Attiva-Mente invita le Istituzioni, l’Amministrazione, le categorie economiche e sociali, le associazioni di volontariato (alcune già lo hanno fatto) e la cittadinanza eventualmente interessata, a collaborare per la realizzazione a San Marino il prossimo 3 Dicembre (Giornata Internazionale della Persona con Disabilità), di un’Iniziativa incentrata sul tema della Vita Indipendente (Art.19 Convenzione ONU).
Tale argomento è, e lo sarà sempre di più, al centro del dibattito politico, e non solo, nel campo della Disabilità, in Italia, in Europa e nel resto del Mondo, essendo l’aspetto più profondo e vero del rispetto della Libertà e della Dignità di una persona, con o senza disabilità.
A San Marino se ne parla ancora poco, o per nulla, pertanto la finalità è proprio quella di iniziare a discutere di Vita Indipendente anche nel nostro Paese.
Probabilmente chi ha visto il film campione d’incassi Quasi Amici, ad esempio, già saprà di cosa si stia parlando poiché la storia raccontata è essenzialmente basata sul principio di Vita Indipendente e sugli aspetti sopracitati.
Ma cosa significa Vita Indipendente?
Vita Indipendente vuol dire molto di più di “far da sé le cose” o “vivere per conto proprio”, che in termini di autonomia potrebbe sembrare già soddisfacente. Vita Indipendente significa invece poter vivere proprio come chiunque altro, avere cioè la possibilità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e la capacità di svolgere attività di propria scelta, con le stesse limitazioni e stessi obblighi che hanno le persone senza disabilità. Vita Indipendente ha a che fare con l’autodeterminazione e con il diritto e l’opportunità di perseguire una linea di azione liberamente.
Il movimento per la Vita Indipendente che ha origine negli USA negli anni 60, e che oggi è diffuso in tutto il mondo, si oppone agli istituti, anche a quelli cosiddetti “moderni”. Quelle strutture cioè, nelle quali ancora oggi vengono relegate le persone con disabilità, e che hanno per lungo tempo costituito l’unica risposta che lo Stato o le organizzazioni caritatevoli sono riusciti ad immaginare per consentire a queste persone di rimanere in vita, spesso delegando e finanziando a questo scopo enti religiosi.
L’alternativa era ed è vivere in famiglia, il che a volte è impossibile, e alle condizioni attuali comporta sempre il prezzo altissimo della schiavitù imposta ad un altro componente della famiglia, delegato a provvedere alle necessità della persona con disabilità.
Altre soluzioni “intermedie” sono comunque insoddisfacenti, infatti convivere con altre persone non per scelta ma a causa della mancanza di servizi (ad esempio case famiglia, comunità, etc.) equivale a stare in istituto, così come parlare di istituzionalizzazione è ancora appropriato quando, pur stando a casa propria, si deve subire un servizio di assistenza domiciliare che costringe di fatto ad alzarsi, uscire, andare a letto, etc. ad orari stabiliti da altri (e questo avviene anche laddove, come a San Marino, esistono servizi pubblici molto sviluppati per le persone con disabilità, questi servizi vengono organizzati prevalentemente secondo le esigenze funzionali interne al Servizio stesso, e non secondo le esigenze degli utenti).
Le risorse, o parte di esse, investite per gli Istituti, secondo il movimento per la Vita Indipendente, andrebbero convogliate per sostenere l’Assistenza Personale (vedi sotto).
Vita Indipendente riguarda soprattutto le persone con disabilità, tuttavia chi la persegue sa che attorno a ogni persona con disabilità che sia libera, si aprono spazi di libertà per madri, padri, fratelli, sorelle, figli, figlie, mogli, mariti, compagne, compagni, amiche, amici con esse in relazione. Vita Indipendente non è facile, e può essere talvolta anche rischiosa rischiosa, ma milioni di persone con disabilità considerano questo obiettivo ben più elevato rispetto ad una vita di dipendenza, di delega, con limitate possibilità ed aspettative mancate.