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Il Titanic torna a galla: il transatlantico si mette in mostra

da Redazione

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Alla velocità di 2 mila nodi, il Titanic approda in Danimarca. Saloni e le suite di lusso, le modeste cabine della terza classe, le lettere dei passeggeri e le porcellane strappate ai fondali marini: in mostra a Copenhagen, dal 10 aprile, “Titanic-The exibition”, un viaggio che – all’interno del mitico transatlantico – porta il pubblico verso lo scontro con l’iceberg. “Quando mi chiedono come potrei descrivere la mia esperienza di quasi quarant’anni di mare, rispondo semplicemente: nulla da segnalare. Sì, ci sono state le tempeste e i marosi e la nebbia… Ma non ho mai visto un naufragio e non ho mai fatto naufragio”. Il capitano Edward John Smith era un impiegato del mare: navigava come altri vanno in ufficio. E come molti impiegati, sognava la pensione: ci sarebbe andato non appena toccata terra, a New York. Proprio da New York era partito alla volta dell’Inghilterra per prendere il comando del Titanic. Ne era contento e orgoglioso. A cena con i signori Willie di Flushing, Long Island, la sera prima di imbarcarsi per l’Europa, il capitano aveva vantato le meraviglie del Titanic. Nessun danno allo scafo avrebbe potuto affondarlo. Aveva una bella barba bianca da lupo di mare, il capitano Smith, e una divisa bianca e lucida e un cappello bianco. L’ultima foto ce lo restituisce a braccia conserte, lo sguardo dritto davanti a sé, gli occhi socchiusi come a proteggersi da una luce troppo forte e un’espressione in volto che il tempo, ora, ci descrive malinconica. Si fidava della nave, e del mare, e del progresso che lo conduceva alla pensione sulla tolda del transatlantico più grande e più bello del mondo. Per questo non prestò troppa attenzione agli iceberg che gli venivano segnalati, né alla velocità che forse era troppa, e neppure al destino che non lo voleva tranquillamente in pensione a scrutare l’oceano fumando la pipa. “Siate inglesi”, disse prima di affondare: e con lui affondò anche quel mondo che gli aveva regalato le sue ultime, orgogliose parole. Un mondo che oggi riemerge ai Giardini di Tivoli della capitale danese: l’esposizione prevede le ricostruzioni di alcune sale della nave, e una serie di oggetti ripescati nell’oceano mare. Lungo il percorso si entra nelle cabine di terza classe, con quattro letti, e nelle suite con tanto di camino e tappezzeria in seta, riservate agli uomini più ricchi del mondo (una suite sul Titanic arrivava a costare 512 sterline, circa 60 mila euro al cambio attuale).
La mostra comprende 200 oggetti originali, dalle lettere del primo ufficiale William Murdoch agli stivali di una bambina scampata alla sciagura, dalle foto della band che continuò a suonare ai piatti in cui mangiarono i passeggeri per alcuni giorni, fino alla terribile notte tra il 14 e il 15 aprile 1912.
Per rendere più suggestiva la visita è stato ricreato un iceberg di oltre due metri che renderà l’idea di quanto fosse freddo sulle scialuppe di salvataggio. In diversi punti del tragitto, inoltre, si incontreranno alcuni protagonisti della tragedia e le presentazioni audiovisive volte a immergere lo spettatore nell’atmosfera del Titanic, con i rumori provenienti dalla sala macchine e tutti i dettagli delle ultime ore prima che la nave colasse a picco.

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