Home NotizieSan Marino Fondiss, molte responsabilità alla base dei bassi rendimenti delle risorse

Fondiss, molte responsabilità alla base dei bassi rendimenti delle risorse

da Redazione

Banca Centrale ha giocato un ruolo non positivo. Il referendum del 25 maggio ha lasciato un vuoto normativo, cancellando la possibilità di ricercare nel mercato finanziario le migliori soluzioni in termini di rendimenti e garanzie per i lavoratori.

 

SAN MARINO – La lettera recentemente inviata dal Comitato Amministratore di Fondiss ai lavoratori che aderiscono alla previdenza complementare, lettera che riporta anche le posizioni individuali maturate, ha contribuito a riaccendere pubblicamente l’attenzione sull’impiego delle risorse del secondo pilastro previdenziale e, di conseguenza, sul problema della scarsa redditività delle stesse risorse di Fondiss. A monte di questa situazione, vi è anche una anomala e del tutto impropria sovrapposizione di ruoli: a Banca Centrale è stato assegnato, al tempo stesso, sia la funzione di Banca depositaria che di soggetto controllore, con tutte le contraddizioni che ciò comporta. Oltre a ciò Banca Centrale ci ha messo del suo, frapponendo tutta una serie di ritardi, resistenze e ostacoli rispetto ad una gestione efficiente e produttiva delle risorse.

Le risorse del 2012 e del 2013 sono state depositate presso la stessa Banca Centrale, che ha riconosciuto una redditività del tutto irrisoria e insignificante, equiparando in maniera impropria il trattamento del fondo pensionistico integrativo Fondiss a quello ordinario della Pubblica Amministrazione. La situazione, dopo due anni di ritardi, si è finalmente sbloccata tra ottobre e novembre 2013 con l’approvazione da parte del Consiglio Grande e Generale del regolamento di Fondiss e con l’entrata in operatività del service amministrativo, senza il quale non è possibile provvedere al calcolo della “quota” dei singoli aderenti. Prima di ciò Banca Centrale aveva impedito a Fondiss di procedere con gli investimenti divenuti operativi dagli inizi del 2014.

Tuttavia, con il 2014 la gestione finanziaria di FONDISS si è dovuta comunque limitare, su indicazione vincolante di Banca Centrale, all’accensione di depositi a termine presso le banche sammarinesi. Queste sono state selezionate da Fondiss sulla base degli indici di bilancio relativi alla loro rischiosità e stabilità finanziaria, nonché alla redditività offerta sui depositi. Come puntualizzato anche nel comunicato diramato dal Comitato Amministratore di Fondiss, solo nel 2014 lo stesso Comitato ha potuto investire le risorse in depositi a termine presso le banche sammarinesi, che hanno consentito rendimenti fruttiferi in linea con la redditività dei fondi pensionistici.

Nel complesso, la gestione di Banca Centrale non è stata affatto soddisfacente; oltre a ciò, in questa situazione si sconta anche il vuoto normativo creatosi a seguito del referendum abrogativo del 25 maggio scorso. A questo proposito, l’esito del referendum, nel cancellare la possibilità di allargare a soggetti dell’Unione Europea e a intermediari specializzati la gestione delle risorse del secondo pilastro previdenziale – allargamento che è anche garanzia di maggiore professionalità e abbassamento dei costi di gestione – a sua volta ha indebolito fortemente la possibilità di Fondiss di ricercare le migliori soluzioni attraverso la limitazione e diversificazione dei rischi finanziari. Detto ciò, riteniamo che lo stesso referendum sia stato uno strumento che di fatto, in maniera più o meno consapevole, ha finito per rispondere a logiche legate ad interessi delle banche sammarinese, piuttosto che perseguire i migliori vantaggi e le più elevate tutele per le risorse dei lavoratori, cosa che si rende possibile solo ponendosi sul ben più vasto e articolato mercato finanziario.

In tutto ciò, anche il Congresso di Stato ha delle gravi responsabilità. A fronte della tempestiva richiesta della CSU di avviare il confronto per trovare soluzioni efficaci per superare l’empasse conseguente al risultato referendario per garantire la massima tutela delle risorse dei lavoratori assicurati, e in particolare per superare il vuoto normativo che si è creato, non si è nemmeno degnato di rispondere. Al Congresso di Stato rivolgiamo quindi un nuovo pressante appello affinché si renda finalmente disponibile ad affrontare la problematica, avviando il necessario confronto, senza accumulare altri ingiustificati ritardi che potrebbero risultare fatali per le sorti dell’intero impianto di Fondiss.

Da parte nostra riteniamo che il secondo pilastro previdenziale, così come disegnato a San Marino, resti un intervento, seppur di portata limitata, di notevole modernità e vantaggio per i lavoratori; prevede infatti che il contributo del lavoratore, partito dallo 0,50% per arrivare al 2% nel 2018 (attualmente è dell’1%), viene automaticamente raddoppiato per effetto del versamento equivalente del datore di lavoro. Anche nella circolare dei giorni scorsi è chiaramente indicato che a fronte del versamento del lavoratore viene corrisposto l’equivalente importo versato dal datore di lavoro. Anche rispetto a tali aspetti specifici contenuti nelle lettere arrivate ai lavoratori, la CSU è disponibile a fornire le informazioni tecniche necessarie.

 

CSU

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