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Editoriale: il debito o è buono o non lo diventa

da Daniele Bartolucci

Magari Mario Draghi adesso ha più tempo libero e può tornare a spiegare, dall’alto della sua esperienza, la differenza tra debito buono (quello per gli investimenti che, come fanno le imprese virtuose, servono a spingere lo sviluppo) e debito cattivo (quello infruttifero, che serve unicamente a coprire le spese correnti).

Parafrasando una delle sue battute – non spiritose, ma efficaci – c’è anche un’altra differenza tra i due tipi di debiti: quello “cattivo” non diventa “buono” nel tempo, mentre quello “buono” bisogna attendere del tempo per capire se sia in verità “cattivo”. Non tutte le ciambelle riescono col buco, dicevano un tempo. Però se non fai nemmeno la ciambella…

La questione, al di là delle battute, è seria: San Marino arriverà ad avere un debito stimato a oltre 1,2 miliardi (se si considerano anche gli irredimibili di Carisp e la questione BNS). E’ debito buono o cattivo? I volumi contano poco in verità, potrebbero essere 200 milioni come 2 miliardi. La differenza è a cosa servono e a cosa sono serviti questi soldi. Le riforme, tanto attese, sono finanziate con questi debiti? Le infrastrutture, tanto necessarie allo sviluppo economico, sono finanziate con questi debiti?
Le domande da fare erano queste: non quanto ma come. Lo stesso vale ora: cosa finanzierete domani?  Quali investimenti?

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