Secondo la Csdl, le conseguenze della chiusura di una banca (il Credito Sammarinese) i cui dirigenti sono accusati di aver incamerato capitali della criminalità organizzata, non possono essere scaricate sui cittadini.
SAN MARINO – “Mentre per i dipendenti del Gruppo Credito Sammarinese l’Esecutivo non ha fornito nessuna garanzia e non ha assunto nessun impegno occupazionale, limitandosi a porre i lavoratori in mobilità, lo stesso Governo ha deciso di finanziare con le risorse dello Stato, e quindi dell’intera collettività, l’operazione di salvataggio del pacchetto clienti del Credito Sammarinese, spalmato su 7 istituti di credito sammarinesi”. Non piace affatto alla Confederazione Sammarinese del Lavoro la “soluzione di sistema” approvata ieri dal Congresso di Stato, “che prevede che a fare fronte alla liquidità dei circa 3.000 correntisti del CS ci penserà lo Stato, ovvero tutti i cittadini, con un intervento a favore delle banche ‘salvatrici’ che prevede sgravi fiscali per otto anni, applicabili sia sul reddito che a compensazione del versamento dovuto allo Stato delle ritenute sugli interessi bancari”.
È inaccettabile – prosegue il sindacato in una nota – che debba essere lo Stato, e quindi tutti l’intera comunità dei cittadini, a dover pagare le conseguenze della chiusura di una banca, i cui dirigenti sono accusati di aver commesso gravi reati, ovvero di aver incamerato capitali della criminalità organizzata.
“Se il sistema bancario vuole salvaguardare se stesso, sono le banche che devono farsi carico dei depositi dei clienti del Credito Sammarinese. In generale si tratta di un sistema che, così com’è, ha fatto il suo tempo, in taluni casi al centro di vicende giudiziarie che hanno portato discredito all’intero sistema paese, contribuendo in maniera determinante alla crisi economica che sta affossando la Repubblica di San Marino”.
Secondo la Csdl, la credibilità del sistema bancario sammarinese, invocata dal Governo come motivazione dell’operazione, si raggiunge facendo una piena pulizia all’interno del sistema, che porti all’eliminazione di ogni possibile presenza di denaro illecito, ad iniziare dall’abolizione definitiva del segreto bancario e dei mandati fiduciari, e rendendo il comparto creditizio un supporto dell’economia reale. Simili operazioni di salvataggio, dovevano essere realizzate attraverso il Fondo Interbancario di Garanzia, come avviene in tutti i paesi civili del mondo, ma lo stesso sistema bancario sammarinese non lo ha voluto creare, nonostante sia previsto da anni da una specifica legge dello Stato…
“Va anche rilevato – prosegue la nota – che tra i circa tremila correntisti del Credito Sammarinese potrebbero esservi anche soggetti che hanno depositi poco puliti, magari provenienti da attività malavitose. Lo Stato deve farsi carico anche di questi possibili capitali sporchi? Il Governo ha pensato che esiste questa possibilità e che vanno fatti accertamenti e nette distinzioni tra i soldi onesti e quelli no? E poi chiediamo: quanto spenderà lo Stato in questi otto anni? Addirittura, l’esborso di denaro pubblico potrebbe superare il volume complessivo dei depositi dei correntisti del CS, e quindi lo Stato si troverebbe a fare ulteriori regali alle banche. Visto che comunque la spesa è molto alta, lo Stato potrebbe anche pensare di acquistare la banca stessa”.
Per i dipendenti, al momento semplicemente collocati in mobilità, chiediamo al Governo di assumere un impegno stringente che assicuri le più adeguate tutele e alternative occupazionali coerenti con i livelli professionali maturati.
“Il Governo deve approntare un piano di sviluppo per rilanciare l’economia reale e produttiva, per creare nuovi posti di lavoro per i giovani e i disoccupati, ed anche per quei lavoratori del settore creditizio per i quali, eventualmente, non fosse possibile trovare una ricollocazione adeguata all’interno dello stesso comparto”.