. Oltre che di garante della coalizione Bene Comune. Nel bilancio si entra nel merito di una politica economica che il governo intende mettere in campo, non si tratta solo di numeri. Il bilancio è uno strumento per correggere il tiro sulle intenzioni che il governo intende portare avanti nel suo percorso. Non c’è più liquidità, c’è debito pubblico e manca occupazione. Inoltre gli imprenditori e gli addetti del turismo e del settore immobiliare sono in difficoltà, per non parlare poi del settore bancario e finanziario.

Il Partito socialista ha avvertito la necessità, da parte del governo, di essere responsabile, per far sì che la maggioranza possa sostenere il governo in maniera positiva. Abbiamo fatto proposte ed elaborato documenti che andavano nella direzione di contribuire alle sorti del Paese. Ho ascoltato dalla maggioranza un’apertura verso le nostre proposte. Mi auguro che non siano come quelle, un po’ false, ascoltate fino a oggi. Nessuna stampella da parte nostra, ma ci pare facile chiedere le elezioni senza pensare alle conseguenze per il Paese.

Fra i consiglieri che sostengono il governo sento a volte insoddisfazione. Mario Venturini dice che il governo ha una scadenza: il bilancio. Poi serve un governo di emergenza. Non posso che concordare. Se le opinioni di Ap non trovano riscontro nella maggioranza, si andrà a elezioni. Ma non è il caso andare alle urne”.

Vladimiro Selva, Psd: “Dopo 22 mesi e con molti risultati Claudio Felici si dimette ‘a causa di elementi disturbatori che avrebbero arrecato pregiudizio all’azione di Governo’. Giuseppe Roberti ha dipinto un quadro, poi l’interrogatorio di Mirella Frisoni porta al nome di Felici ed improvvisamente il quadro di Roberti diventa reale. Io non so dire se è vero o meno. Spetta alla Magistratura stabilirlo. Quello che dico però è che nel 2014 ancora Roberti riesce ad influenzare la politica sammarinese. La questione morale a mio avviso si presenta ogni volta che la nostra libertà di scelta viene condizionata. I partiti tradizionali devono ragionare sull’occupazione dello Stato e dei centri di potere: a quel punto avremmo chiaro che la questione morale non si risolve con una, dieci o cento sostituzioni di politici. Io credo che questa legislatura debba andare avanti per donare alla prossima legislatura una situazione diversa ovvero con una questione morale superata. Le persone che qui dentro da anni si sono battute perché questa questione venisse affrontata le troviamo in Ap, nei Movimenti ma anche in tutte le altre forze presenti in Aula. In tutti i partiti ci sono persone che hanno portato avanti loro battaglia su questione morale. Foschi ci provoca chiedendo qual è la nostra eredità: se Craxi o Berlinguer? Craxi ha fatto anche cose giuste ma sulla questione morale la nostra guida è Enrico Berlinguer”.

Gian Nicola Berti, Ns: “Molti dei fatti cui si riferiscono alle cronache giudiziarie riguardano il 2006, il governo straordinario, periodo in cui il movimento Ns decise di lasciare la Dc in cui affacciava una dirigenza nuova e singolare nei comportamenti. Da lì al 2008, con un nuovo governo, una parte della dirigenza è nella Dc, l’altra ne è uscita. Comincia un percorso e tensioni enormi con chi fino ad allora ha gestito la politica come una cosa personale. Ci sono tante condivisioni tra maggioranza e opposizione finalizzate a ridare giustizia, moralità ed etica alla politica e che il sistema avesse anticorpi per tenere fuori una serie di soggetti che hanno governato il Paese in modo deleterio. Attraverso quel passaggio abbiamo capito che c’era una Dc rinnovata ed è nata la lista Dc-Ns e si può avviare un percorso importante. Abbiamo apprezzato la rigenerazione di quel partito e della politica. Questo Paese è strano, stanno succedendo cose impensabili poco tempo fa, c’è un Paese che è cambiato, ma è venuto meno quello spirito in quest’Aula che ha reso possibile tutto ciò che si verifica in Tribunale, ed è la condivisione tra etica politica e morale. Che la politica potesse fare qualcosa di concreto, non le chiacchiere, era importante per mettere una pietra tombale sul passato. Abbiamo sulla barca chi cerca di gestire la tempesta e chi sta in coperta, la popolazione, che quando si cerca di prendere il vento giusto e tappare le falle, l’assoluta totalità delle persone per bene in Aula non si riesce ad essere un corpo unico per traghettare il Paese in difficoltà. Il dibattito sulle dimissioni di Felici nasce da un fatto di carattere personale che ha rilevanza politica perché nessuno avrebbe potuto chiedere forzatamente le sue dimissione. Nulla e nessuno perché la chiacchiera non mette in discussione l’onesta di una persona. Felici ha detto di non voler essere di imbarazzo a governo, maggioranza e soprattutto al Paese. Ma c’è un problema che mi sta a cuore, se ci sono vicende di carattere giudiziario, cosa dobbiamo fare? Ingessare l’attività parlamentare e politica in attesa dei processi? Non è possibile. L’ottica giusta è quella della legge, l’articolo 3 della carta dei diritti dice che uno eletto non può essere delegittimato se non nei presupposti di legge. Vogliamo metterci mano? Imponiamoci altrimenti una legge come maggioranza. Ma c’è poi la questione del rispetto delle istituzioni. Nessuno è legittimato in Aula a sollevare sospetti, a mettere in discussione moralità e onestà delle persone se non è discutibile, se lo facciamo veniamo meno ai doveri istituzionali tra cui c’è il rispetto dell’indipendenza della magistratura, chi chiede le dimissioni dei soggetti non inquisiti viene meno a doveri istituzionali”.

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