Home NotizieMondo Caldoro, ex Presidente della Regione Campania, a Mix24 su Radio 24

Caldoro, ex Presidente della Regione Campania, a Mix24 su Radio 24

da Redazione

“Siamo, come si vede dai dati, la Regione che ha tagliato maggiormente la spesa corrente, il colesterolo cattivo, però mi permetta di dire che è arrivato il momento di superare l’attuale regionalismo e di sciogliere le Regioni”. Così l’ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24.

“Costruiamo delle macro-regioni che facciano solo programmazione come è giusto che sia e lasciamo allo stato e ai poteri centrali l’energia, le infrastrutture e anche la sanità dico io, e poi il resto lo fanno i comuni”. Intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro lancia una proposta: “Ci vuole un ente di programmazione intermedio – Io dico massimo 6 macro-regioni, di 10 milioni di abitanti che abbiano competenza di programmazione e pianificazione, in poche parole che non gestiscano risorse, la cosiddetta spesa corrente”.

“Noi abbiamo una Costituzione – che abbiamo ancora tutti difeso – che parla di diritti costituzionali che sono sanità, mobilità, sicurezza, istruzione; noi siamo l’unico Paese che poi paradossalmente questi diritti non li garantisce sul piano nazionale, c’è una differenza tra Nord e Sud enorme. E Le Regioni l’hanno aggravata”. Così l’ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. Minoli ricorda che 11 Regioni su 20 hanno seri problemi di cassa, ad eccezione del Piemonte sono tutte del centro-sud: “Problemi di cassa non ne hanno soprattutto Lombardia e Veneto – spiega Caldoro – tutti gli altri hanno grandi situazioni di disavanzo e debitorie. Ma dove si ripercuote poi questo problema finanziario – se no sembra una questione regionieristica – si ripercuote sui diritti costituzionali che dicevo prima, cioè su quello che le Regioni devono garantire, cioè sanità, sicurezza, in parte perché quella è statale, e soprattutto asili nido e sociale”.

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