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Rappresentatività, necessario per dare regole democratiche certe e attirare investimenti

da Redazione

La CSU auspica che il provvedimento legislativo sulla rappresentatività venga approvato al più presto per ampliare il quadro democratico di certezza delle regole, e anche al fine di agevolare gli investimenti di cui il nostro paese ha assoluto bisogno. È più che mai necessario attualizzare la legge del 1961, a fronte di un quadro economico e sociale profondamente mutato. Tra i cambiamenti più significativi, la stipula di un secondo contratto nei settori industriale ed artigianale; ciò non consente di avere un quadro di diritti e di doveri certo e inconfondibile che regolamenti i rapporti di lavoro.

Non approvare la legge, e quindi mantenere lo stato attuale, significa che prima o poi si verificheranno ricorsi rispetto all’applicazione delle singole clausole di miglior favore contenute nei diversi contratti dello stesso settore, e dovrà essere la Magistratura a decidere, con conseguenze imprevedibili. Potrebbero essere legittimati anche accordi che prevedano deroghe peggiorative. Tutto ciò andrebbe a creare una situazione assolutamente destabilizzante ed inevitabilmente conflittuale, con ricadute estremamente negative sia per i lavoratori che per le imprese.

Con questo progetto di legge viene consolidato l’attuale modello di contrattazione, ovvero contratti nazionali che garantiscono diritti minimi uguali e obbligatori per tutti; ciò tutela in particolare i lavoratori delle piccole imprese che hanno una minore forza contrattuale. In una piccola comunità come quella sammarinese, non si possono accettare sostanziali differenze di trattamento tra persone che fanno lo stesso lavoro, a seconda che si tratti di un’azienda di pochi o di molti dipendenti.

Il progetto di legge riafferma il principio della libertà di associazione sindacale, e il diritto di tutte le organizzazioni sindacali e datoriali, da quelle più grandi a quelle più piccole, di partecipare ai tavoli di contrattazione collettiva.

L’Organizzazioni Internazionale del Lavoro ha già preso in esame il progetto di legge, e lo ha considerato pienamente in linea e coerente con i principi di libertà sindacale e di contrattazione collettiva garantiti dall’ordinamento internazionale.

Anche il modello di finanziamento che prevede la quota di servizio 0,40% – il quale dal 2003 è stato inserito nei contratti e di fatto non è più obbligatorio – è quello maggiormente tutelante per i lavoratori in quanto assicura il diritto, oltre che ai contratti, ad una serie di servizi, pressoché gratuiti. Ad esempio nelle oltre 1.000 vertenze all’anno gestite dalla CSU, i dipendenti delle piccole imprese sono la parte preponderante e la gran parte di loro non è iscritta, ma il servizio viene ugualmente assicurato, gratuitamente come è giusto che sia.

Il progetto di legge mantiene il principio dell’efficacia erga omnes dei contratti, introducendone la certificazione degli iscritti/associati attraverso il versamento di un contributo. Ciò è assolutamente democratico, in quanto il riconoscimento giuridico è talmente rilevante nel nostro ordinamento che non vi devono essere equivoci sulla reale rappresentatività delle associazioni dei lavoratori e datoriali.

Anche il pericolo da più parti sollevato, circa la possibilità che un’organizzazione più grande possa prevaricare sulle altre, è del tutto infondato. Infatti nessun sindacato datoriale o dei lavoratori ha la maggioranza assoluta degli iscritti in ogni settore, pertanto le organizzazioni ad oggi riconosciute hanno il diritto di partecipare a tutte le trattative e sottoscrivere i contratti.

Per un paese che ha assoluta necessità di attirare investimenti per rilanciare l’economia e creare posti di lavoro, l’affermazione di regole democratiche certe in ambito contrattuale, confermando l’assoluta libertà di associazione sindacale, rappresenta un decisivo fattore di competitività.

 

CSU

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