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La CSU annuncia: a giugno ci sarà un nuovo sciopero generale

da Redazione

Sarà sciopero generale. Il sindacato presenta il conto, prendendosela soprattutto con la riforma fiscale (ma anche con chi non firma i contratti). La mobilitazione inizia questo venerdì, lo sciopero in concomitanza con il Consiglio di giugno.

SAN MARINO – Sarà sciopero generale. Il sindacato presenta il conto, prendendosela soprattutto con la riforma fiscale, che avrebbe potuto – secondo la CSU – stabilire nuove regole d’ingaggio e invece non va nella direzione dell’equità. E poi c’è il nodo dei contratti, non rinnovati, in primis quello industria, e la questione dei frontalieri, irrisolta.

La soluzione? Un bello sciopero generale e una fase di mobilitazione che inizierà questo venerdì al Teatro Concordia con la prima delle assemblee intercategoriali.

 

Qui sotto: la nota integrale della CSU.

 

Mobilitazione e sciopero: per l’equità, la legalità, il lavoro e lo sviluppo, per sottrarre il paese ai poteri forti! Parte venerdì 1 giugno il ciclo di assemblee zonali con tutti i lavoratori dipendenti e i pensionati, quale fase di mobilitazione che sfocerà nello sciopero generale in concomitanza con la sessione consiliare di giugno. Tra le priorità della mobilitazione e dello sciopero, presentate nella conferenza stampa di questa mattina, vi è le necessità di respingere la riforma fiscale uscita dalla commissione finanze con un blitz che ha stravolto il testo confrontato col sindacato e sul quale c’era un sostanziale via libera.

Il risultato è di aver parificato il trattamento fiscale del lavoro autonomo a quello dipendente, fatto questo che non avviene in nessun paese al mondo, poiché si tratta di due tipologie di reddito assolutamente non equiparabili!

Il blitz compiuto in Commissione Finanze dal Governo, d’accordo con i poteri forti del paese, scava un profondo fossato tra la politica democratica della concertazione fra le parti e il decisionismo autoritario di un Esecutivo che non rappresenta gli interessi del paese. E proprio il lavoro autonomo – dal quale si evincono profonde sacche di elusione quando non addirittura evasione, e sul quale si doveva concentrare la maggiore attenzione sul piano tributario, dato che non ha mai pagato in ragione dei propri redditi reali – andrebbe a beneficiare incredibilmente di una serie di alleggerimenti che addirittura abbasserebbero il già ridottissimo prelievo fiscale! Mentre per i lavoratori dipendenti, che hanno sempre pagato fino all’ultimo centesimo, è previsto un – seppur contenuto – aumento della pressione fiscale!

Questa riforma tributaria è la negazione dell’equità, ed impedisce al paese – vista l’impossibilità di incamerare le giuste risorse dalla tassazione del lavoro autonomo – ogni possibilità di uscire dalla drammatica crisi economica e occupazionale che sta vivendo. Tecnicamente, il progetto di legge non è emendabile. La politica si è messa nella condizione, per modificare questo provvedimento, di doverlo ritirare per poi ripresentarlo all’iter parlamentare con le sostanziali modifiche.

La CSU nell’incontro di venerdì scorso coi partititi, sul piano del metodo ha indicato due strade: il ritiro, la ristesura del progetto ripristinando i principi precedenti, le due letture consiliari intervallate dal passaggio in commissione finanze: oppure una procedura più rapida, che prevede oltre al ritiro l’apertura di un ampio dibattito con le forze sociali e politiche, e la presentazione di un testo largamente condiviso in un unico passaggio consiliare. Per fare ciò occorre che il progetto di legge incontri il consenso della maggioranza qualificata del Consiglio, pari a due terzi dei consilieri (39 voti).

Tra gli altri obiettivi vi sono i contratti di lavoro, scaduti in tutti i settori, per l’industria addirittura da tre anni e mezzo! Nel settore privato, a fronte della richiesta di recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni, l’ANIS continua strumentalmente a chiedere in cambio la restituzione di importanti diritti conquistati in decenni di lotte. Nella trattativa per il settore pubblico, l’atteggiamento del Governo è del tutto incoerente, con disponibilità che vengono rimangiate l’incontro successivo. I contratti vanni sottoscritti tutelando i diritti e il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi! Altro obiettivo è la stabilizzazione dei precari della PA, per mettere fine allo scandalo che vede centinaia di lavoratori pubblici che prestano servizi essenziali alla collettività, come la scuola e la sanità, in condizioni di precarietà, molti dei quali anche da 10-15 anni!

Mobilitazione e sciopero per lo sviluppo, attraverso un piano di emergenza economico-occupazionale che faccia ripartire su nuove basi l’economia reale; la classe politica non ha nessun progetto, perché evidentemente spera, una volta “calmate le acque”, di ripartire con quello stesso modello di economia opaca che ha attirato capitali illeciti e ha permesso il radicamento in territorio della criminalità organizzata. Circa i lavorator frontalieri, se la riforma fiscale doveva essere lo strumento per superare l’odiosa tassa etnica, il problema rimane aperto. La tassa etnica va immediatamente abolita, e va ripreso il percorso della stabilizzazione, così come va cancellata l’altra intollerabile discriminazione che impedisce loro il diritto di prendersi cura dei figli disabili. La CSU si appresta, su questi temi, anche a ricorrere agli organismi legislativi internazionali per il rispetto dei diritti della persona.

La riforma del mercato del lavoro, il cui testo non è ancora conosciuto, non può essere uno strumento messo in campo unicamente per colpire ed abbassare i diritti dei lavoratori e dei giovani in cerca di lavoro. La CSU non accetterà, specialmente nel momento storico che viviamo, nessun arretramento dei diritti e delle tutele; semmai ci vogliono più garanzie per chi perde il posto di lavoro e prospettive serie e concrete per chi lo cerca. È vitale, a parere della CSU, che la base di ogni progetto di economia futura parta dall’affermazione della legalità, al fine di creare un sistema pulito e trasparente che possa attirare investimenti seri da fuori territorio. L’economia dissennata di questi anni, voluta in chiaroscuro dall’attuale classe politica, sta portando il Paese sull’orlo del fallimento La legalità è anche una fondamentale leva competitiva per attrarre nuovi investimenti produttivi, che non arrivano perché il nostro paese non ha ancora intrapreso la strada della piena legalità e trasparenza.

Sulle privatizzazioni, nel tornare a denunciare un processo di privatizzazione strisciante di un numero sempre crescente di servizi pubblici al di fuori di qualsiasi confronto, la CSU rivendica l’apertura di un confronto che coinvolga le parti sociali e i cittadini, anche per evitare il pericolo di andare verso la cessione dei settori più remunerativi dello Stato, mentre si lascerebbero alla collettività quelli più onerosi.

Per tutti questi motivi, a partire da una riforma tributaria equa, su cui si gioca una buona parte del futuro del paese, così come dalla difesa della stessa democrazia messa in pericolo dai poteri forti, la mobilitazione culminerà nello sciopero generale in concomitanza con la seduta consiliare di giugno, chiamando alla partecipazione tutti i lavoratori, i pensionati, i giovani e i cittadini, “per difendere la dignità del lavoro e con essa la dignità del paese!”

CSU

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