Sarà il rinomato Tesoro di Domagnano a fungere da punto cardine per il progetto espositivo del padiglione sammarinese allestito ad Expo 2020 che si terrà a Dubai a partire da ottobre, con un anno di ritardo rispetto a quanto previsto in origine. Evidenziato da Gulf News (il più importante organo di informazione in lingua inglese del Medio Oriente) come uno dei pezzi più interessanti presenti all’esposizione universale, insieme alla prima enciclopedia francese redata da Diderot e d’Alembert (padiglione Francia) e ad una copia fedele del David di Michelangelo (padiglione Italia), sarà motivo di riconoscimento per la comunità sammarinese in loco e “da remoto”.
Databile intorno al V o all’inizio del VI secolo d.C., il tesoro di Domagnano costituisce uno dei più spettacolari ed importanti ritrovamenti dell’Italia ostrogota. Scoperto per caso nel 1893 a Domagnano (che ne dà il nome), nei pressi del podere Lagucci, comprende ventuno elegantissimi pezzi (una coppia di fibule a forma di aquila, lunghe entrambe 12 centimetri, tra loro speculari; due orecchini lunghi entrambi 8,5 centimetri; otto elementi di collana con pendente, tutti lunghi 4,5 cm, e un pendente privo di elemento superiore; uno spillone per capelli, forse parte di una coppia, lungo 14,1 cm; un anello del diametro di 2,3 cm; una coppia di borchie piccole, forse destinate ad ornare una borsa, della lunghezza di 3 cm; una borchia grande della lunghezza di 5,4 cm a forma di elmo, forse appartenente anch’essa ad una borsa; due puntali della lunghezza di 2,3 cm ciascuno per le punte del fodero di due coltellini; due catenelle per coltellini della lunghezza totale di 30 cm; una fibula a forma di cicala, forse non appartenente al tesoro originale) in oro puro tra il novantuno e il novantotto per cento. Nel giro di pochi anni dal ritrovamento però, vennero venduti e “svenduti” da antiquari che ne tennero ben nascosta la reale provenienza ed importanza. Già dopo venticinque anni, purtroppo, il materiale risultava distribuito nelle più importanti collezioni internazionali come quella del Metropolitan Museum di New York e del British Museum di Londra. Al Museo di Stato di San Marino è conservato solamente uno dei pezzi del tesoro rinvenuti che, poiché scoperto in un secondo momento, venne tutelato e conservato gelosamente dallo Stato.
Sicuramente non realizzato da un’unica manifattura, il corredo di gioielli, oggi smembrato, è caratterizzato da un uso considerevole, come abbiamo detto, di oro, e da una decorazione interamente a cloisonnè, una tecnica di decorazione artistica a smalto che permette di ottenere una sorta di mosaico con le tessere circoscritte dal metallo. Il tesoro rappresenta un insieme di oreficeria di grande prestigio creata per essere ostentata dalla più elevata classe sociale, probabilmente da una nobildonna in stretto rapporto con la vicina città di Ravenna, sede, al tempo, del potere ostrogoto di re Teodorico (493-526). La realizzazione del tesoro non pare essere univoca, bensì proveniente da manifatture ostrogote differenti. Anche la simbologia delle figure rappresentate è avvolta, in parte, nel mistero, in una commistione di raffigurazioni di repertorio cristiano, ostrogote di stampo imperiale e ariano. Su molti e diversi piani, quindi, il tesoro di Domagnano costituisce un importante anello di congiunzione tra le tradizioni tardo-antiche e quelle barbariche, e si collega allo sviluppo artistico dell’intera Europa occidentale.
“Tutti i pezzi, caratterizzati da decorazioni interamente en cloisonné, sono in oro, di una purezza oscillante dal novantuno al novantotto per cento, con variazioni fra le diverse componenti di alcuni singoli elementi. Il peso dell’oro purissimo, per quanto riguarda la coppia di fibule a forma di aquila, rappresenta l’equivalente di circa 55 solidi aurei del tempo e la collana, in lega più pesante, corrisponde a circa 15 solidi. I puntali da coltello pesano l’equivalente di più di due solidi” hanno scritto Volker Bierbrauer e Dayfidd Kidd.
Tra il 2004 e il 2006, su impulso della Fondazione Cassa di Risparmio di San Marino – S.U.M.S. e del Rotary Club San Marino, si avviò un progetto di riproduzione sperimentale dei gioielli facenti parte del tesoro. Le ricostruzioni, eseguite dall’orafo bolognese Marco Casagrande, realizzate utilizzando tecniche compatibili con gli strumenti e le disponibilità antiche, sono esposte regolarmente presso il Museo di Stato, nella sezione di Archeologia del Territorio e saranno esposte dal primo di ottobre a Dubai, in occasione della prima Esposizione Universale degli Emirati Arabi.
Il Padiglione San Marino, ricostruisce il suo patrimonio artistico disseminato per il mondo, offrendo quindi ai visitatori uno sguardo nuovamente univoco ai pezzi. Il logo del padiglione sammarinese partirà dalla rappresentazione stilizzata e reinterpretata della fibula a forma di aquila del Tesoro di Domagnano, il pezzo più significativo del tesoro, custodita, ad oggi, presso il Louvre di Abu Dhabi, a poco più di 100 km da Dubai, sottolineando l’importanza della scoperta ed i progressi scientifici e di ricerca storico-culturale che negli ultimi anni hanno portato al tesoro sammarinese una notorietà considerevole a livello globale.
Elena Rossi