Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Finale di partita” del Teatrino Giullare

Visto per voi a teatro: “Finale di partita” del Teatrino Giullare

da Alessandro Carli

Le ottime recensioni che hanno accompagnato negli anni la personalissima e meravigliosa interpretazione scenica che Teatrino Giullare ha dato di “Finale di partita” di Samuel Beckett (due su tutte: “Rappresentazione da antologia destinata a rimanere nella memoria” ha scritto Franco Quadri mentre per Renato Palazzi è “Uno degli spettacoli più folgoranti, un allestimento che forse sarebbe piaciuto allo stesso Beckett”) hanno trovato piena conferma anche nella tappa di Poggio Torriana. Quello visto nella Sala Teatro il 2 aprile è davvero un capolavoro assoluto. E poco importa la sua carta di identità (è “nato” nel 2006): quando si crea qualcosa di originale e obbiettivamente bello è giusto che continui a vivere e a circuitare.

In primis, la trama: i protagonisti sono Hamm, un anziano signore cieco e incapace di reggersi in piedi, e il suo servo Clov, che al contrario non è capace di sedersi. Trascinano la loro esistenza in una casetta in riva al mare, nonostante i dialoghi suggeriscano che in realtà all’esterno della casa non esista più nulla, né mare, né sole, né nuvole. I due personaggi, dipendenti l’uno dall’altro, hanno passato anni a litigare e continuano a farlo durante lo svolgimento dell’opera. Clov vorrebbe continuamente andarsene, ma non sembra esserne capace. In scena sono presenti anche i due vecchissimi genitori di Hamm, Nagg e Nell, che sono privi di gambe e vivono dentro due bidoni della spazzatura situati in primo piano.

Il colpo di genio è quasi tutto nell’allestimento (la parte rimanente è nell’interpretazione e nel testo di Beckett): una scacchiera su cui gli attori muovono i personaggi/pedine. Formidabile la scelta di “visualizzare” l’immobilità di Hamm, cieco e costretto a non potersi spostare; a fare da contraltare, come in un contrappasso dantesco, è naturalmente Clov, che “spazia” nel “quadrato-ring” senza potersi sedere e in costante ricerca di un’uscita. Sulla scacchiera, con loro, Nagg e Nell, costretti nelle loro prigioni metalliche e privati di ogni possibilità di redenzione, quindi di movimento. Un omaggio velato alla poetica visiva di Tim Burton (il cane con tre zampe in stoffa, ma si ritrovano anche alcune atmosfere di “Coco”, il film d’animazione Disney Pixar ambientato in Messico e qualcosa del Pinocchio di Collodi visti i burattini in scena) che però non scivola mai nell’imitazione: questo “Finale di partita” del Teatrino Giullare – 50 minuti in tutto – è davvero beckettiano in ogni suo nanosecondo di rappresentazione, è un gioco di “scatole cinesi”, di metateatro dell’assurdo, una partita plurale – quella tra le due pedine e quella tra i due attori, bravissimi e nascosti nei loro guanti di stoffa e nelle maschere della Commedia dell’Arte, che le muovono – che ci ricorda che quello che avviene sul palco è vita. Battute taglienti e dolorose (“L’infelicità è la cosa più comica del mondo”, e ancora, “Non ridi?”, “Non ci tengo”; “Cammini?”, “Vado e vengo”; “Smetterla di giocare? Mai”) che raccontano la vita dei personaggi e vita del pubblico. Tutti hanno un passato, ma pochi hanno un futuro. Lo ha, per esempio, questo spettacolo. E, speriamo, anche la programmazione del Sala Teatro di Poggio Torriana, visto che ospita bellezza e sapere scenico.
Sipario.

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