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Essere fautori dei propri capolavori quotidiani

da Simona Bisacchi

Fare del proprio meglio: non si può chiedere di più a un essere umano. E non possiamo chiedere di meno a noi stessi.

La convinzione di poter salvare il mondo ormai appartiene solo ai supereroi.

Più modestamente, però, ognuno può coltivare con impegno il proprio orto, all’interno – e al servizio – della collettività.

Diversi anni fa, Sergio Zavoli – in una serata dedicata a un suo libro di poesie – spiegò la necessità di una società in cui ognuno fosse il fautore del proprio capolavoro quotidiano, nel lavoro che ogni giorno svolgeva, qualunque fosse la mansione che doveva portare avanti.

Ci sono gesti semplici, che se compiuti con tenacia possono cambiare la realtà quotidiana, sempre più tristemente affetta da sconforto e afflizione. Un po’ come ci insegna anche Jorge Luis Borges nella sua poesia “I giusti”: “Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire. Chi è contento che sulla terra esista la musica. Chi scopre con piacere una etimologia. Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi. Il ceramista che intuisce un colore e una forma. Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace. Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto (Loredana Scianna e Teresio Massimo Troll, foto di Dino Morri). Chi accarezza un cane addormentato. Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto. Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson. Chi preferisce che abbiano ragione gli altri. Tali persone stanno salvando il mondo”.

È un testo che offre conforto. Perché ogni tanto capita di riconoscersi. Ci sono momenti in cui nel fare qualcosa di semplice e banale ti accorgi che stai portando uno spillo di luce su una tela di tenebre. E altre volte – il più delle volte – è un testo che ispira. E allo stesso tempo mette all’angolo. Perché sarebbe bello essere quello che giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto, invece di legarselo al dito e crollare nel rancore. O, per una volta – una soltanto – riuscire a essere quello che preferisce dare ragione agli altri, disinnescando ogni litigio sul nascere.

Invece si arriva a sera e dallo specchio ti fissa quello che ha passato la giornata a dimostrare la propria verità relativa, spacciandola per assoluta. Quello che ha buttato la scacchiera all’aria perché ha subito scacco matto tre volte di fila. Quello che con il suo disappunto, denunciato a gran voce, ha sovrastato ogni musica.

Ma non ci si può arrendere, anche se non è stato il giorno in cui hai dato il meglio, devi riprovarci. Con tutto l’impegno. Con tutta la forza di volontà. E quello in cui oggi hai fallito, domani potrebbe essere il tuo capolavoro.

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