SAN MARINO – L’Attivo dei Delegati CSU ha aperto una nuova fase di mobilitazione generale di tutti i lavoratori e i pensionati per dare ancora più forza alla richiesta di ritirare la proposta di modifica dell’IGR predisposta dal Governo; una manovra che, per come è stata costruita, si traduce unicamente in un mero aumento della tassazione per i lavoratori dipendenti e i pensionati, senza mettere in campo nessuna vera lotta all’evasione ed elusione fiscale, da realizzarsi attraverso una ampia ed efficace azione di controlli e accertamento dei redditi del lavoro autonomo.
Ma più in generale, lo stato di mobilitazione vuole essere un atto di responsabilità del sindacato unitario per tenere ancora in piedi il paese, che non solo si trova al centro di una crisi economica profondissima e dagli esisti ancora incerti, causata in particolare dal dissesto delle banche, ma che da troppo tempo non dispone di una cabina di regia politica in grado di risolvere in maniera concertata i problemi aperti e di far ripartire lo sviluppo e l’economia con proposte forti e attrattive per gli investitori esteri, che hanno smesso da diversi anni di interessarsi a San Marino.
In questa situazione di sbando e di profonda preoccupazione per il destino del nostro Stato, le forze politiche continuano a scontrarsi duramente le une contro le altre, mentre si rende necessario far prevalere un forte senso di responsabilità verso i cittadini, mettendo da parte gli interessi particolari e puntando unicamente al bene del paese. Ciò anche considerando la possibilità – per far fronte all’eccezionale gravità di questa fase storica – di forme di governo che includano tutte le forze politiche, in quanto difficilmente una maggioranza di governo può da sola risolvere problematiche così grandi e complesse.
Tornando alla proposta dell’Esecutivo sull’IGR, l’Attivo ha sottolineato come questa manovra, che presumibilmente verrebbe tradotta in un Decreto Legge, andrebbe a stravolgere il delicatissimo equilibrio delineato con la legge di riforma fiscale del 2013, e ciò senza nessun dibattito nel paese e in Parlamento.
Sono inaccettabili in primo luogo gli aumenti delle aliquote per le persone fisiche, lavoratori e pensionati, dell’1% per gli scaglioni di reddito fino 10.000 euro; dell’1% – 2% per gli scaglioni da 10.000 a 28.000 euro; del 2% – 3% per gli scaglioni da 28.000 a 38.000 euro; dal 3% al 5% per gli scaglioni oltre gli 80.000 euro. Ricordiamo che i lavoratori e i pensionati hanno già fatto il loro dovere accettando sostanzialmente un aumento della tassazione con la riforma del 2013; all’appello di chi paga le tasse in base ai propri redditi reali mancano ancora le altre categorie, per dare piena realizzazione alla stessa legge e raggiungere finalmente l’obiettivo dell’equità fiscale.
Questi aumenti, peraltro, per i dipendenti pubblici andrebbero anche a sommarsi alla proposta del Governo di tagli per i lavoratori della PA, avanzata nell’agosto scorso, realizzando decurtazioni insostenibili.
A fronte di prelievi così pesanti dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati, sono invece molto vaghe, fumose e inconsistenti le proposte per allargare la base imponibile delle persone giuridiche e attraverso nuovi ed efficaci meccanismi di controllo del reddito d’impresa, rendendo in tal modo l’equità fiscale ancora un miraggio lontanissimo. L’Attivo ha ribadito che per colpire le diffuse pratiche di evasione ed elusione fiscale l’Amministrazione pubblica deve dotarsi di strumenti certi per contestare, ad esempio, l’incongruità dei patrimoni familiari (mobiliari e immobiliari ovunque detenuti) in rapporto ai redditi dichiarati, e dall’altro che vi sia la certezza della pena per chi non fa il proprio dovere nei confronti del fisco.
L’Attivo ha altresì respinto la proposta di forte riduzione delle passività deducibili – che rappresentano una forma di salvaguardia importante per le persone che hanno necessità di una maggiore attenzione sociale – e la equiparazione delle quota di abbattimento sui redditi da pensione dei soggetti residenti a quella attualmente prevista per i redditi da lavoro dipendente.
In pratica, si passerebbe dall’attuale 7% di abbattimento sulle pensioni (sino a 2.800 euro di reddito), alla quota del 20% prevista per i lavoratori, con un drastico e inaccettabile aumento della tassazione. Al contempo ha respinto la proposta di aumento della quota di spesa documentata attraverso la Smac per i vari scaglioni di reddito.
Una proposta particolarmente odiosa avanzata nel documento dell’Esecutivo sull’IGR, è la riproposizione della tassa etnica per i frontalieri, che l’Attivo CSU respinge con estrema determinazione. È incredibile che a questo Governo sia venuto in mente di riproporre per la seconda volta a San Marino una misura letteralmente divisiva e indegna per un paese civile, che ha creato discriminazioni tra i lavoratori unicamente in base al paese di residenza e che ha determinato tensioni e difficoltà nei rapporti con l’Italia! La legge 166 del 2013 – dopo lunghe battaglie del sindacato unitario – aveva ristabilito la giusta parità di trattamento tra lavoratori residenti e frontalieri; la CSU non accetterà mai di tornare a dividere e discriminare i lavoratori!
Rispetto alla crisi delle banche, l’Attivo ha ribadito la necessità di massima chiarezza e trasparenza circa le reali condizioni economiche degli istituti di credito e sulle possibilità di recupero degli NPL, rivendicando nuovamente l’attivazione dei azioni di responsabilità verso chi ha provocato l’attuale stato di dissesto del sistema bancario.
Sul piano generale, la CSU continuerà a partecipare ai tavoli di confronti con il Governo sui diversi temi aperti: banche, ICEE, progetto di sviluppo, pensioni, spending review, e lo stesso documento di indirizzo sulla modifica dell’IGR, rivendicando l’accoglimento delle proprie proposte sindacali, a tutela delle condizioni dei lavoratori e dei pensionati e in generale per l’interesse generale del paese.
È chiaro che il Governo dovesse decidere di adottare provvedimenti fortemente penalizzanti per i lavoratori e i pensionati, e contrari alle necessità di verità, equità e sviluppo per il paese, lo stato di mobilitazione non potrà che sfociare in azioni ancora più incisive.
CSU