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I prezzi dei carburanti e le proposte per ridurli

da Alessandro Carli

Il prezzo del carburante alle stelle con il diesel che ha superato la benzina – entrambe sopra i 2 euro al litro – e le proposte avanzate da UCS e UNAS (una su tutte, l’innalzamento della quota Smac da 15 a 30 centesimi) ha riacceso i riflettori sul “problema”. Ricordando che il commercio di carburanti a San Marino è normato dall’accordo di buon vicinato del ’39, secondo cui “Il Governo della Repubblica di San Marino si impegna a che detti prodotti vengano venduti nel proprio territorio ad un prezzo non inferiore a quello imposto o praticato in Italia nelle varie fasi della distribuzione”, vediamo come si “compone” il prezzo alla pompa.

COME SI “FA” IL PREZZO

In Italia il prezzo dei carburanti (benzina e diesel) è costituito dal prezzo industriale e da una componente fiscale su cui pesano l’accisa (che spaziano dal finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936 alle ricostruzioni dopo i disastri del Vajont del 1963, di Firenze del 1966, del Belice del 1968, dell’Aquila, dell’Irpinia, del Friuli, eccetera) e l’IVA, che incide sul prezzo dei carburanti e che è pari al 22%.

Sul Monte Titano l’incidenza, come detto, è la stessa: prezzo industriale (lo stesso di quello italiano), imposta monofase (uguale all’IVA italiana, quindi sempre al 22% che, si noti, va calcolata includendo l’accisa) e imposta speciale, l’equivalente delle accise. Insomma, l’unica voce libera e limabile è legata ai distributori. Le imposte speciali (le accise), lo ricordiamo, vengono utilizzate per il bilancio della Pubblica amministrazione sammarinese.

UCS ha proposto, visto che l’accordo del 39 è già in fase di cambiamento per quel che concerne la notifica delle sanzioni del codice della strada, se fosse possibile rinegoziare gli accordi sul prezzo di vendita, esentando o diminuendo sostanzialmente la percentuale delle accise e quindi diminuendo sostanzialmente il prezzo di acquisto e quindi di vendita al consumatore; se si possa abbassare la percentuale di introito percepito dallo Stato con la tassazione, ad esempio aumentando la scontistica nella Smac per i carburanti; se fosse possibile modificare il DL 2 del 2016 “Tipologie di beni e servizi deducibili”, al fine di aumentare la quota di deduzione di 750 euro sui carburanti in base alla percentuale d’aumento del prezzo.

I PAESI PIÙ “CARI”

Dopo Paesi Bassi e Italia, i Paesi più “cari” sono Finlandia e Grecia (0,70 euro ogni litro) e Francia (0,68); appena fuori dalla top five delle accise sulla benzina più alte d’Europa c’è la Germania (0,65 euro).

Per quanto riguarda il diesel, invece, l’Italia  Paese è quello con le accise più alte; si parla di 0,62 euro per ogni litro fatto. Sul secondo e terzo gradino del podio, rispettivamente, Belgio (0,60 euro al litro) e Francia (0,59 euro). Al quarto e al quinto posto Finlandia (0,53) e Paesi Bassi (0,49). Sia per la benzina che per il diesel, è la Bulgaria a detenere il primato dello Stato con le accise più basse di Europa: rispettivamente 0,36 euro e 0,33 per ogni litro, circa la metà di quanto rilevato in Italia.

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