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San Marino, lo stemma incontra la ceramica

da Alessandro Carli

Boccali, servizi da caffè, servizi da tavola, borracce, piatti, recipienti, coppe, anfore, servizio da vov, alzate, centrotavola, calamai: 33 pezzi meravigliosi compongono, all’interno del Museo di Stato, il “Paradiso” dei manufatti racchiusi sotto il titolo “San Marino lo stemma in ceramica”.

L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Cino Mularoni e organizzata sotto l’Alto Patrocinio degli Eccellentissimi Capitani Reggenti e della Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura, è visitabile sino al 10 marzo. Le ceramiche in esposizione, che provengono da collezioni private, raccontano un’arte e una tradizione che appartiene al Novecento della Repubblica.

“Il tema dello stemma mi ha sempre incuriosita – esordisce Stefania Leardini, presidente della Fondazione Cino Mularoni – perché negli anni è stato presentato con diverse fogge. Le opere esposte sono il racconto ‘materico’ di un periodo bello a cavallo tra le due Guerre Mondiali”.

Un’epoca che parte dal momento in cui Alfredo Casali inizia la sua attività, 1927, e prosegue con la riconversione in vera e propria fabbrica di ceramica artistica fatta dal figlio Ercole.

Una trasformazione che proseguirà anche con la fabbrica Luigi Masi. “Con Masi – prosegue la dottoressa Leardini – avviene un passaggio importante. Per la prima volta troviamo anche pezzi firmati da artisti di fama, come ad esempio Achille Wildi, artista poliedrico che si distinse anche nella pittura, nella poesia, nella musica e nella scultura.”

“Inoltre – aggiunge la Presidente della Fondazione – lo stemma della Repubblica, in tutto il secolo scorso, è stato oggetto di rappresentazioni fantasiose. La codificazione è stata ufficializzata solo nel 2011. L’iconografia di San Marino nel ‘secolo breve’ si è focalizzata sulle vedute: la Seconda Torre, i paesaggi, il Palazzo Pubblico, raramente il Santo Marino. Il soggetto più utilizzato è stato sicuramente lo Stemma con le tre Torri e i tre pennacchi che campeggiano sui tre monti. Il Titano non è stato immune da influenze internazionali: il gusto per l’Oriente lo ritroviamo in alcune opere in cui le tre torri sono state viste come pagode. Incuriosisce anche la prospettiva perché solitamente le tre torri venivano rappresentate appaiate o leggermente sfalsate, raramente in prospettiva.”

“Una cosa è certa – conclude Stefania Leardini – i manufatti in esposizione raccontano una belle époque artistica ed economica del Titano. In passato, infatti, poche persone si sottraevano al piacere di tornare a casa con un pezzo in ceramica di San Marino come souvenir”.

La mostra, che è stata visitata già da oltre 2 mila persone, è stata allestita con delle gigantografie, una specie di occhio di bue che si sofferma e ingrandisce il particolare dei singoli stemmi.  

Tra i pezzi più particolari, delle vere e proprie gemme preziose, un piatto di Rufo Reffi del 1931 e gli spolveri originali utilizzati da Umberto Masi per le sue creazioni. Lo spolvero è una tecnica che permette di riportare un disegno su varie superfici.

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