Home Dal giornale “Europa, Energia ed Economia reale: il 2023 è un anno decisivo”

“Europa, Energia ed Economia reale: il 2023 è un anno decisivo”

da Daniele Bartolucci

Il 2023 sarà un anno decisivo per San Marino, non solo per le contingenze legate alla nuova politica tariffaria fortemente penalizzante per le imprese – che richiede in tempi rapidi soluzioni più sostenibili, quantomeno compatibili con le condizioni di competitività presenti in Italia – e conseguentemente all’urgenza di ideare tempestivamente un progetto organico per perseguire l’obiettivo di una maggiore autonomia energetica, ma soprattutto perché si andranno a completare, ci auguriamo, diversi percorsi che dovranno ridare sostenibilità e slancio al sistema economico del Paese: dalle riforme già avviate (come le pensioni, a cui manca la fondamentale revisione del FONDISS) o in procinto di essere introdotte (quella dell’IGR e il nuovo Piano Regolatore Generale su tutti), fino ad arrivare all’Accordo di Associazione all’Unione Europea, la cui trattativa è iniziata più di sette anni fa. Senza dimenticare l’avvio del progetto per l’introduzione di un sistema IVA – previsto sin dall’inizio anche dal programma di governo – indispensabile in ottica di allineamento ai sistemi europei e di semplificazione degli interscambi commerciali. Temi caldi non solo per la politica, dunque, ma anche per il mondo imprenditoriale: saranno infatti questi i protagonisti dell’Assemblea pubblica di ANIS del 26 gennaio al Centro Congressi Kursaal, che renderanno il tradizionale evento degli Industriali sammarinesi un appuntamento ancora più importante per delineare le prossime e fondamentali scelte che riguarderanno non solo l’economia, ma il futuro del Paese. “Il 2022”, spiega infatti la Presidente ANIS, Neni Rossini, “è stato caratterizzato da una sostanziale ripresa economica, favorita dal superamento della fase emergenziale della pandemia, ma anche e purtroppo dal conflitto in Ucraina, che ha acutizzato problematiche già evidenti da tempo sia per quanto riguarda l’approvvigionamento di materie prime e della supply chain in generale, ma soprattutto degli energetici. Queste nuove criticità si sono sommate, nel caso di San Marino, a quelle che già si erano manifestate nel corso degli anni precedenti ed è per questo che come Associazione abbiamo sollecitato con vigore un piano di riforme strutturali e collegate tra loro in un piano strategico per il futuro. Il 2023, anche per le diverse scadenze già previste, può e deve essere l’anno decisivo: giocando sul numero 3, sarà l’anno delle tre E: Europa, Energia ed Economia”.

Partiamo dunque dall’Unione Europea: quanto è importante arrivare ad un Accordo favorevole a San Marino?

“Confidiamo che entro il 2023 si possa concludere il negoziato per stringere l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, come è stato confermato dal Segretario di Stato agli Esteri e indicato dalla stessa commissione europea, e con coerenza ci aspettiamo passi in avanti sulle politiche del lavoro e l’apertura del fondamentale cantiere per introdurre finalmente l’imposta sul valore aggiunto, abbandonando un sistema monofase ormai inadeguato a dialogare col resto del mondo perché incomprensibile a chiunque al di fuori da San Marino. L’integrazione nel mercato unico è un obiettivo prioritario che permetterà a tutte le imprese e a tutti i cittadini sammarinesi di competere liberamente e alle stesse condizioni in Europa, senza subire oneri aggiuntivi o barriere burocratiche. Parallelamente, questo passaggio proietterà finalmente in una dimensione più europea tutto il sistema: a partire da una riduzione del ruolo dello Stato nell’economia, con una maggiore facilità e libertà d’impresa, che è uno dei principi fondanti del mercato unico. Questo non toglie che la trattativa in corso debba portare a un Accordo favorevole per San Marino attraverso un graduale processo di adeguamento tenuto conto delle sue dimensioni, come sembra sia stato concordato per la libertà di circolazione delle persone. Dunque il 2023 è l’anno decisivo per cui vanno assolutamente condivisi gli obiettivi che come Paese vogliamo raggiungere e gli eventuali compromessi che saremo disposti ad accettare: in tale direzione sono necessarie maggiore chiarezza e trasparenza, perché finora il Paese è stato troppo poco coinvolto sul tema e sull’esito delle trattative. L’auspicio è che l’istituzione di una commissione mista, prevista nella Legge di Bilancio, possa soddisfare questa esigenza”.

Più attenzione alle imprese e, quindi, anche ai lavoratori?

“L’economia reale si basa proprio su questo binomio, per cui l’altro auspicio è che quest’anno si possano rinnovare, con senso di responsabilità, tutti i Contratti di Lavoro scaduti, come ANIS ha già fatto per l’Industria, su cui si è già siglato con i sindacati il nuovo Testo Unico, e il settore delle Assicurazioni. Se da un lato occorre tenere conto dell’inflazione e quindi del potere d’acquisto delle persone, dall’altro, trattandosi di diversi contratti di lavoro scaduti da tempo, occorre svolgere una attenta riflessione anche su altri aspetti al fine di adeguare ciascuno di essi alla moderna realtà, quali ad esempio la flessibilità della prestazione lavorativa, la crescita professionale e retributiva legata al merito e all’impegno, l’aggiornamento professionale, il welfare aziendale e quant’altro”.

Sempre a proposito di competitività, l’urgenza è oggi rappresentata dal costo degli energetici?

“Il nostro sistema economico subisce una doppia penalizzazione su questo fronte: non produciamo né gas né energia, per cui siamo costretti ad importarla dall’esterno, ma soprattutto siamo obbligati a sottostare ad un regime di monopolio che, in questa fase, sta dimostrando tutte le sue criticità. In prima istanza, servono idee e progetti per incrementare la produzione di energia, soprattutto da fonti rinnovabili, e velocizzare la transizione energetica per ridurre quanto più possibile la dipendenza dall’esterno. Nella Legge di Bilancio ci sono diverse deleghe in tal senso, ma non c’è stato un intervento decisivo e netto sul tema. Così come non sono arrivate le risposte alle richieste di ANIS, anche di gestione dell’effettivo differenziale tra le nuove tariffe dell’AASS e quelle applicate ai competitor in Italia o in altri Paesi dell’UE dove vige il libero mercato dell’energia, e che vede in questa situazione un gravissimo svantaggio competitivo per le aziende sammarinesi, costrette a pagare molto più del peggior prezzo in Italia. Nel frattempo infatti il Governo italiano ha previsto nella finanziaria appena approvata il 45% di credito d’imposta sul costo energetico delle aziende energivore e gasivore, che si aggiunge al credito d’imposta che nel 2022 è andato dal 20 al 40% per le aziende energivore. Inoltre, sempre in Italia, sono in attesa di approvazione iniziative di Energy e Gas Release a prezzi calmierati, a favore di aziende energivore. Queste iniziative di supporto non sono presenti a San Marino, con il grave danno di dover scontare costi molto più alti dei nostri competitor. Anche per questo va aperta una riflessione sulla liberalizzazione del mercato, sia di quello elettrico sia di quello del gas, almeno per una certa soglia di consumi. Per l’energia elettrica potrebbe essere di 1M kWh/anno, in maniera che le aziende con una certa dimensione possano approvvigionarsi anche fuori territorio, per il gas occorre invece abbassare la soglia attuale di 2.000.000 metri cubi ad almeno 500.000 metri cubi (come previsto peraltro in Europa), preservando la funzione, e quindi i ritorni, del vettoriamento in capo ad AASS”.

Ci sono anche altri aspetti su cui chiedete di intervenire?

“Per quanto riguarda l’AASS, se la struttura di gestione non verrà modificata, e dunque se gli attivi derivanti dalla distribuzione di gas ed energia elettrica continueranno sistematicamente a compensare i deficit di tutti gli altri settori, non si riuscirà mai ad avere prezzi dell’energia competitivi. Detto ciò, la pianificazione degli interventi e degli investimenti riguarda non solo l’energia elettrica, ma anche l’acqua, che di fatto a San Marino costa due volte: ovviamente per importarla perché non c’è, e per esportarla perché non ci sono impianti di trattamento o depurazione in territorio. Sullo stesso filone, anche per quanto riguarda i rifiuti serve un progetto per il Paese, guardando ai moderni impianti di smaltimento, i quali potrebbero essere in grado anche di produrre energia”.

Tutti investimenti che potevano essere fatti anche anni fa?

“Oggi purtroppo rincorriamo l’emergenza, ma crediamo sia generalmente condivisa la consapevolezza che serva urgentemente un piano di investimenti in settori strategici come l’energia, ma anche in altri ambiti e in particolare nelle infrastrutture, perché possano fungere da volano per lo sviluppo economico, ovvero ciò che serve per incrementare le entrate del bilancio dello Stato e ridurre l’indebitamento. Purtroppo, poche sono le risorse destinate alla crescita e anche nella recente finanziaria compare quasi lo stesso elenco di investimenti presenti nelle versioni precedenti. C’è, invero, un acceso dibattito sul cosiddetto DES: premesso che in vista dell’approdo in Consiglio Grande e Generale stiamo valutando il testo depositato e ci confronteremo con il Governo sui singoli aspetti normativi, reputiamo che si tratti formalmente di una scelta politica riferita a un settore specifico – regimi fiscali privilegiati e agevolati per determinate tipologie di persone fisiche e giuridiche – differente da quello che ANIS rappresenta. Ciò su cui intendiamo confrontarci con le istituzioni e le altre parti sociali sono infatti iniziative a favore dell’economia reale, per quelle aziende che già operano in territorio e per chiunque voglia investire, avviare o sviluppare un’impresa rispettando le regole del nostro Paese e gli standard internazionali che ci hanno permesso, con notevole fatica, di recuperare credibilità nel contesto europeo e non solo. Lo abbiamo visto anche recentemente nel settore della nutraceutica e degli integratori, premiato dagli investitori e dalla stampa italiana stessa proprio per i suoi caratteri virtuosi di polo settoriale, caratterizzato da considerevoli investimenti, tempi rapidi per la messa in produzione e, cosa ancora più importante nel panorama globale, la capacità di creare, attrarre e mantenere qui in territorio il know-how. Siamo orgogliosi di rappresentare come ANIS la maggioranza di queste aziende e lavoreremo perché questo settore possa crescere ancora. Alla politica chiediamo di applicare la stessa determinazione affinché anche gli altri settori possano avere le migliori condizioni per investire e sviluppare”.

Tra queste condizioni c’è anche una burocrazia più efficiente?

“La Pubblica Amministrazione può essere anch’essa un volano per l’economia, oltre che un motivo di attrazione nel momento in cui velocità delle risposte e assistenza alle imprese diventino dei punti di forza. Perché ciò avvenga, da un lato si deve quindi favorire e velocizzare la transizione digitale per modernizzare e semplificare l’apparato burocratico, dall’altra si deve finalmente attuare con determinazione una spending review che ridia efficienza alla macchina pubblica. Non si tratta di ridurre, bensì di ristrutturare l’intero impianto, assicurando alla Pubblica Amministrazione quelle competenze che oggi purtroppo mancano e non permettono di avviare cambiamenti virtuosi come invece sarebbe urgente fare”.

Altra condizione basilare per lo sviluppo economico è l’accesso al credito e, in generale, un sistema bancario in salute?

“Il nostro auspicio è che si dia quanto prima attuazione agli interventi già previsti per favorire la ripresa del settore bancario e finanziario. La risoluzione della questione NPL era e resta una priorità per tutto il sistema, a maggior ragione in una fase di rialzo dei tassi, che rischia di penalizzare ancora di più San Marino. Collegato a questo tema c’è anche l’edilizia, non solo perché la maggior parte degli NPL riguarda effettivamente operazioni immobiliari, ma soprattutto perché il 2023 dovrà essere anche l’anno del nuovo PRG, uno strumento fondamentale per coordinare tutti gli investimenti in produzione di energia, smaltimento rifiuti e autonomia idrica già citati sopra, ma in generale anche l’intero sviluppo economico del Paese. Sviluppo che non può prescindere dalla definizione di quelle politiche industriali che da tempo ANIS sollecita, nella certezza confermata dai dati che il settore manifatturiero non solo ha permesso di superare le recenti e difficili crisi pandemiche ed economiche, ma che abbia la forza e le potenzialità per continuare a trainare tutto il sistema verso nuovi livelli di sostenibilità economica e dunque anche sociale”.

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