Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Gagenheim”, e una serie infinita di applausi

Visto per voi a teatro: “Gagenheim”, e una serie infinita di applausi

da Redazione

Un tavolo, una sedia… un format, comodo come per un ristoratore la cucina vegetariana. Una bottiglia di vino (che lo contenga o no non importa, importa ciò che dobbiamo percepire), un bicchiere e fogli da carta e fogli e buste in più, più del déjà-vu oltraggioso. Sei fari azzurri e un microfono. In cartellone Paolo Nani, il performer che porta ovunque da trent’anni lo show. Siamo all’Auditorium di Morciano di Romagna, una bella sfida nata pochi anni fa.

673 anni or sono, più o meno, vidi una spettacolosa compagnia koreana che giocavano sul ritmo tagliando frutta su tamburitaglieri con coltelli e asce da percussione e baskettavano con angurie dopo le scritte proiettate mentre attendi l’inizio dello spettacolo, scritte che a caratteri cubitali ti avvisano di quel che accadrà e che dicono… “sorrridi”. Paolo Nani è decisamente più rustico (dichiarerà lui stesso per iscritto: volgare). Il circense si organizza con cartelli segnaletici alla mano e penne e buste e fogli e fuoco e sputi…

Dicevo in cartellone, Paolo Nani con “La lettera”. In cartello invece, bianco su nero, ‘applausi’ e a seguire il titolo di ogni ‘frame’: rovescio, ripetizioni, sorprese e poi volgare e ancora pigro, ubriaco, horror e titolo in continuum: ‘applausi’. La gente sa leggere, risponde (sennò significa che non hai capito la battuta… non sia mai sennò la TV che la si guarda a fare? Un tempo alla fine dei film si scriveva “fine”… “The end”… perché si capisse. Fino a che il livello culturale è salito, fino ad internet dove una faccia improbabile ti spiega il finale… infatti manca la scritta e vedremo che accadrà anche questa volta, il 26 febbraio).

Il racconto? Un uomo scrive una lettera ad una donna, la mette in una busta (la lettera…), la affranca ma poi, mentre va ad imbucarla, ha un ripensamento a proposito della penna; torna indietro apre la busta e si accorge che sul foglio non c’è scritto alcuno. Questa breve scena viene ripetuta con atteggiamenti/caratteri diversi. Normale, facendo due cose insieme (straordinario), con ripetizioni (straordinario), a rovescio (oiranidroarts) etc. So già di aspettarmi una bella serata fin dall’inizio, nella multilanguage presentazione. Atletico, extramimico, ritmicamente potente intuitivo e coinvolgente (viva gli occhiali tolti alla vicina di posto! –  nota comprensibile solo agli spettatori di stasera), poche sbavature (alla fine di una gag manca un foglio scritto ma come nel dopo-spettacolo spiega, gli incidenti aiutano a formare lo spettacolo, anche un semplice chewing-gum sotto il tavolo…) giustificate dal ritmo e dalla necessità di andare anche a braccio. Quanto serve? Un tavolo, come già detto, una sedia, una piazza, un palco, una bottiglia di pseudovino da sputare e tanto tanto tanto allenamento. L’ho sempre sostenuto: si scrive buona poesia solo dopo averne letta tanta.

Il linguaggio del corpo è universale. Come HokusPokus qualsiasi lingua può comprendere questo linguaggio; la forza poeticomusicalecircenseattoriale arriva in ogni angolo del mondo, della città, del paese. Un paese come questa conca storica di fiere, mercati e occasionalmente saltimbanchi. Incalzante la sequenza continua dall’equilibristicoprestidigitatorio senza mani al cinema muto e al circo per concludere con un bis freudiano.

Un ultimo cartello dice: Uffa… ne volete ancora? Dovremmo rispondere in coro con ‘applausi’. Tutti meritati.

Teresio Massimo Troll

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