Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “La coppa del santo” de Gli Omini

Visto per voi a teatro: “La coppa del santo” de Gli Omini

da Alessandro Carli

Dal 3 settembre sera Rimini ha un nuovo santo, un “patrono”. Anzi, una “patrona”, Sant’Agata, da affiancare a San Gaudenzo. Lo ha deciso il pubblico de “Le città visibili” che ha assistito, all’interno del Teatro degli Atti, allo spettacolo “La coppa del santo”, lavoro estremamente comico (sì, a teatro si può anche ridere) messo in scena da Gli Omini.

Francesco Rotelli e Luca Zacchini (foto di Ilaria Scarpa e Luca Telleschi) puntano sulla popolarità (sul pop) e sulle “credenze” italiche: perché quindi non far scegliere agli spettatori il santo più simpatico, divertente, comico? In scena un “tabellone” di grandi dimensioni ospita 32 carte girate: lì dietro, di spalle, ci sono i disegni “pescizzati” (hanno cioè le sembianze dei pesci) di chi, per meriti e per morte tragicomica, è finito nel calendario di Frate Indovino.

Si parte dai martiri contro i crocifissi: Diocleziano, il vero talent scout della squadra, va al ballottaggio con Cosma e Damiano. Poi sotto ai santi di strada e a quelli d’aria, e poi ancora le sante vergini contro i santi nudi, con la vittoria delle illibate (non per scelta loro ma del pubblico). Si incontra Santa Lucia, la santa delle mozzarelle, ma anche i Santi nordici, come Sant’Ambrogio, protettore del miele Ambrosoli. I due attori raccontano che ci saranno “tanto momenti morti” – ovviamente – ma in realtà non è così: Rotelli e Zacchini, vestiti di abiti canonici, lavorano bene sui tempi e lo spettacolo, di poco più di un’ora, non presenta “buchi”. La vittoria di Sant’Agata, che in finale (la gara si svolge come per le partita di calcio, 32esimi, 16esimi, ottavi, quarti di finale, semifinale e finale) ha battuta San Giacomo – Santiago de Compostela – per la compagnia non è una sorpresa: protettrice delle donne vittime di violenza sessuale e di quelle colpite dal tumore al seno, è in fondo l’icona di un canone di bellezza riminese: quello felliniano.

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