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San Marino Forum, Paolo Rondelli (testo integrale)

da Redazione

San Marino Forum 2011, l’intervento di Paolo Rondelli, Presidente ANIS, sui driver di sviluppo del Paese (testo integrale).

 

Buongiorno a tutti, mi unisco ai saluti di benvenuto di chi mi ha preceduto e al ringraziamento per la vostra partecipazione a questa importante occasione di confronto. Poiché il tempo a disposizione è breve inizio subito il mio intervento.

 

Nel 2006, Fondazione San Marino, Ente Cassa Faetano ed Anis avvertirono l’esigenza di compiere una profonda riflessione sul futuro del sistema San Marino e della sua economia.

Con la fondamentale collaborazione e guida dello Studio Ambrosetti, nel 2007, realizzammo la prima edizione del San Marino Forum: Innovare e competere per il futuro.

Un progetto triennale a cui quest’anno abbiamo deciso di dare un seguito.

 

L’evento, anche oggi, è preceduto da una intensa fase di studio e di confronto. Una fase che coinvolge gran parte degli opinion leader della nostra comunità.

Il punto di partenza è l’analisi dei fattori di forza e di debolezza del nostro sistema Paese.

L’approdo vuole essere l’individuazione di una serie di prospettive condivise e di alto profilo per affrontare le nuove sfide del cambiamento e dello sviluppo.

 

Già nel primo rapporto dell’Advisory Board emerse chiara la necessità di una forte discontinuità rispetto al passato per superare la storica, consolidata strategia della “mimetizzazione” ed accettare la sfida della “differenziazione competitiva”.

 

Nel corso del precedente ciclo triennale il rapporto dell’Advisory Board ha dimostrato, con una analisi dettagliata e con dati concreti, che San Marino contribuisce ad accrescere significativamente il benessere economico delle regioni circostanti. Dato che, seppure importante, non emerge con evidenza nel dialogo fra i nostri Paesi.

 

Allora immaginavamo l’avvio di un percorso condiviso e graduale verso la fondazione di un rinnovato sistema economico.

Nessuno di noi intuiva il crollo dei mercati del 2008, e che nel 2009 il G20 sancisse di fatto la fine di un’epoca con una lotta senza precedenti ai cosiddetti paradisi fiscali.

 

Sono state abrogate le società anonime istituite nel 1942 dalla legge sottoscritta dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti, Carlo Balsimelli e Renato Martelli, insieme a Giuliano Gozi, Segretario di Stato per gli Affari Interni. Un provvedimento che ha segnato 70 anni della nostra storia e ha contribuito sensibilmente alla crescita economica della nostra Repubblica.

Non solo, oggi scambiamo informazioni senza che il segreto bancario possa essere opposto; e tutte le operazioni fiduciarie, così come le transazioni finanziarie, sono censite per gli effettivi beneficiari e disponibili agli organi di vigilanza.

 

Cambiamenti epocali, colpi micidiali che qualcuno pensava letali, ma così non è stato.

Perché San Marino è fatto di tante imprese sane che hanno reagito al crollo dei mercati e che si sono adeguate senza troppi traumi al repentino cambiamento.

 

Lo scudo fiscale ha avuto senza dubbio un effetto estremamente negativo per la fuoriuscita di ingenti capitali dalle nostre banche e finanziarie. Di contro ha permesso agli imprenditori italiani che avevano fondato le proprie aziende a San Marino con le vecchie norme, di poter dichiarare le proprie partecipazioni.

 

La fase che stiamo vivendo, seppure difficile e delicata, rappresenta una grandissima occasione per conquistare un nuovo ruolo. Un ruolo da protagonisti sugli scenari internazionali.

 

San Marino si sta “ripulendo” da quella pseudo impresa che nulla aveva a che fare con i veri imprenditori. E questo è davvero un bene prezioso.

 

Vogliamo rinascere.

Dobbiamo rilanciare le nostre imprese, la nostra economia, il Paese tutto.

Nulla ci sarà regalato. Ma, se tenacemente lo vorremo, se lavoreremo insieme con realismo e concretezza, potremo conquistarlo.

San Marino Forum negli anni è stato il laboratorio di importanti approfondimenti e di innumerevoli proposte.

Per questa ragione abbiamo ritenuto di non disperdere il lavoro svolto ma di aggiornarlo. Per riflettere e per proseguire nel cambiamento.

In questo senso desidero focalizzare il mio intervento su alcune specifiche proposte che vogliono essere un progetto per innovare e competere.

La nostra visone della San Marino del Futuro.

 

Non mi stancherò mai di affermare che occorre reagire con maggiore determinazione, realismo, forza, volontà e coesione perché i dati nazionali ci condannano ad anni difficili e delicati.

 

Dopo aver perso il 12,5% del PIL nel 2009, il 2010 vedrà un’altra sensibile flessione anche se si suppone possa essere di minore entità.

 

L’assestamento al Bilancio 2010 ci dice che il buco nei conti dello Stato è di 50 milioni di euro. È al di sotto dei 70 milioni preventivati, ma di certo non è una buona notizia.

Senza riforme strutturali la spesa corrente non può diminuire se non con “artificiose” manovre, che spostano solo i problemi. Ed anzi, molte volte li aggravano addirittura.

Tra vecchio e nuovo debito resta una montagna da scalare che possiamo superare con il coraggio delle scelte.

 

 

Il Paese e la sua economia possono ripartire dai punti di forza: le aziende sane e competitive, gli imprenditori che credono nel nostro sistema.

 

Per fare questo servono due pre-condizioni essenziali:

– l’allineamento agli standard internazionali per lo scambio di informazioni;

– il potenziamento della lotta alla criminalità organizzata.

 

Sono obiettivi irrinunciabili. Prima per noi stessi, e poi per normalizzare i rapporti con l’Italia, per raggiungere i quali si deve fare di più. Invece, a volte, sembra che si tergiversi, per questioni interne o perché siamo forse convinti di avere già fatto tutto.

Ma, se l’obiettivo non è stato ancora raggiunto, nulla si è fatto.

Devo dare atto all’Esecutivo che in queste settimane ha avviato un’azione più incisiva.

Il Governo ha incontrato i vertici OCSE per confermare la propria volontà di accogliere tutte le richieste avanzate.

Dobbiamo chiedere un aiuto concreto per giungere finalmente alla soluzione dei problemi sollevati nei recenti rapporti. A settembre vi sarà il riesame della nostra posizione.

Facciamo di tutto per farci trovare preparati. Abbiamo chiesto uno scrupolo maniacale per far sì che tutto sia in ordine, per aggiornare ogni nostra norma rispetto a quanto ci è stato richiesto.

 

In materia di scambio di informazioni riteniamo di rilevante importanza la decisione del Governo di accogliere la nostra proposta e di voler approvare una norma di legge per fornire unilateralmente informazioni sulla base del Modello OCSE 2005, anche in assenza di reciprocità, in attesa di giungere all’auspicata ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni già parafato fra Italia e San Marino.

 

Peraltro sullo scambio automatico di informazioni, del quale si parla tanto, non ci sono riferimenti normativi se non la recente direttiva comunitaria (2011/16) che prevede lo scambio automatico di talune informazioni fra i paesi membri con modalità tecniche che saranno definite entro il 2013.

 

Tanto per sgombrare il campo da equivoci, ANIS insieme all’Associazione Bancaria hanno dichiarato la piena disponibilità a negoziare altre integrazioni sulla base di questa direttiva.

Quindi il Governo ha il nostro appoggio per andare avanti senza indugi e con la massima determinazione sulla strada della trasparenza.

 

Anche sul contrasto alla criminalità organizzata registriamo un’ulteriore accelerazione, come da noi espressamente richiesto, fra l’altro, con una specifica Istanza d’Arengo.

Infatti per il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata è stato predisposto un progetto di legge per l’istituzione di una Commissione Consiliare antimafia analoga a quella italiana e, per monitorare il fenomeno, verrà costituito un Osservatorio permanente, in collaborazione con la Fondazione Caponnetto.

Tuttavia per una più efficace lotta all’illegalità serve anche un forte potenziamento dell’attività di controllo e vigilanza. Ciò potrebbe avvenire attraverso percorsi di formazione del personale ed attivando specifiche collaborazioni con le altre autorità internazionali.

Non da ultimo, serve un più forte coordinamento fra le diverse forze che si occupano della materia.

 

La nostra azione internazionale deve proseguire nella direzione di migliorare e cambiare il rapporto con l’Italia e con l’Unione Europea.

 

Come noto, anche su questi argomenti abbiamo presentato due specifiche Istanze d’Arengo, che con altre cinque rappresentano la base di un complessivo e più ampio progetto di cambiamento.

L’Istanza che riguarda il rapporto con l’Unione Europea è già stata discussa ed approvata dal nostro Parlamento.

 

Dopo una profittevole fase di studio che ci ha visti coinvolti in un dettagliato rapporto tecnico per mappare le possibili relazioni con l’Unione, recentemente, il Governo ha formalizzato alla Commissione europea la richiesta di avviare un confronto per valutare una maggiore integrazione a fronte della quale la stessa Unione ha aderito, impegnandosi a valutare una posizione nuova verso i Piccoli Stati.

 

Da parte nostra appoggiamo un percorso ragionato e contrattato di maggiore integrazione. Come l’eventuale adesione allo Spazio Economico Europeo, che consentirebbe di ampliare l’operatività del settore finanziario senza escludere la piena adesione all’Unione stessa.

 

Nel contempo l’attivazione del Comitato di Cooperazione Economica, richiesta dal Governo, permetterà di affrontare le questioni doganali ed altre possibili forme di maggiore collaborazione.

Per le imprese il primo obiettivo operativo è quello di semplificare e modernizzare l’interscambio con l’Italia e con l’Europa.

 

L’Europa è sempre più il nostro riferimento e allora, una volta che avremo completato il percorso di allineamento agli standard OCSE, il passo immediatamente successivo che chiediamo di compiere alla nostra politica estera sarà quello di stabilire relazioni privilegiate con alcuni Paesi, a partire dai maggiori come ad esempio Germania e Francia, con i quali iniziare a intessere una rete di progetti, iniziative e business.

 

La nostra visione del futuro presuppone un vero cambiamento culturale ed alcune fondamentali riforme.

 

Non si crea futuro senza cambiamento.

Il cambiamento deve iniziare dai valori e dal metodo di lavoro.

Ciò è emerso chiaramente nelle precedenti edizioni di questa assise e lo ribadiamo oggi: è indispensabile dotarsi di una vera e propria cabina di regia che, avendo chiaro il quadro generale e gli obiettivi, coordini l’elaborazione di progetti concreti definendo tempi e modi della loro attuazione.

 

Poi è una questione di priorità.

Per alcune riforme il cammino consiliare è iniziato.

Auspichiamo che si prenda spunto dalle migliori prassi al mondo nell’ottica di semplificare fortemente il rapporto tra lo Stato e il cittadino e l’impresa. E che attorno ad esse si raggiunga la più ampia condivisione da parte di tutte le forze politiche e sociali del Paese.

 

La riforma della Pubblica Amministrazione è la più difficile. L’eterna incompiuta.

Nelle due ultime edizioni del Forum furono messe in evidenza da Franco Bassanini, autorevole membro dell’Advisory Board, le contraddizioni del nostro apparato pubblico; il peso eccessivo sul Bilancio statale e la necessità di porre a mercato larghe fasce di attività che oggi lo Stato non riesce a svolgere al meglio.

A sua volta il Ministro Renato Brunetta evidenziò come il pubblico sia al servizio dei cittadini e delle imprese, principio alla base della sua azione innovatrice e di riforma dell’amministrazione italiana, legata alla trasparenza e alla necessità di dare efficienza attraverso l’innovazione tecnologica.

Un dato è certo: occorre progettare un percorso che porti gradualmente ad una riduzione di almeno il 30% dell’apparato pubblico.

Proponiamo l’approvazione di una legge qualificata che indichi tempi e modi per raggiungere questo obiettivo.

 

Mentre da subito sono necessari interventi volti ad elevare l’autonomia dei dirigenti e a raggiungere un alto grado di efficienza, attraverso la semplificazione e la digitalizzazione di tutti i processi.

La formazione dovrà necessariamente elevare le qualità professionali attualmente espresse.

 

Contestualmente si dovrà operare un profondo mutamento culturale per premiare il merito rispetto all’anzianità.

 

 

Il calo drastico delle entrate del Bilancio dello Stato ha fatto sì che si decidesse di ripensare l’attuale impianto tributario.

Un impianto che sino ad oggi si è dimostrato particolarmente generoso nei confronti di tutti i contribuenti e decisamente carente per quello che riguarda gli accertamenti.

 

Non possiamo che condividere l’impostazione che sta alla base del provvedimento che ci è stato prospettato dall’Esecutivo. Elevare l’equità fiscale fra tutti i contribuenti. E valorizzare il ruolo delle imprese quali “creatrici di benessere”.

 

Non più abbattimenti a pioggia, ma mirati alle specifiche situazioni familiari.

Un più efficace sistema di accertamento per garantire il principio fondamentale per cui ognuno deve contribuire in virtù del reddito effettivamente prodotto.

 

Nel frattempo, mi permetto di ricordare al Governo che le promesse vanno mantenute. In attesa della riforma, stiamo aspettando l’intervento per il 2011 che dovrà correggere le distorsioni a discapito dei lavoratori frontalieri con redditi bassi e carichi famigliari.

 

Il passaggio al sistema IVA, che abbiamo sollecitato con una Istanza d’Arengo, condiviso da gran parte della società civile così come da buona parte della politica, rappresenterebbe un’altra innovazione portante per il nostro sistema e un ulteriore, deciso avvicinamento all’Unione Europea.

Rappresenterebbe la concreta possibilità di semplificare gli scambi commerciali, e un indubbio incremento delle entrate per il Bilancio dello Stato.

L’IVA, poi, è un’imposta equa, perché colpisce chi ha una capacità di spesa maggiore. Il concetto è semplice: chi ha più possibilità di acquisto maggiormente contribuirà alle casse pubbliche.

Auspichiamo dunque una rapida decisione in tal senso, nella consapevolezza che l’iter tecnico e amministrativo richiederà del tempo prima della sua piena entrata a regime.

 

 

L’altra importante riforma è quella del Mercato del lavoro.

Si tratta di un tema che compete prevalentemente alle parti sociali, e che rappresenta un fattore di competitività fondamentale per il nostro sistema.

 

Un mercato del lavoro inefficiente rappresenta un ostacolo sia per gli operatori economici, sia per i lavoratori.

L’obiettivo è quello di semplificare le procedure.

La semplificazione, che implica minori vincoli per le imprese nelle assunzioni, deve essere controbilanciata da un sistema di ammortizzatori sociali capace di accompagnare adeguatamente le persone nei periodi in cui non hanno un’occupazione.

 

Ricordo perfettamente che il Professor Pietro Ichino, illustre giuslavorista, lo scorso anno, in una conferenza a San Marino, affermò che il nostro sistema del lavoro è un residuato bellico, con cui prima o poi dovremo fare i conti.

 

Non desidero entrare nella questione del collocamento pubblico o privato. Ma qualcosa si deve certamente cambiare.

Occorre eliminare le graduatorie e la Commissione per il Lavoro.

È necessario dare sempre maggiore autonomia e responsabilità ai dirigenti e ai collocatori.

Occorre favorire una forte integrazione fra domanda e offerta di lavoro per far sì che l’incontro sia rapido ed utile.

Conviene sempre collocare la persona giusta al posto giusto e avviare adeguati percorsi formativi. L’efficienza crea sviluppo e nuove ulteriori possibilità occupazionali.

Abbiamo assoluto bisogno di elevati profili professionali.

Consideriamo il confronto professionale e le esperienze in ambiti più ampi e complessi come un’opportunità di crescita per tutti.

Anzi queste esperienze andrebbero incentivate con appositi interventi di legge.

 

Attuare le riforme non è semplicemente una necessità ma una opportunità.

Condividiamo la proposta del Governo di istituire il “Tavolo dello sviluppo” attorno al quale radunare la classe dirigente del Paese.

 

Serve uno sforzo straordinario per invertire il trend ancora negativo dell’occupazione.

Le risorse ci sono e possiamo impiegarle per accelerare la ripresa.

Una ripresa che può essere significativa già nei prossimi tre anni.

 

Uno dei temi che verrà dibattuto al Tavolo dello Sviluppo è il rinnovo dei contratti di lavoro. Anch’esso può rappresentare un motore di crescita, se saremo capaci di innovare per elevare la competitività del nostro sistema.

 

I diritti e i doveri coesistono con le imprese sane e competitive.

 

La prima proposta che lanciamo è quella di passare da poca produttività a bassi redditi a maggiore produttività con redditi più alti.

 

Una parte delle risorse ricavate da questa manovra potrebbe essere destinata al finanziamento dei maggiori costi contributivi necessari per finanziare i fondi pensione e per istituire il secondo pilastro previsto dalla riforma in via di approvazione.

 

La seconda proposta è quella di dare corso alle diverse idee d’impresa presenti in tutti i settori; questo creerebbe un vigoroso volano di sviluppo.

L’obiettivo è quello di incrementare la concorrenza per favorire l’efficienza, i consumatori e lo sviluppo.

La protezione dei mercati è fallita in tutti i Paesi.

Per anni l’indecisione e l’immobilismo hanno avuto il sopravvento.

Lo sviluppo è stato mortificato dalla poca trasparenza. Dalla solita vecchia logica che ha visto, troppo spesso, la politica condizionare la libera iniziativa d’impresa.

 

Anche in questo caso occorre cambiare per uscire in trasparenza con norme certe e chiare, per dare merito alle proposte interessanti, e sostenere chi investe il proprio denaro e non chiede sostegni pubblici.

 

Sarebbe auspicabile e utile potenziare la rete di distribuzione commerciale, così come sviluppare iniziative di alto profilo nel settore turistico-alberghiero.

 

Completiamo subito l’iter di assegnazione già avviato in Consiglio Grande e Generale dei terreni per le imprese che hanno progetti di sviluppo.

 

Rivediamo il progetto prima casa. Consentiamo ampliamenti a quelle famiglie che hanno la necessità di piccoli aumenti di volume.

 

Sblocchiamo subito questi cantieri, non costa nulla, e sarà il Paese ad avvantaggiarsene.

 

La terza proposta riguarda le infrastrutture del Paese. Decidiamo quali investimenti sono prioritari – proposte ne abbiamo fatte tante – per modernizzare il Paese. Facciamolo con una sinergia forte tra pubblico e privato.

 

La quarta grande opportunità che San Marino non deve lasciarsi scappare è rappresentata dal Parco Scientifico e Tecnologico.

 

Il Parco ha una valenza strategica perché rappresenta una spinta all’innovazione per le imprese esistenti e un’opportunità per attrarre nuove imprese nel segmento alto del valore aggiunto, proiettate nel futuro.

Inoltre va a rafforzare ulteriormente le sinergie con i territori circostanti, mettendo a frutto opportunità uniche di integrazione che possono favorire l’accesso ai fondi strutturali dell’Unione Europea e favorire lo sviluppo di tutti i settori economici.

Non da ultimo, rappresenta anche un’occasione per accrescere la nostra reputazione dimostrando che San Marino è in grado di produrre e condividere l’eccellenza.

 

 

CONCLUSIONI

Ho cercato di riassumere le diverse opportunità di cui, con varie sfumature, parliamo da tempo: una sempre maggiore integrazione internazionale; un sistema amministrativo snello ed efficiente. Aggiungo un sistema giudiziario autonomo e funzionale.

 

Sono e siamo ottimisti perché diverse sono le opportunità a nostro favore.

Ma sono anche molto preoccupato perché, se non ci uniamo e non cambiamo metodo di lavoro, se non guardiamo alla realtà, tutto sarà molto, molto difficile.

 

Il confronto interno al Paese, in questi ultimi mesi, è stato portato avanti da più parti in termini disgreganti e disfattisti. Ci sono aspetti, abitudini, meccanismi che sono da rifondare, e su questo si sta lavorando.

Si pensa a distruggere e si fa più fatica a ragionare su come ricostruire.

Tutti contro tutti, e tutti contro la politica: questa spirale alimenta lo scontro sociale e non serve a nulla. Anzi aggrava la situazione e rende ancora più difficili le soluzioni ai problemi che prima o poi dovremo risolvere.

È vero, tante cose non vanno. Tanto si può fare per migliorare.

Ma il clima di negatività, certo, non giova al Paese.

 

Dobbiamo fare forza sulle nostre eccellenze.

Siamo piccoli e potenzialmente agili ed efficienti.

Dobbiamo mettere insieme quelle riforme coraggiose e quelle proposte concrete di cui ho parlato finora, affinché San Marino possa davvero far fruttare le proprie potenzialità.

Dobbiamo rivoluzionare il nostro Paese.

Ed è un lavoro che va fatto tutti insieme.

Grazie.

 

 

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