Home NotizieSan Marino Consiglio Grande e Generale: “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro”

Consiglio Grande e Generale: “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro”

da Redazione

Il Progetto di Legge è stato presentato in prima lettura dal segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – I lavori consiliari ripartono in mattinata dal comma 13, dal dibattito sul Progetto di Legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”, presentato in prima lettura dal segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi.

Nel corso del dibattito, emerge da più parti, inclusa la maggioranza, l’esigenza di proseguire il confronto sul testo di legge. Esigenza su cui il segretario di Stato Belluzzi offre rassicurazioni nella replica conclusiva.

Nel suo intervento, Tony Margiotta, Su, si esprime in favore di un sindacato unico: “Nel nostro territorio al momento ci sono tre sigle sindacali, tutte con riconoscimento giuridico- osserva- sono un sostenitore del sindacato unico in un Paese come il nostro composto da 30 mila persone”. Parimenti, per Gerardo Giovagnoli, Psd, è un “problema grave” che si replichino le possibilità di applicazioni dei contratti: “Non è che la politica si mette in questo agone per cercare di favorire l’uno piuttosto che l’altro- manda a dire- la politica deve garantire la chiarezza dei contratti e la tutela del lavoratore, rendendo comprensibile il sistema anche a chi guarda da fuori”. Sulla stessa linea d’onda è Paride Andreoli, Ps, che esprime il sostegno da parte del gruppo socialista sull’efficacia erga omnes dei contratti e sul progetto di legge. “Bisogna mettere ordine attraverso le norme e i provvedimenti legislativi- concorda- e ciò può rappresentare una positività”.

Andrea Zafferani, C10, ritiene la legge sulla rappresentatività non prioritaria, anche se comunque importante. Quindi sul finanziamento avanza delle perplessità: “Lo ‘0.40’ va tolto- suggerisce- dovrebbe essere libero, invece c’è un meccanismo di silenzio assenso. Lo Stato dovrebbe dare un contributo minimo per permettere ai sindacati di operare”. Anche Manuel Ciavatta, Pdcs, si dice non completamente convinto dall’obbligo di legge di una quota associativa: “Può essere problematico però va chiarito l’aspetto della quota servizi”. Mentre sostiene con convinzione che rispetto la validità contrattuale, “devono contare le associazioni realmente rappresentative”. “Il provvedimento in questo momento ha spaccato in due parti il mondo del lavoro”, osserva Nicola Selva, Upr. Al contrario, “si doveva ricercare una massima unità per un settore in forte sofferenza”. Molto critico Gian Matteo Zeppa, Rete: “Avete speso tempo per fare una legge sulla rappresentanza quando manca il lavoro- puntualizza- ben venga la frammentazione sindacale, è sintomo di democrazia”. Quest’ultimo punto viene affrontato anche da Massimo Cenci, Ns, che difende la libertà sindacale: “Sono tra quelli- assicura- che ritengono l’avvento del terzo sindacato un valore aggiunto”. Lo stesso Cenci chiede un ulteriore confronto sul testo in modo da “togliere quei potenziali problemi che ci possono essere”.

Nella replica, il segretario di Stato Belluzzi rassicura sul valore della proposta di legge, riferendo di essere stato a Ginevra all’OIL prima di portarla in prima lettura “perché non rischiassi- motiva- di introdurre una norma che potesse confliggere con quelle considerate a livello internazionale le libertà nel mondo industriale”. Il segretario annuncia poi che il confronto proseguirà: “Organizzerò- conferma- un incontro fra le parti sociali, le associazioni datoriali e i funzionari dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro”. E ribadisce: “In vista della legge di riforma del mercato del lavoro – conclude- è essenziale definire chi è maggiormente rappresentativo”.

Si prosegue con il dibattito e l’esame del Progetto di legge di iniziativa legislativa popolare “Modalità paritaria di trasmissione del cognome”, presentato in seconda lettura, su cui gli interventi bipartisan dei consiglieri si esprimono in favore. I lavori si interrompono all’esame dell’articolo 6 e riprenderanno nella seduta pomeridiana.

Di seguito un estratto dei lavori odierni.

Comma 13. Progetto di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero” (I lettura)

Mimma Zavoli, C10: “Siamo tutti consapevoli del fatto che il momento è difficile. Per favorire la ripresa non bastano solo le scelte della Segreteria al Lavoro. Il momento è complicatissimo e stare su quella poltrona non è una passeggiata. Tuttavia ci saremmo aspettati risposte organiche. Così non è stato. Aspettiamo il famoso Codice del Lavoro che credo sia fondamentale e sopratutto dovrebbe ridisegnare i meccanismi di approccio al mondo del lavoro. E invece vediamo solo provvedimenti spot dettati da improvvisazione e disomogeneità”.

Roberto Ciavatta, Rete: “La legge propone di stabilire il numero degli iscritti per valutare così la reale rappresentatività di ogni sindacato prevedendo il pagamento di una quota di iscrizione e istituendo un’apposita commissione preposta alla valutazione. La legge si rende necessaria per regolamentare una situazione che fino a qualche anno fa non esisteva. Per quanto riguarda la certificazione degli iscritti contrastiamo l’istituzione di una nuova inutile commissione. Proporremo una serie di emendamenti. Ad oggi la quota sociale sono circa 2 milioni di euro, poi ci aggiungiamo 500 mila euro pagati dallo Stato per gestione di funzionari distaccati. Con nostre proposte, che presenteremo dopo, la quota si ridurrebbe a un milione e mezzo di euro: c’è di che campare, c’è di che fare sindacalismo”.

Tony Margiotta, Su: “Nel nostro territorio al momento ci sono tre sigle sindacali. Tutte con riconoscimento giuridico. Io sono un sostenitore del sindacato unico in un Paese come il nostro composto da 30 mila persone. E’ importante che ci sia una rappresentatività importante. E il fatto che ci siano molti sindacati rischia di creare frammentazione e offre la possibilità a un soggetto con poca rappresentatività di firmare un contratto che avrebbe validità erga omnes e dunque con ricadute su tutti. “.

Gianfranco Terenzi, Pdcs: “Non può passare il concetto che il contratto di pochi possa interferire e condizionare gli altri. Le condizioni di miglior favore nel nostro Paese vigono ancora. Ribadisco il principio per cui pochi non possono condizionare tanti. Chiedo al Segretario di guardare con estrema attenzione a questo principio”.

Guerrino Zanotti, Psd: “Mi stupisce che si intervenga dicendo che non si comprende la necessità di questo progetto di legge. Rispetto ai diritti dei lavoratori purtroppo negli ultimi anni abbiamo fatto passi indietro. Credo che una rappresentanza dei lavoratori che abbia regole certe e che miri alla tutela dell’intero comparto sia lo strumento migliore, per tutelarli. Mi sembra che questa legge non si discosti poi tanto da quelle che sono le regole previste nei paesi più civilizzati del nostro. Che il potere di firma dei contratti collettivi sia dato alle associazioni sindacali più rappresentative è cosa nota. Ritengo per cui che la garanzia della partecipazione dei lavoratori sia stata sancita. Siccome non è un provvedimento di legge urgente che deve essere emanato in brevissimo tempo, penso sia necessario utilizzare questa fase per prendere in considerazione spunti e suggerimenti che giungono dall’Aula”.

Luca Santolini, C10: “Noi siamo a favore dell’erga omnes. Lo hanno detto lavoratori e datori di lavoro tramite il referendum. Questo è un metodo paradossale. In Italia i sindacati funzionano bene senza leggi particolari ma con appena due leggi inserite nella Costituzione. Questa che viene proposta oggi è una legge a mio avviso fin troppa voluminosa. Fino a metà anni ’80 i sindacati più che contratti hanno fatto battaglie. Il Paese, prima che un’associazione a delinquere ne prendesse il possesso, è cresciuto anche grazie ai sindacati. Le necessità che vedo oggi sono due: lavoro di livellamento dei diritti dei lavoratori perché nel corso degli anni si sono visti lavoratori con più diritti di altri e un’attività per implementare nella società la presenza di quegli strumenti che garantiscono il mantenimento dei diritti. Una riflessione sui problemi della rappresentanza sindacale era si necessaria, ma doveva seguire altre questioni. Oggi il prima problema riguarda la crisi di consenso e rappresentatività. Propongo di ritirare questo progetto di legge e discuterne insieme prima di ripresentarlo all’ordine del giorno”.

Nicola Selva, Upr: “Cosa ha spinto il Segretario di Stato a intervenire per elaborare un progetto di legge sulla libertà sindacale? Dico questo perché in questo momento nel Paese ci sono altri problemi seri inerenti il mondo del lavoro. A cominciare dalla disoccupazione fino alla chiusura di molte realtà aziendali e produttive. A mio parere il problema è che il provvedimento in questo momento ha spaccato in due parti il mondo del lavoro. A mio avviso invece si doveva ricercare una massima unità per un settore in forte sofferenza. Ho sempre ritenuto valido il concetto dell’erga omnes. Non basta cambiare faccia ma occorre cambiare anche i metodi. E invece mi pare che i metodi restino sempre gli stessi”.

Milena Gasperoni, Psd: “C’è chi dice che non è il momento. Io invece penso sia il momento più importante per calare un provvedimento di questo genere. Stiamo attraversando una fase di fortissima crisi economica e servono leggi chiare e trasparenti e ritengo ancora più necessario garantire l’efficacia erga omnes dei contratti. A mio avviso una manifestazione chiara dell’adesione a un contratto è una cosa estremamente importante. Questa manifestazione di adesione non deve limitarsi a un “like” come su Facebook ma serve un’adesione convinta consapevole degli effetti che ciò comporta. Io credo che avere un contratto collettivo unico non può che alzare le tutele nei confronti dei lavoratori”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “Sono una sostenitrice dell’erga omnes ma occorre fare alcune considerazioni. Come è stato possibile che in alcuni settori economici siano stati sottoscritti due contratti di lavoro validi per gli stessi lavoratori? Il ruolo della politica deve essere quello di mettere ordine nelle norme per renderle più chiare. A me interessa sapere come si sistemano le norme in una situazione di difficoltà occupazionale. In un ordine di priorità vedo prima la sistemazione delle leggi sullo sviluppo e solo successivamente la sistemazione delle leggi inerenti il mercato del lavoro. Io mi auguro che nel momento in cui si lavorerà sull’articolato sia possibile tenere in considerazione quello che è il ruolo della politica”.

Federico Pedini Amati, Indipendente: “La politica vuole entrare nel merito di una diatriba sindacale. E questo non va bene. Porre dei limiti per la costituzione di nuove associazioni sindacali (oggi servivano 500 iscritti domani ne serviranno 740) non va bene. Sono contrario al versamento obbligatorio dello 0,40. L’impostazione pre-ordinata è che il lavoratore paghi 0,40 e deve andarlo a togliere personalmente se non vuole pagarlo. L’impostazione dovrebbe essere l’opposto. L’addebito dello 0,40 deve partire su espressa richiesta del lavoratore e non in automatico al momento della sottoscrizione del contratto. Io ritengo che più rappresentatività sindacale c’è meglio è mentre il contratto di lavoro è bene che sia unico”.

Massimo Cenci, Ns: “Ci tengo a sottolineare l’importanza della libertà sindacale. Io sono tra quelli che ritengono che l’avvento del terzo sindacato sia un valore aggiunto. Sono d’accordo con quanto affermato dal consigliere Zanotti che ha detto: “ci rendiamo conto che esistono alcune questioni da mettere a posto. Diamoci del tempo per confrontarci maggiormente e togliere quei potenziali problemi che ci possono essere. Da questo punto di vista noi siamo d’accordo a patto che vengano però salvaguardati i principi che noi riteniamo importanti”.

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Cominciano a replicarsi le possibilità di applicazione del contratto. E’ un problema grave o no? La risposta è ‘si’. Non è che la politica si mette in questo agone per cercare di favorire l’uno piuttosto che l’altro, ma in realtà la politica deve garantire la chiarezza dei contratti e la tutela del lavoratore, rendendo comprensibile il sistema anche a chi guarda da fuori ed in particolare mi riferisco a possibili datori di lavoro. Non credo che sia bene che la frammentazione vinca anche nel mondo sindacale. A mio avviso questa legge favorirà il fatto che le parti restino al tavolo fino alla fine cercando soluzioni condivise”.

Manuel Ciavatta, Pdcs: “Ribadire la forza erga omnes del contratto è a mio avviso molto importante. Le associazioni sindacali oggi rappresentano 8 mila lavoratori. Chi ha già rappresentatività oggi ha una forza maggiore di chi non ce l’ha e vorrebbe averla. Quota associativa? Posso essere d’accordo anche io sul fatto che porre l’obbligo di legge di una quota associativa può essere problematico però va chiarito l’aspetto della quota servizi. Sulla rappresentatività sono d’accordo però che devono contare le associazioni realmente rappresentative. La legge cerca di favorire la disciplina tra i contratti ed è giusto che i contratti vengano sottoscritti da associazioni il più rappresentative possibile. Tutti devono continuare a essere al tavolo dei contratti perché questo è il massimo che la nostra società civile può dare ai lavoratori. Comitato Garante? Credo possa essere migliorato rispetto a come è stato pensato”.

Paride Andreoli, Ps: “Ringrazio il Segretario per il coraggio manifestato. In questi mesi non si è neppure sottratto al confronto con le parti sociali e con il resto dell’Aula. E’ un provvedimento molto contrastato: da una parte i forti, dall’altra i più deboli. Noi siamo qui per definire un provvedimento che possa rappresentare tutte le parti. Il gruppo socialista sull’efficacia erga omnes dei contratti è d’accordo e appoggia l’articolato. Bisogna mettere ordine attraverso le norme e i provvedimenti legislativi e ciò può rappresentare una positività. Il nostro Paese necessità di interventi forti, puntuali e concreti per attirare nuovi investitori sul territorio”.

Andrea Zafferani, C10: “C’è necessità di confrontarsi ulteriormente su una legge che riconosco come importante. E’ uno degli aspetti centrali per il Paese, ma non è una questione prioritaria, darei prevalenza alla riforma del mercato del lavoro. Non significa che è una legge non importante, ma richiede molto confronto, che fino a ora, almeno con l’Aula, non c’è stato. Sull’erga omnes ci crediamo, il modello oggi esistente ha delle falle. Un giudice interpellato, fra due o più contratti, potrebbe costruire un contratto di lavoro nuovo prendendo clausola per clausola i contenuti più vantaggiosi per il lavoratore. Non è mai successo finora. Sugli iscritti dico una cosa veloce. Non mi piace la centralità data alle iscrizioni, a parte al momento del riconoscimento giuridico. Legare il finanziamento e la possibilità di fare contratti agli iscritti mi pare sbagliato. Oggi tanti si iscrivono al sindacato perché offrono sconti e convenzioni interessanti, e organizzano gite piacevoli. Lo possiamo ammettere, penso. Non neghiamolo. C’è una crisi di rappresentanza reale. Sul finanziamento lo 0.40 va tolto, dovrebbe essere libero, invece c’è un meccanismo di silenzio assenso. Lo Stato dovrebbe dare un contributo minimo per permettere ai sindacati di operare. Lo Stato dia, come per i partiti, non soldi ma una base minima di servizi come sede e funzionari. In questo modo lo 0,40% potrebbe essere dato con un meccanismo di assenso reale. In questa legge serve la previsione di rotazione di incarichi dirigenziali”.

Matteo Zeppa, Rete: “Non ritengo questa legge basilare. Parto dai dati. I disoccupati totali a ottobre 2015 sono 1.542, aumentati da ottobre 2014. Il numero delle imprese nel 2012 era 5.307, nel 2013 era 5.184, nel 2014 era 5.080, nel 2015 è 5.215. Quindi nel 2015 c’è stato un aumento, ma inferiore rispetto all’inizio della legislatura. La legge è stata fatta per un uso corporativo per i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali. Questa legge mette in difficoltà le piccole realtà, magari con idee alternative, che non possono avere la stessa credibilità di chi ha invece un monopolio corporativo. Il rischio della legge è quello di creare una situazione in cui si vanno a prendere i lavoratori non iscritti solo per rinforzare i numeri, per cui si possono fare monopoli sui contratti collettivi. Il problema qui è del lavoro. I numeri che ho elencato li conoscete. Avete speso tempo per fare una legge sulla rappresentanza quando manca il lavoro. Lo hanno detto anche nella maggioranza. Ben venga la frammentazione sindacale, è sintomo di democrazia. Si corre il rischio di impedire la nascita di idee in questo Paese”.

Iro Belluzzi, Segretario di Stato al Lavoro: “Anche il governo sta tentando di portare lavoro. Il movimento di Zeppa contrasta con un progetto che potrebbe portare occupazione. Non comprendo la sua preoccupazione, non coincide con la posizione sul Polo del Lusso. Considero la frammentazione un elemento di fragilità, spesso porta a una non visione comune e non velocità nella realizzazione dei progetti. Non è stato compresa da tutti la portata della legge, si confonde la libertà sindacale con la rappresentatività. La legge affronta l’erga omnes e come arrivare alla contrattazione per avere un tavolo dal quale esca un contratto con validità di erga omnes, cercando di eliminare il rischio che per alcuni settori ci siano più contratti, che è un elemento di non attrattività verso il sistema. La legge rafforza la libertà sindacale. In democrazia sono le maggioranze a definire le linee con cui andare avanti. Il governo riconosce al sindacato un certo valore, assieme alle associazioni datoriali vengono considerate un elemento fondamenta perché il Paese possa evolversi.

Ho fatto una visita a Ginevra all’OIL prima di portare in prima lettura la norma, perché non rischiassi di introdurre una norma che potesse confliggere con quelle considerate a livello internazionale le libertà nel mondo industriale. Organizzerò un incontro fra le parti sociali, le associazioni datoriali e i funzionari dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Occorrono norme certe perché si possa dare chiarezza e invogliare chi vuole fare un percorso imprenditoriale nel nostro territorio. In vista della legge di riforma del mercato del lavoro dico che definire chi è maggiormente rappresentativo è essenziale. Non condivido l’intervento di Roberto Ciavatta, come quello di chi ha indicato la necessità di rivedere il finanziamento dei sindacati. Maggioranza e governo vogliono eliminare ogni fattore di iniquità. Un lavoratore che lavora per un’azienda ridotta non può avere meno o più tutele di chi opera in settori più ampi. Le condizioni devono essere sempre più omogenee per cittadini e lavoratori, nell’amministrazione pubblica e nel mondo privato”.

Comma 14. Progetto di legge di iniziativa legislativa popolare “Modalità paritaria di trasmissione del cognome”/esame dell’articolato interrotto all’articolo 6.

Anna Maria Muccioli, Pdcs, legge la relazione unica: “La proposta di legge intende far sì che anche San Marino si adegui a quanto già esiste in numerosi Stati europei. Con questa proposta di legge si stabilisce la possibilità di trasmissione del cognome per via materna, paterna o congiunta. Con questa innovazione normativa si intende eliminare una delle rimanenti barriere che impediscono una compiuta parità di genere nella struttura giuridica del Paese. La trasmissione del cognome in via materna rappresenta infatti un aspetto simbolico non secondario sulla strada di una equilibrata società che renda tutti gli individui portatori degli stessi diritti. Con questo provvedimento si potranno mantenere vivi molti cognomi storici sammarinesi che stanno scomparendo per via della normativa vigente che permette la trasmissione solo per linea paterna. Con questo provvedimento si permetterà al momento della registrazione del neonato allo stato civile che i genitori possano di comune accordo scegliere quel cognome attribuito al neonato: il cognome del padre, della madre o di entrambi in ordine alfabetico”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato Affari interni e Giustizia: “E’ un Pdl di iniziativa popolare che mira a introdurre parità e libertà di scelta nel cognome dei figli. Ad oggi il cognome è di linea paterna e ciò limita la libertà di scelta dei genitori. Per questo motivo si è fatto un serio confronto sul progetto di legge di iniziativa popolare, proficuo, con tutte le forze politiche presenti in Commissione, rispetto il testo iniziale in prima lettura si è convenuto a maggioranza su alcune modifiche. Per la sua piena attuazione dovremo attuare quanto prima un regolamento sugli aspetti tecnici che come segreteria di Stato siamo impegnati a predisporre ancora prima del termine dei 90 giorni fissati nella legge.

Il provvedimento consente di recepire una norma nel nostro ordinamento nell’ottica del rispetto dei diritti e della person. Un grazie a tutte le forze presenti alla signora Vanessa Muratori che si è resa disponibile a trovare un punto di mediazione, raggiunto in Commissione consiliare”.

Michele Muratori, Psd: “Intervengo per ringraziare la proponente del progetto di legge. Il Psd approva pienamente la sua approvazione riconoscendo in questo provvedimento un notevole passo avanti rispetto alla precedente legislazione che limita la parità dei sessi e soprattutto la libertà”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Rispetto la proposta iniziale del proponente sono state fatte delle modifiche, grazie alla segreteria di Stato per la Giustizia che ha consentito un ampio confronto che ha portato poi ad un testo finale migliorativo, in grado di dare una risposta importante alla richiesta della società civile e degli organismi internazionali. Si è modificata la legge di diritto famiglia, dando possibilità di dare anche il cognome della madre in caso di accordo dei genitori”.

Francesca Michelotti, Su: “Rivolgo ringraziamento di cuore a Vanessa Muratori e a tutti i firmatari del progetto di legge che mette in luce questa carenza normativa del nostro ordinamento. La nostra carta dei diritti recita l’uguaglianza dei diritti dei coniugi rispetto al nome che è un elemento costitutivo della propria identità. Questa norma, in modo molto faticoso ma anche molto collaborativo, è stata discussa in commissione. Si pone in evidente contrasto con l’ordine patriarcale che nei secoli ha subordinato il ruolo donna e contribuito alla sua discriminazione nel contesto sociale”.

Franco Santi, C10: “Il voto sarà favorevole per i risultati ottenuti. Mi auguro si vada avanti sulla spinta delle indicazioni dell’Ecri e di altri organismi d’Europa che consentano al Paese di fare passi in avanti per altre situazioni imbrigliate che nulla hanno a che vedere con il mondo di oggi”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “Esprimo sostegno convinto a questo Pdl che finalmente mette sullo stesso livello diritti di uomini e donne. Sentire parlare di compromesso, come fatto da Cardelli, riduce quello che è un grande risultato”.

Mimma Zavoli, C10: “Questo Pdl rappresenta nella sua semplicità una proposizione rivoluzionaria. Ha trovato consenso tra forze politiche che hanno visione diversa sulla parità dei diritti e sulla famiglia. Mi compiaccio si sia trovato un punto comune di confronto per una volta, che non riguardi economia e finanza, ma il punto fondamentale dei diritti delle persone”.

Gloria Zafferani, Rete: “Questo progetto è in linea con le indicazioni formulate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, suo obiettivo è quello di attribuire finalmente cognome materno al figli. Venerdì scorso, per il progetto contro la violenza sulle donne, si è trovato il sostegno di tutte l’Aula. Credo che il primo metodo di prevenzione al rispetto della parità di genere siano proprio le leggi e con queste si potrebbe iniziare per esempio a togliere riferimenti strettamente patriarcali. Cito come esempio che nella dichiarazione di famiglia si nomina ancora il padre come capofamiglia”.

Paride Andreoli, Ps: “In Commissione alcuni si sono astenuti, il gruppo socialista accoglie favorevolmente il provvedimento, ne diamo un giudizio positivo, dichiaro voto favorevole del Ps”.

Milena Gasperoni, Psd: “Ringrazio la proponente e i firmatari, riusciamo a iniziare così il percorso verso la parità di genere. E’ sempre molto difficile riconoscere la pienezza dei diritti”.

Mariella Mularoni, Pdcs: “Il Progetto di legge è stato condiviso da quasi tutte le forze politiche. Il testo licenziato in commissione è un ottimo passo in avanti rispetto alla legislazione attuale. L’esclusività della successione del cognome paterno è fortemente discriminatoria nei confronti della donna. Ora questo provvedimento renderà più moderno il nostro Paese”.

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