Home NotizieSan Marino Carlo Giorgi (ANIS): spostare le festività non ne cambia la sostanza

Carlo Giorgi (ANIS): spostare le festività non ne cambia la sostanza

da Redazione

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Intervista a Carlo Giorgi, Segretario Generale dell’ANIS, sulle due Istanze d’Arengo (riduzione o spostamento di alcune festività e riorganizzazione della PA) che fanno riferimento agli industriali.

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SAN MARINO – Il Consiglio Grande e Generale che inizia oggi prevede, tra le Istanze d’Arengo che l’Aula dovrà vagliare, anche due proposte molto sentite da parte del mondo imprenditoriale, e in particolare dagli imprenditori che hanno come riferimento l’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese.

La prima  richiede che “sia predisposto un progetto di legge per la riorganizzazione della Pubblica Amministrazione che preveda una riduzione in termini di dimensione e costi, la parificazione del trattamento economico tra pubblico e privato, un riassetto complessivo degli uffici, la privatizzazione di alcuni settori, un progetto di riqualificazione e formazione professionale, affidando altresì la contrattazione collettiva del settore pubblico ad un’agenzia autonoma specializzata” (Istanza n.4). La seconda invece richiede “l’abolizione o lo spostamento alla domenica di alcune festività” (Istanza n.8).

 

www.sanmarinofixing.com ha fatto il punto della situazione con Carlo Giorgi, Segretario Generale dell’ANIS.

 

“L’Italia ha scoperto proprio in questi giorni che i propri salari sono molto più bassi di quelli degli altri Paesi, Germania in primis, e con un costo del lavoro cresciuto notevolmente negli ultimi anni. In tutta l’Europa i Governi stanno intraprendendo azioni per recuperare competitività. Noi, oltre a tanti pregi in comune con l’Italia abbiamo anche diversi vizi. E tra questi ultimi c’è anche quello di un costo del lavoro eccessivo che ci fa competere con grande difficoltà. Anche San Marino, insomma, deve sforzarsi per aumentare l’efficienza del proprio sistema. Per gli imprenditori questa è una battaglia combattuta quotidianamente, ma non si può prescindere da un progetto a livello globale. Tutto il sistema deve essere reso più efficiente”.

 

L’Istanza d’Arengo numero 8 chiede l’abolizione di alcune festività.

 

“Calendario alla mano a San Marino ci sono 17 feste contro le 12 italiane. Cinque giorni di festa in più sono davvero un fardello significativo sotto il punto di vista della produttività. E non solo per il numero di ore di lavoro in meno rispetto ai competitor, ma anche per le disfunzioni: è facile immaginare cosa significhi per un’azienda essere chiusi quando clienti e fornitori sono invece aperti. Se vogliamo che il nostro Paese sia integrato con chi ci sta attorno dobbiamo adeguarci. Il che non significa che vogliamo abolire festività che peraltro hanno valore per quello che rappresentano, significa solo spostarle di qualche giorno, alla domenica più vicina”.

 

Ne state discutendo col sindacato. Su che base?

 

“Sullo spostamento di almeno tre feste sulle cinque in più”.

 

E cosa vi aspettate invece da questa Istanza d’Arengo?

 

“Che venga approvata, è ovvio”.

 

Ma non temete che la politica non voglia accogliere una richiesta che può sembrare impopolare?

“Spero proprio di no, dalla politica ci aspettiamo semplicemente un atto di responsabilità e di coerenza. E poi non credo che festeggiare di domenica piuttosto che di giovedì cambi qualcosa nella sostanza delle festività in questione”.

 

Cambiando argomento, avete messo ancora una volta la Pubblica Amministrazione sammarinese sotto la lente d’ingrandimento. La sentite come una questione di disparità di trattamento o come un effettivo peso per la crescita economica?

“Vorrei sgombrare subito il campo da ogni possibile polemica, abbiamo il massimo rispetto per chi ci lavora, nella Pubblica Amministrazione di San Marino. Però c’è un dato di fatto, e cioè che la nostra PA è rimasta indietro da un punto di vista tecnologico e gestionale. La riforma della PA da poco approvata, a nostro modo di vedere non le fa compiere quel salto di qualità, e forse non le concede neanche quell’autonomia reale nei confronti della politica, che invece riteniamo un elemento fondamentale. Per questo servirebbero anche delle riforme istituzionali, per stabilire al meglio i compiti di ciascuno”.

L’Istanza chiede anche di fare chiarezza su aspetti importanti come la contrattazione.

“Viene chiesto di affidare ad un’agenzia autonoma esterna la contrattazione collettiva del settore, questo perché è opportuno evitare conflitti di interessi da parte di chi deve andare a trattare per lo Stato. Questo avviene in diversi altri paesi, è ovvio che l’agenzia che dovrebbe andare a effettuare la trattativa non può agire che entro i confini tracciati dalla politica. Ma più in generale il problema più grande che riguarda la nostra Pubblica Amministrazione è un problema di costi: non ce lo possiamo più permettere. E allora le soluzioni all’orizzonte sono due: o si arriverà a dire ai cittadini e alle imprese, che già nel 2011 si sono trovati a pagare più tasse, che servono prelievi molto più ingenti per sostenere questa spesa, oppure si andrà a gestire una riduzione ragionata della PA. Oggi con strumenti come turnover o privatizzazioni c’è modo per incominciare a intervenire. Non vorremmo trovarci un giorno costretti a effettuare tagli drastici o a riduzioni forzate come sta accadendo in altri Paesi”.

 

 

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