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Il rapporto debito/PIL rivisto dal 90% al 70%: “L’obiettivo è il 60%”

da Daniele Bartolucci

“Il buon andamento economico di San Marino continua nonostante gli shock esterni e l’indebolimento dell’economia europea. L’attività è stata sostenuta da un settore manifatturiero competitivo e dal boom del turismo, che ha superato i livelli pre-covid. Tuttavia, l’indebolimento della domanda esterna e l’inasprimento delle condizioni finanziarie incideranno sulla crescita futura. Garantire sane riserve di bilancio e del settore finanziario è fondamentale per preservare la stabilità e la fiducia nell’economia sammarinese. In particolare, il recente miglioramento della posizione di bilancio dovrebbe essere consolidato ed esteso. Inoltre, ulteriori sforzi si rendono necessari per affrontare gli elevati NPL e rafforzare la capitalizzazione e la redditività delle banche”.

Nella sintesi della Dichiarazione Conclusiva dello Staff della Missione 2023 ai sensi dell’Articolo IV c’è già tutto quello che serve per comprendere la portata delle indicazioni del FMI: i dati economici sono migliorati sotto molti punti di vista, ma occorre continuare sulla strada delle riforme per evitare i rischi interni ed esterni.

LA MANIFATTURA COME FATTORE DI RESILIENZA

Dopo la lunga crisi iniziata nel 2010, “il settore non finanziario ha iniziato la ripresa nel 2014”, spiegano gli esperti del FMI nel documento, “sostenuta dalla competitività del costo del lavoro, dalla solidità dei bilanci e dall’accesso alle banche italiane. Pertanto, il settore delle esportazioni sammarinesi si è trovato in una posizione forte e competitiva nel momento in cui è scoppiata la pandemia, contribuendo alla sua notevole resilienza durante quel periodo e alla sua forte ripresa successiva che continua ancora oggi. Nonostante gli shock esterni e l’aumento dei tassi di interesse, la crescita di San Marino è rimasta resiliente e ha sostenuto la tenuta del mercato del lavoro e la piena occupazione. Politiche prudenziali e accesso ai mercati internazionali dei capitali hanno aumentato le riserve previste dalle politiche a livelli adeguati. La robusta domanda esterna, fino a poco tempo fa, ha dato impulso al settore manifatturiero e a quello turistico. Con l’espansione dell’economia, l’occupazione ha raggiunto livelli record. Finora la ripresa ha resistito ai venti contrari dovuti all’aumento dell’inflazione, all’inasprimento delle condizioni finanziarie e alla debolezza della domanda esterna. Tuttavia, questi fattori, unitamente all’aumento dell’incertezza globale, peseranno sull’attività, che, in base alle attese, rallenterà. Si prevede che l’inflazione rimanga elevata ma in calo, in linea con le tendenze italiane”. Il FMI ha stimato infatti che nel 2023 l’inflazione dovrebbe attestarsi al 5,9% per poi scendere al 2,5% l’anno prossimo e al 2,0% nel 2025. Nello stesso periodo, le proiezioni del PIL parlano comunque di una crescita del 2,2% quest’anno e dell’1,3% sia nel 2024 che nel 2025. Segno che c’è grande fiducia nella solidità delle imprese sammarinesi, che nonostante le difficoltà all’orizzonte, saranno in grado di garantire all’economia una crescita, rallentata rispetto all’ultimo biennio, ma comunque una crescita positiva.

DEBITO PUBBLICO E PIL: SERVE UNA STRATEGIA

C’è dunque di che essere soddisfatti, come ha commentato il Segretario alle Finanze, Marco Gatti: “Le politiche che abbiamo adottato come Governo in questi anni alla fine hanno premiato. Nonostante le criticità che arrivavano dall’esterno, hanno permesso all’economia sammarinese di crescere e di essere resilienti. E oggi, se da una parte il debito pubblico nel suo ammontare è cresciuto – prevalentemente, per gli interventi che lo Stato ha fatto nel settore bancario – dall’altro, questo rafforzamento dell’economia si è tradotto in una crescita del PIL, addirittura al di sopra di quelle che erano le stime del Fondo Monetario Internazionale”. 

Il riferimento è alle valutazioni che lo stesso FMI ha rivisto dopo aver analizzato i dati economici, come ha spiegato il capo delegazione Borja Garcia in conferenza stampa: “Premesso che nella quantificazione del debito pubblico noi valutiamo anche altre poste, per cui la nostra stima di circa 1,3 miliardi di euro si discosta un po’ dal valore espresso dal vostro Bilancio dello Stato, quello che è fondamentale  non è il volume, ma il suo rapporto al PIL e quindi alla capacità di ripagare quel debito. Abbiamo rivisto queste valutazioni, che vedevano un rapporto debito/PIL verso il 90%, mentre oggi possiamo dire che tenda invece al 70%, non distante da quel 60% che consideriamo ottimale per un’economia come quella sammarinese”.

Per arrivarci serve quindi un ulteriore sforzo, che nella Dichiarazione Conclusiva è così sintetizzato: “Questo obiettivo, in linea con il quadro dell’Ue, costituisce un ancoraggio per la politica di bilancio che garantirà la sostenibilità. Per raggiungere questo obiettivo entro il 2028, è necessario un moderato sforzo di bilancio pari all’1% del PIL nei prossimi tre anni (circa 8 milioni di euro l’anno, secondo Borja Garcia, ndr)”. Come? Tramite la mobilizzazione delle entrate. È possibile ridurre le esenzioni dall’imposta sul reddito, introdurre un’imposta sul valore aggiunto, ridurre gli sconti sui prodotti petroliferi ed espandere l’uso delle accise, che aumenterebbero le entrate e contribuirebbero ad affrontare le esternalità ambientali”. Ma anche tramite il “consolidamento della spesa. Una prudente indicizzazione dei salari e delle pensioni conterrà ulteriormente la spesa, mentre l’inflazione rimarrà elevata. Inoltre, è fondamentale migliorare l’efficienza della spesa, effettuando revisioni della spesa in tutti i settori pubblici”.

“Per rafforzare il quadro della politica di bilancio e garantire la prevedibilità, è necessario sviluppare e comunicare una strategia di bilancio a medio termine”, avvertono quindi dal FMI. “Questa strategia dovrebbe fornire una prospettiva a medio termine della politica di bilancio e del suo impatto sulla sostenibilità del debito. Inoltre, dovrebbe essere sviluppata una strategia di debito complementare a medio termine che identifichi il fabbisogno finanziario a medio termine. L’obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere livelli sani di liquidità, riducendo al minimo sia i rischi di rollover – anche, se possibile, attraverso operazioni di gestione delle passività per attenuare gli ingenti ammortamenti nel 2027 – sia i costi di finanziamento”.

Sulle cose da fare, il FMI (come lo è stata anche ANIS, che rappresenta quel motore eccezionale che sono le industrie sammarinesi) è chiaro: “Le riforme strutturali sono fondamentali per sostenere la competitività del settore manifatturiero e consolidare i recenti risultati ottenuti nel settore del turismo, aumentando il potenziale di crescita di San Marino. L’Accordo di Associazione con l’UE favorirà l’integrazione economica riducendo i costi di transazione e attirando investimenti esteri. Le recenti riforme del mercato del lavoro hanno aumentato la flessibilità liberalizzando gli accordi in materia di lavoro transfrontaliero. Tuttavia, è necessaria un’ulteriore liberalizzazione, eliminando i disincentivi sui contratti a tempo determinato e rendendo i contratti interinali in linea con il quadro italiano. Infine, l’aggiornamento del quadro normativo sull’insolvenza e sui diritti dei creditori, ormai obsoleto, sarà fondamentale per affrontare gli impedimenti strutturali, aumentare gli investimenti e sostenere la risoluzione degli NPL”.

DAL ROLLOVER ALLA SOLUZIONE PER GLI NPL

Tra i fatti salienti del 2023, rimarcano anche dal FMI, c’è senza dubbio la seconda emissione di titoli di debito pubblico sui mercati internazionali: “Il successo del rollover dell’Eurobond nel maggio 2023 ha ridotto significativamente i rischi a breve termine, migliorando la liquidità interna e sostenendo la fiducia. I rischi negativi riguardano l’indebolimento delle condizioni esterne e l’ulteriore inasprimento monetario globale, mentre i rischi interni si concentrano sull’incertezza politica dovuta alle elezioni del prossimo anno e sulle restanti vulnerabilità del settore finanziario”. In ogni caso, “la solidità di fondo del settore manifatturiero e i sani bilanci del settore privato determinano evoluzioni positive rispetto allo scenario base”.

Ma resta alta l’attenzione sul settore bancario e finanziario. Se è vero che “la redditività delle banche è migliorata grazie all’aumento dei margini di interesse, l’aumento dei tassi di interesse comporta anche dei rischi. Considerati gli NPL al 56% (28% al netto degli accantonamenti), gli alti costi operativi e la scarsa capitalizzazione di alcune banche, il settore finanziario rimane vulnerabile. Tuttavia, la solidità del mercato del lavoro e la piena occupazione hanno impedito un deterioramento della qualità del portafoglio prestiti, caratterizzato per lo più da prestiti a tasso variabile”.

Ora, però, “sono necessari ulteriori sforzi per migliorare la redditività e la capitalizza-zione delle banche. In prospettiva, con l’aumento dei tassi di deposito, i margini di interesse diminuiranno, producendo un impatto negativo sulla redditività. Allo stesso tempo, l’indebolimento dell’attività economica in futuro può deteriorare la qualità dei prestiti. Pertanto, le banche dovrebbero utilizzare gli utili di quest’anno per aumentare il capitale e dovrebbero sostenere la redditività futura rilanciando gli sforzi per ridurre gli elevati costi operativi, che nell’ultimo anno si sono arrestati”.

Ma il tema vero era e resta appunto la cartolarizzazione di sistema degli NPL, che dovrebbe partire entro l’anno: “Sono stati compiuti progressi significativi nell’attuazione della strategia delle autorità per ridurre gli NPL attraverso una società di gestione patrimoniale (AMC) e una calendarizzazione degli accantonamenti”, confermano dal FMI. “L’AMC, che cartolarizzerà parte dello stock di NPL, mira a risolvere la questione degli NPL in modo più efficiente sfruttando le economie di scala. Il collocamento internazionale della tranche senior della cartolarizzazione, basata su una valutazione esterna del portafoglio di NPL trasferito all’AMC, fornirà alle banche nuova liquidità, che, in futuro, potrebbe sostenere la redditività”.

In parallelo, da Washington rilevano anche che “il quadro di risoluzione delle crisi bancarie deve essere migliorato e allineato agli standard europei. La riforma del 2019”, avvertono, “non è riuscita a conformare completamente tale quadro a quello europeo. Al contempo, dovrebbero essere eliminati i limiti alla struttura azionaria delle banche”. Anche per questo, “la posizione finanziaria di BCSM dovrebbe essere rafforzata per salvaguardare la sua indipendenza e sostenere la stabilità del settore finanziario attraverso un’effettiva capacità di prestatore di ultima istanza”. Inoltre, “l’adozione del quadro europeo per il settore finanziario nel contesto dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea imporrà a Banca Centrale di San Marino costi per il rispetto degli obblighi potenzialmente significativi, che dovranno essere affrontati”.

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