Home NotizieItalia Sfiducia a Caliendo in diretta Tv Fini si astiene e porge la spada per harakiri

Sfiducia a Caliendo in diretta Tv Fini si astiene e porge la spada per harakiri

da Redazione

Giornata cruciale per Silvio Berlusconi, per Gianfranco Fini. Per il Governo. Giornata cruciale più ancora che per Giacomo Caliendo, su cui pende una mozione di sfiducia, che verrà votata oggi pomeriggio alla Camera (diretta Tv). È questa la genesi del terzo polo? Più semplice definirlo l’inizio dello sgretolamento definitivo del Governo Berlusconi. Ma l’astensione di Fini e Co. (voteranno sì solo Pd e Idv) abbassa il quorum, e favorisce Caliendo e la maggioranza. Così Fini non punta la pistola alla tempia del Governo, porge solo la spada per l’harakiri finale

Giornata cruciale per Silvio Berlusconi, per Gianfranco Fini. Per il Governo. Giornata cruciale più ancora che per Giacomo Caliendo, su cui pende una mozione di sfiducia, che verrà votata oggi pomeriggio alla Camera (diretta Tv). È la genesi del vagheggiato (da alcuni) “terzo polo”? A sentire i finiani no di sicuro. Però potrebbe essere l’inizio dello sgretolamento definitivo di questo governo, con l’ipotesi di elezioni anticipate già a settembre-ottobre.
Dicevamo che per Caliendo potrebbe non essere una giornata decisiva. Sì perché il neonato gruppo di Fini, Futuro e Libertà, così come Udc, Alleanza per l’Italia e Movimento per le Autonomie (in particolare la triade Fini, Casini, Rutelli) hanno stretto una tacita alleanza per astenersi dal voto di oggi. Questo abbasserà il quorum e permetterà alla maggioranza di “salvare” la poltrona di Caliendo, coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3 (sulla cui portata, peraltro, non c’è assolutamente chiarezza).
In questo modo Fini e co. si tolgono dall’imbarazzo di puntare la pistola alla tempia del Governo, ma di fatto mettono in atto una prova di forza che dimostra quanto sia concreta un’alternativa a Berlusconi che non sia quella palesemente fragile costituita dall’alleanza sghemba tra Di Pietro e il Pd. E con il ricorso alle urne che sembra ormai inevitabile, è un buon lancio per una nuova alleanza.
Ma prima c’è il voto di oggi.
Berlusconi ha annunciato che sarà presente in aula per il voto. Al primo "incidente" si va alle urne aveva detto il presidente del Consiglio, minacciando i dissidenti finiani.
Invece col voto "sarà evidente al paese che questo governo non ha più la maggioranza", spiega uno dei rutelliani. I numeri dell’Assemblea di Montecitorio, infatti, parlano chiaro: stando ai posizionamenti dichiarati fino ad ora, le astensioni oggi toccheranno quota 84, i voti a favore della sfiducia saranno 230, quelli contrari 304. E’ evidente che se gli 84 ‘moderati’ votassero con i democratici e con Antonio Di Pietro, Caliendo sarebbe sfiduciato. E il governo al suo epilogo.
Ma questo non accadrà perché né Fini, né Rutelli, né Casini vogliono che si verifichi ‘l’incidente’. E poi c’è un centro tutto da costruire: l’area che nasce sotto il cielo della mozione Caliendo, infatti, ha di fronte a sé una strada tutt’altro che segnata.
Intanto, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sulla nascita di un eventuale governo di transizione apre (tanto per seminare un po’ di zizzania) a una premiership di Giulio Tremonti, perché bisogna "rimettersi alle decisioni del capo dello Stato" ma l’ipotesi è "un’evenienza più sensata che andare a confrontarsi con questo meccanismo elettorale".

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