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Editoriale: quanto vale la visita di Mattarella

da Daniele Bartolucci

Il “Mattarella Day” si avvicina e non è solo il Comitato Organizzatore – nominato dal Congresso di Stato qualche settimana fa – ad essere al lavoro per il 6 dicembre. La visita ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana è un evento che va ben oltre, infatti, il cerimoniale diplomatico: il rapporto tra San Marino e Italia è qualcosa che esula dalle dinamiche canoniche, anche perché non esiste in occidente un altro Stato che sia così “immerso” geograficamente e socialmente dentro un altro Stato più grande, senza però che questo determini anche il rapporto di potere in base al principio di forte contro debole. La storia, del resto, ci ricorda che non sempre è stata l’Italia il “forte” a cui chiedere aiuto: i centomila sfollati accolti e protetti dentro ai confini (e nelle gallerie) di San Marino durante la Seconda Guerra Mondiale sono un fulgido ricordo di queste dinamiche, senza scomodare per forza sempre Garibaldi. Ma oggi i quasi 7500 frontalieri, che fanno certamente la fortuna delle imprese sammarinesi, poi tornano ogni sera in Italia, dove vivono e spendono i loro stipendi, contribuendo all’economia anche del loro Paese. In verità vi pagano anche le tasse e su questo fronte qualche criticità (vedi le pensioni) c’è da risolvere. Come tante altre questioni più grandi o più piccole di queste, che forse non è nemmeno il caso di presentare al Presidente Mattarella. Ma se il Presidente sale sul Monte Titano, è un segnale forte e chiaro: l’Italia vuole parlare con San Marino. Sicuramente dei tanti dossier aperti, ma anche – questo l’auspicio – per avviare una nuova stagione di cooperazione. La aspettiamo Presidente!

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