Home categorieCultura Visto per voi a teatro: “La lucina” messo in scena da Silvio Castiglioni

Visto per voi a teatro: “La lucina” messo in scena da Silvio Castiglioni

da Redazione

La voce è dosata con mestiere e rispetto. Rispetto per ogni oggetto del racconto e ogni oggetto è riposto nel suo giusto posto.

lucina

 

di Teresio Troll

 

CATTOLICA – Martedì 26 novembre, Salone Snaporaz Cattolica. Ore 21,15. Al Salone Snaporaz gioca di regola la serie B ma sono incuriosito da due cose: una è l’anomalia del martedì, giorno sottovalutato anche nel calcio; l’altra è il nome che ho imparato a sentir nominare da queste parti, benché non calcistico né romagnolo, Silvio Castiglioni.

Il titolo è accattivante e ruffiano (siamo in viaggio verso l’inverno natalitico…): “La lucina” , da un testo di Antonio Moresco, stasera presente. Musici a destra, pittori a sinistra. Video quasi nel mezzo, perché la musica porta via posto… applauso (!) appena entra quest’uomo alto e sobrio nel taglio d’abito scuro: Silvio che racconterà, senza perdersi in premesse, della lucina.

Che lucina sarà? Chi l’accenderà? Eccetera eccetera… ma… cosa sarà quella lucina dall’altra parte della valle? E poi dormo, eccetera eccetera. Subito mi prende un elemento del racconto: la seggiola di ferro… il video proiector distrae… la musica infastidisce ma… ricado nella storia che dice che ogni notte dall’altra parte si accende sempre la solita lucina. Io devo (!) andare là. Eccetera. Io andrò a vedere cosa c’è là, in quel punto. Eccetera.

Il bambino che vive solo tiene la luce accesa per paura del buio. Buio dimenticato, pieno di valanghe di stelle. Lucciole, eccetera eccetera. Sapete? C’è stato di nuovo il terremoto. La lucina era ancora là. Avrà sentito anche lui il terremoto… La vedi anche tu la lucina di quella casa? È la mia! Vista da casa tua… E poi: ‘stucco’, il suo nome; la scuola di giorno è quella per i bambini vivi… eccetera eccetera…

La voce è dosata con mestiere e rispetto. Rispetto per ogni oggetto del racconto e ogni oggetto è riposto nel suo giusto posto. “È così educato… e così vado nella scuola di sera. Una porta che si schiude nel buio. Bambini che entrano. C’è anche lui, ‘stucco'”.

Sta venendo più freddo, la notte è nera. Neanche le lucciole ci sono più. Mi sono ucciso perché mi hanno fatto del male. Questo è un brutto mondo per vivere… eccetera.

Perché ho scritto il racconto? Perché questa emozione? Perché non c’è nient’altro su quel palco: lui, e quella lucina. La lucina sull’altro crinale.

teretroll66@gmail.com

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