Home Dal giornale Ugo Bonifazi e le sue cento magnifiche “Limousine”

Ugo Bonifazi e le sue cento magnifiche “Limousine”

da Redazione

“Le mucche pensano / al loro destino. / Cos’è la vita infine? / Oggi siam qui, domani scaloppine”. Sono le parole di Stefano Benni ad anticipare il nostro arrivo alla stalla di Ugo Bonifazi, a Montegiardino, piccola perla suggestiva della Repubblica di San Marino che guarda e strizza l’occhio alla Riviera Romagnola. Lungo la strada, i campi ingialliti dal caldo e dalle scarsissime precipitazioni. Li nota anche il Direttore della Cooperativa Allevatori Sammarinesi, Edoardo Angelini. Ad accoglierci, circa 100 magnifiche “Limousine”, una razza bovina da carne che viene utilizzata come vitello da ristallo, per l’ingrasso e il macello, sia come allevamento, per ottenere femmine fattrici.

“Abbiamo scelto queste ‘francesi’ perché si adeguano bene ai pascoli. È un animale rustico, di media mole e che ha una resa superiore a quella di altre razze della zona, come ad esempio la ‘Romagnola’ o la ‘Marchigiana’ in quanto ha un’ossatura più contenuta” racconta Ugo Bonifazi. “La carne che dà è piuttosto saporita, un po’ più scura rispetto alle altre, ma anche molto tenera”.

La vita in stalla non è facile: gli orari, il meteo, le emergenze, i fine settimana trascorsi a lavorare e a sistemare ogni particolare. “Iniziamo alle sei della mattina con la pulitura della stalla, poi si passa all’impagliatura e al cibo per le mucche” prosegue. Non possiamo non soffermarci sulla stretta attualità: il caldo e i prezzi delle materie prime. “La siccità ha più che dimezzato il secondo ‘taglio’ e nel recinto abbiamo già dovuto dare alle mucche il fieno perché il pascolo non ha erba. A questo si devono aggiungere gli energetici, quindi il gasolio, le bollette della luce, dell’acqua, del gas”. Già, i pascoli. “Con un raccolto buono si riesce a provvedere al fabbisogno personale e, in annate abbondanti, anche a dare agli altri soci il cibo per gli animali. Ma sia quest’anno che lo scorso anno questa ‘abbondanza’ non l’abbiamo avuta”.

Ugo Bonifazi però non perde il sorriso e guarda le “Limousine” che riparano all’ombra del tetto della stalla. “In genere la prima parte del lavoro finisce verso mezzogiorno, poi andiamo in pausa sino alle 14. La ripresa è dedicata alla campagna, che comunque appartiene sempre al mondo degli animali: i cereali quindi, ma anche l’aratura, la semina, eccetera”. La “vita” dei bovini è abbastanza limitata. “I vitellini vanno al macello tra gli otto e i nove mesi circa, i capi più adulti tra i 18 e i 20 mesi”.

Mentre passeggiamo nella stalla Ugo segnala un vitellino. “È nato l’ultimo giorno di luglio” spiega prima di prendere qualche minuto per “entrare” dei dettagli dell’alimentazione. “Alle nutrici diamo solo foraggio, agli altri bovini invece un mix di mais, orzo e favino. Tutta produzione locale”.

La storia di Ugo Bonifazi parte da lontano. Ha radici profonda. “Si può dire che sia nato tra le vacche. I miei genitori facevano questo lavoro e per me è stato naturale continuare questa tradizione familiare. Spero che le future generazioni si appassionino come ho fatto io: certo, ci vuole spirito di sacrificio e tanta dedizione, ma la soddisfazione ‘umana’ è davvero unica. Rispetto ai tempi di mio babbo e di mia mamma questo mestiere è cambiato molto: una volta era tutto manuale, oggi invece i mezzi meccanici ci danno una bella mano”.

Mentre le “Limousine” ci osservano, pare di avvertire le parole di una bella lirica di Guido Celli: “Le schiene prima / le pance poi i musi / delle mucche / s’incelestano. / E tutto l’azzurro / piega la pancia al cielo / e va”.

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