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Bilancio: avanzo di 2 milioni. Gatti: “Può migliorare ancora”

da Daniele Bartolucci

C’è un avanzo di 2 milioni di euro: è questa la novità positiva dell’assestamento di Bilancio in discussione in questi giorni in Consiglio Grande e Generale. Una novità nel vero senso della parola, perché concretizzatasi nel lasso di tempo intercorso tra la prima lettura del provvedimento e la seconda lettura, come ha spiegato il Segretario di Stato alle Finanze, Marco Gatti: “Il progetto di Variazione del bilancio, per cui sono stati presentati emendamenti dal governo e anche dalle forze di opposizione, è un progetto che, rispetto alla prima lettura, migliora i dati del bilancio stesso. In particolare, per quanto riguarda la differenza di entrate e spese correnti, siamo passati da un disavanzo che andava- mi sembra- a 15 milioni, poi sceso a 7 milioni di euro, adesso siamo ad un avanzo di 2 milioni circa. Questo vuole dire che il trend delle entrate e il contenimento della spesa sta portando a quanto detto nella presentazione del bilancio di previsione, ovvero che nel corso dell’anno- essendo le entrate sottostimate per una logica prudenza, mentre le spese erano leggermente allargate- si riescono a portare delle economie e anche maggiori entrate. Tra l’altro in questi dati non vi è stata ancora registrata la variazione delle entrate legata all’IGR, dato che sono state rimandate le dichiarazioni al 31 luglio e sono in corso di presentazione le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti, e ad oggi la previsione è già stata superata, ma nel bilancio ci troviamo la vecchia previsione del dicembre 2022.  Quindi in questo momento abbiamo già l’accertamento di maggiori entrate che a fine mese continueranno e si prevedono ulteriori miglioramenti nelle entrate correnti. Chiaramente l’attenzione del governo alle spese e deve continuare”.

RESIDENZE FISCALI NON DOMICILIATE: I DUBBI

Il riferimento del Segretario è passato poi sugli articoli 10-11, i più discussi nel dibattito politico ed economico del paese, relativi all’introduzione delle Residenze fiscali non domiciliate. Una norma che vede fortemente contrari i sindacati, unitisi in una protesta pubblica fuori da Palazzo: “Non vogliamo tornare ad essere un paradiso fiscale, e si facciano subito interventi di politica dei redditi per le persone più in difficoltà e per contrastare l’inflazione”. Questo il messaggio molto chiaro lanciato dai tanti rappresentanti sindacali delle tre organizzazioni sindacali e cittadini, che hanno manifestato mercoledì, a partire dalla prima mattinata, mentre alla spicciolata facevano il loro ingresso i Consiglieri partecipanti alla seduta del Consiglio Grande e Generale. Gli slogan esposti nei cartelli hanno riassunto i motivi della protesta, programmata per l’intera giornata: “Governo latitante sui sostegni a lavoratori e pensionati”; “Redditi da lavoro e da pensione a picco… e il Governo se ne frega”; “Residenze fiscali non domiciliate, uno schiaffo a chi paga le tasse”; “No ad un nuovo paradiso fiscale”.

Gli interventi hanno sottolineato “la fortissima contraddizione presente nella legge di assestamento di bilancio all’ordine del giorno dell’attuale sessione consigliare; la maggioranza si è prodigata per reintrodurre le residenze fiscali non domiciliate, affermando falsamente che il provvedimento ha una natura diversa rispetto al DES, quando invece le stesse residenze ne erano l’elemento più caratterizzante. Al contempo non ha ancora previsto nulla per fornire un sostegno ai tanti cittadini in difficoltà economiche e per tutelare i redditi dei lavoratori e dei pensionati erosi dall’inflazione”.

Gatti, dal canto suo, ha difeso in Aula il provvedimento: “Ne ho sentite tante. Dal dire che stiamo tornando al modello dei paradisi fiscali,  al sostenere che è una misura che si presta alla distorsione dei rapporti internazionali. Come ho detto in prima lettura, vanno fatti chiarimenti e  date rassicurazioni. La prima rispetto al percorso di Associazione Ue, rispetto al dubbio che questa misura possa mettere in discussione percorso che stiamo facendo. Non è vero. Le questioni fiscali non rientrano nell’Accordo di associazione, ma in altri accordi. Quando parliamo di residenze si parla di un aspetto civilistico delle residenze. Qui si parla di residenza di breve periodo, in altri paesi si parla di soggiorni. Domiciliate o non domiciliate riguarda il centro di interesse fiscale: quando una residenza o un soggiorno è domiciliato si intende che il centro di interesse è in quello Stato, quando non è domiciliato il centro di interesse è in altro Stato. E sotto l’aspetto civilistico questa normativa non dà problemi. Poi si parla di ‘residenza fiscale dannosa’: questa è da sempre individuata non sulla persona fisica. In tutti gli altri Stati si parla di società, non persone fisiche. Nel nostro caso parliamo di persone fisiche e quindi non di residenza economica. Tutte le perplessità sullo strumento mi sembrano assolutamente superate.

Ma perché qualcuno può essere interessato a questo tipo di residenze? Perché noi proponiamo un tipo di residenza che dà una certezza fiscale a San Marino per eventuali redditi che si possono produrre nel territorio sammarinese nel periodo di soggiorno. Però i soggetti che viaggiano molto e possono non avere i ‘183 giorni’ di residenza previsti in un Paese, non  che non devono dichiarare da nessuna parte, ma possono essere oggetto di attrazione fiscale da parte di più Paesi. Si rischia cioè di avere ‘N contenziosi fiscali’ per i Paesi in cui si è stati. Noi con questa norma facciamo sì che si possa richiedere una residenza che sotto questo spetto dà certezza, cioè per il periodo che si sta a San Marino paghi una imposta e non avrai mai un contenzioso con San Marino. E’ un elemento per introdurre uno strumento che non crea contenzioso con altri Stati e si mette a disposizione di soggetti che non vogliono avere contenziosi. Ed è uno strumento assolutamente allineato agli standard internazionali e non ricade in una materia attenzionata da parte della comunità internazionale.  Ho sentito parlare di Des, ma qui non si parla di Des. Abbiamo specificato che questi soggetti devono soggiornare in ‘albergo’, questo perché si incentivi un settore che ne ha profondamente bisogno, quello alberghiero. Abbiamo scritto degli alberghi anche perché con la carenza abitativa esistente a San Marino, dare l’opportunità di alloggiare in un’abitazione creerebbe una situazione di maggiore disagio nel trovare nuove abitazioni, e verrebbe meno l’obiettivo principale, quello di dare un elemento per cercare di favorire la crescita e lo sviluppo del settore alberghiero, molto sofferente nella nostra realtà”.

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